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Sciopero della pasta, supermercati e pakistani

di Zanarini Manuel - 14/09/2007

 

 

Oggi, 13 Settembre, le associazioni dei consumatori hanno indetto lo sciopero della pasta per protestare contro il rincaro dei prodotti alimentari.

Bisogna dire che nell’ultimo anno si sono registrati aumenti folli: 80% sul mais e 50% sul grano, tanto per fare degli esempi, e non credo si possa essere ottimisti se la Siria ha bloccato l’export del grano, il Canada non ne venderà fino a Novembre e l'Australia  ha visto ridurre notevolmente la produzione. A cosa sono dovuti questi rialzi dei prezzi? I fattori sono molteplici, ma credo che i principali siano la speculazione finanziaria in corso sui beni di origine contadina e l’assurda filiera che collega il produttore ed il consumatore finale.

Infatti la banca americana Goldman Sachs, principale sostenitrice della campagna elettorali di Prodi, ha consigliato ai propri assistiti di investire massicciamente sui prodotti agricoli (zucchero, mais, grano, caffè,ecc.), visto che difficilmente potranno subire le crisi degli altri prodotti, essendo di prima necessità, tanto che si prevede un aumento dei costi dello zucchero fino a due volte quello attuale nel giro di un anno. Vista la situazione, siamo sicuri che l’attuale penuria di materia prima sia proprio “naturale”? E’ quasi certo che in molti paesi produttori vi siano stati incentivi a passare a colture diverse dal grano, facendone così lievitare i prezzi.

Ma qua la questione si fa interessante, è possibile che una nazione che consuma la pasta come l’Italia debba dipendere dal grano dell’Australia, della Siria o degli Stati Uniti?

Ecco, qua emerge l’assurdità in cui si trova il mercato alimentare italiano e non. Ormai ciò che arriva sulla nostra tavola non ha nulla a che vedere con ciò che nel nostro paese tradizionalmente cresce o viene allevato. Alcuni esempi sono clamorosi, ancor più del grano. Mentre nel Sud Italia c’è un problema occupazionale noi mangiamo pomodori e arance provenienti da Israele. Ma sul mercato degli agrumi è emerso un dato curioso, sapete qual è il primo paese esportatore di arance? L’Olanda! Ma come, nei Paesi Bassi crescono così tanti agrumi? No, il fatto è che oggi il mercato è gestito da grandi gruppi di distribuzione, i quali necessitano di infrastrutture per lo stoccaggio e per il commercio internazionale, e il paese dei tulipani in questo è sempre stato all’avanguardia. Ma questo ovviamente ha un costo. Chi lo paga? Ovviamente il consumatore finale!

Inoltre, abbiamo l’ingresso in campo delle multinazionali. Se qualcuno di voi è appassionato di musica avrà qualche prodotto della Basf in casa. Bene, se vi sentite affezionati a questa marca presto potrete anche mangiare la “patata Basf”. Infatti a breve la Commissione Europea, che peraltro ha già espresso parere favorevole, dovrà ufficialmente votare l’autorizzazione da parte della succitata multinazionale alla coltivazione ed alla trasformazione in amido per uso industriale di una varietà di patate geneticamente modificata,il cui nome è EH92-527-1. Va segnalato che l’Autorità Europea per i medicinali (EMEA), basandosi su una relazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha stabilito che essa contiene un gene marcatore resistente a due antibiotici. Così va la vita, le multinazionali comandano e Bruxelles si mette sugli attenti.

Altri soggetti coinvolti nello stabilire i prezzi dei prodotti alimentari sono i super ed iper mercati.

Prendiamo il caso italiano. Nel Bel Paese sono solo 5 i gruppi che controllano questo mercato: COOP, CARREFOUR, CONAD, RINASCENTE-AUCHAN  ed ESSELUNGA. Questi gestendo la grande distribuzione hanno di fatto ucciso il piccolo-medio negoziante, strangolato dalla loro potenza sia pubblicitaria (enormi budget per campagne nazionali) sia di prezzo, potendo contare sulla quantità degli acquisti e su pagamenti ultra-dilazionati, e il piccolo produttore, vengono infatti prodotti beni in paesi poverissimi pagandoli pochi spicci (basti pensare alle aziende latticine costrette a chiudere perché ormai i prodotti vengono comprati a prezzi stracciati in paesi come Haiti).

Ma non solo, sono andati ad incidere sulla qualità dei prodotti che quotidianamente acquistiamo.

Basti pensare che un’azienda, la I.F.F.(International Flavour & Fragrances), è specializzata nel dare ai cibi gli aromi. Per capirci, se lo yogurt sa di fragola è perché questi signori immettono delle sostanza chimiche che gli da quell’aroma, attraverso studi di reologia (studio dei flussi e delle deformazioni dei materiali). Infatti se un prodotto fosse fresco non ne avrebbe bisogno, ma è evidente che la produzione di massa necessita di qualche piccolo trucchetto.

Per non parlare di come le grandi case raggirano noi sprovveduti consumatori. Qualche esempio? Tutti sappiamo che sui prodotti in vendita troviamo la Scheda Nutrizionale Informativa. Bene, nella migliore delle ipotesi è falsa. Ci sono alcuni accorgimenti che vengono usati in materia: falsare la quantità reale dei prodotti dannosi( lo zucchero diviso in saccarosio, fruttosio, destrosio) in modo che non compaiano tra i primi e quindi siano meno visibili; alcuni ingredienti pericolosissimi vengono nascosti dietro nomi rassicuranti, il “pacifico” nitrito di sodio (conservante E250) provoca tumori al cervello, cancro al pancreas, ecc; non vengono, possibilità prevista per legge, indicati gli inquinanti chimici ed altre sostanze tossiche; vengono falsate le proporzioni tra ingredienti nocivi e porzioni al'interno di una cofezione, per esempio in una confezione di 30 biscotti con lo 0,5 grammi di acidi grassi per uno (considerati  così come senza grassi)  viene considerara ogni porzione composta da 1 biscotto,così si può scrivere sulla confezione “senza grassi” ma in realtà vendo un prodotto con 15 grammi di acidi grassi…una dose enorme!

Ma tutto questo è possibile solo grazie alla disattenzione del consumatore sprovveduto? Direi di no! La colpa è del sistema di crescita economica, che ci impone ipermercati sempre più "iper",tanto che ormai siamo arrivati ai distretti commerciali, rioni interi dove si trova dall’alimentare al cinema passando dagli arredamenti e dalla palestra. Qua siamo studiati costantemente, attraverso videocamere e studi comportamentali, al fine di farci acquistare beni quasi del tutto inutili, dannosi, che portano enormi guadagni alle multinazionali proprietarie e che devastano il tessuto economico e sociale del paese in cui viviamo.

Ma la cosa più incredibile è che non si trova traccia nei mass-media di questi problemi, forse perché è meglio dare la colpa al cinese o al pakistano che ha aperto il negozietto all’angolo…magari mentre si mangia un bel hamburger da Mc Donald’s.

 

 

Per approfondimenti: “ Schiavi del supermercato “ di Di Bari e Pipitone.

Per acquistare il libro inviare una mail a: anchesetuttinoino18@libero.it

 

 

Manuel