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Oltre un milione le vittime civili della guerra in Iraq, dice un nuovo studio

di Ornella Sangiovanni - 15/09/2007


Le vittime civili della guerra in Iraq hanno ormai superato il milione. Questi i risultati di un nuovo studio condotto da un istituto di rilevazione britannico.

Secondo l’ORB, che ha già fatto diversi sondaggi sull’opinione pubblica irachena dal 2005, il totale dei morti civili in oltre quattro anni di guerra è di oltre 1,2 milioni: un dato a cui l’istituto è arrivato tramite un’indagine su un campione di 1.461 iracheni sopra i 18 anni.

Il risultato deriva da una estrapolazione, spiega l’ORB. Agli intervistati è stato chiesto quanti membri della propria famiglia – che vivono sotto lo stesso tetto - fossero morti in conseguenza di cause violente dal 2003. Dalle risposte, sulla base di un calcolo che stima il numero delle famiglie irachene in 4.050.597, si è arrivati alla cifra di 1.220.580, che all’istituto definiscono ragionevole.

I dati di questo nuovo studio arrivano nel momento in cui le forze armate Usa stanno cercando di ribattere alle accuse secondo le quali starebbero tentando di minimizzare il numero delle vittime civili in Iraq per far sembrare che la nuova strategia – basata sull’aumento delle truppe statunitensi a Baghdad e nella provincia di al Anbar, nell’ovest del Paese - stia facendo progressi.

Secondo le fonti militari Usa, da quando è iniziata la nuova strategia, chiamata “surge”, nel febbraio scorso, le vittime civili della violenza confessionale sarebbero diminuite di oltre il 55%. E tuttavia non sono stati forniti numeri specifici a sostegno di questa affermazione.

Né le forze Usa né il governo di Baghdad forniscono dati completi sul numero dei morti civili in Iraq, ma criticano regolarmente le organizzazioni indipendenti, accusandole di esagerare di molto le stime delle vittime civili.

Secondo la rilevazione dell’ORB, condotta dal 12 al 19 agosto scorso, a Baghdad quasi una famiglia su due ha perso almeno uno dei suoi membri per cause violente collegate alla guerra e all’occupazione, un dato molto più alto di qualunque altra parte del Paese. Subito dopo vengono le province di Diyala (con il 42%) e Ninive (35%).

A livello nazionale, il 22% delle famiglie ha avuto almeno un morto.

Il 48% delle vittime sono state uccise a colpi di arma da fuoco, mentre le autobomba sono state la causa della morte del 20%. Il 9% è stato ucciso da bombardamenti aerei, mentre il 6% è stato vittima di incidenti, e un altro 6% di esplosioni di altro tipo.

Le rilevazioni sono state condotte in 15 delle 18 province irachene.

Quelle di al Anbar e di Karbala non sono state incluse per motivi di sicurezza. Quella di Erbil, nella regione autonoma kurda del nord Iraq, è stata esclusa perché le autorità locali hanno rifiutato il permesso al team iracheno incaricato di raccogliere i dati.

Lo studio fatto dall’istituto britannico ha un margine di errore del 2,4 per cento.

Si tratta della stima più alta fornita a oggi del numero delle vittime civili della guerra in Iraq, e l’ORB ha sottolineato che il bilancio supera quello del genocidio in Ruanda del 1994, dove i morti furono 800.000.