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La teocrazia americana. I pericoli e gli orientamenti politici connessi a radicalismo religioso

di Antonio Gurnari - 17/09/2007

 

 

Kevin Phillips, La teocrazia americana. I pericoli e gli orientamenti politici connessi a radicalismo religioso, petrolio e indebitamento nel xxi secolo, tr. it., Garzanti, Milano, 2007, pp. 606, “Saggi”. [Ed. or.: American theocracy. The peril and politics of radical religion, oil, and borrowed money in the 21th century, Viking press, New York, n.y., 2006.]

 

Non certo un libro d’occasione. L’autore esamina i tre ambiti contenuti nel titolo ¾ fondamentalismo religioso, vicende petrolifere e vicende del debito ¾ con grande dovizia di particolari e di supporti documentali nella situazione complessiva in cui versano gli Stati uniti a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo. Correla inoltre tutto ciò con quanto accadde ad altre potenze egemoniche mondiali (Roma, Olanda, Spagna e Regno unito), per ravvisarvi elementi di analogia e differenza circa stadi ed esiti, e, soprattutto, i fattori ricorrenti, gli invarianti, che determinarono sia l’ascesa che il declino di tali potenze. Il tutto, con l’obiettivo ¾ da elettore repubblicano disilluso e pentito quale Phillips si dichiara ¾ di mostrare i pericoli che l’egemonia statunitense sta correndo, quali ne sono i fattori causativi, e, pertanto, ove la politica e l’opinione pubblica se ne persuadessero, per adottare le scelte più appropriate a tutela degli interessi nazionali.

Gli aspetti più originali del poderoso studio phillipsiano sono la focalizzazione dell’arcipelago delle confessioni religiose ‘fondamentaliste’ e del ruolo da esse svolte nel determinare il clima ideologico prevalente in virtù dei loro valori arcaici e reazionari, della loro capacità di proselitismo e diffusione ben al di là della originaria area di insediamento (dagli stati del sud, la c.d. ‘sun belt’, a una più vasta area, in espansione, la c.d. ‘bible belt’), del loro rapporto non solo privilegiato ma condizionante nei confronti del partito repubblicano, soprattutto in materia di politiche sociali, energetiche e ambientali all’interno, e di politica estera (tutte informate da una visione irreale delle cose, se non addirittura ostile o indifferente rispetto a quelle scelte e iniziative che, senso della realtà e senso pratico, richiederebbero).

Ne esce un quadro che suscita un gamma di reazioni che va dalla meraviglia (il ‘disilluminismo’ montante) alla sincera preoccupazione (tenuto conto che gli Stati uniti sono, fra tutti i ‘detornatori’ del sistema, quello che ha le caratteristiche per fare scattare gli effetti sicuramente a maggiore ricaduta quanti-qualitativa).

L’altro aspetto di grande rilievo è quello che Phillips denomina la  ‘f i n a n z i a l i z z a z i o n e’ dell’economia statunitense (il ‘complesso finanziario / credito-debito’). Attraverso una analitica ricostruzione di questo processo e sistema, l’autore mostra come e perché tale forma di economia si sia affermata, sia diventata egemonica all’interno del paese, e come, in atto, gli interessi finanziario-creditizi siano ciò che regima le politiche economiche, fiscali e monetarie degli Stati uniti.

Questa ricostruzione conferma, da una angolatura sicuramente non sospetta di antiamericanismo, quanto si era rilevato dalla ricostruzione dei comportamenti economici degli Stati uniti agli inizi del nuovo secolo da parte di Pr. Sh. Jha ne Il caos prossimo venturo: gli Stati uniti non hanno un progetto  n a z i o n a l e, ma, nelle loro scelte ‘a stelle e strisce’, sono orientati e operano piuttosto come una ‘agenzia’ (‘comitato d’affari’) degli interessi finanziari. Per effetto della prevalenza di questo tipo di interessi gli Stati uniti hanno aperto sempre più e più pervicacemente le frontiere proprie e altrui ¾ anche dopo avere perso il predominio economico già nell’ultimo quarto del novecento ¾ , con l’effetto, osserva contrariato e preoccupato l’autore, di deindustrializzarsi, consegnarsi come debitori agli acquirenti esteri di buoni del tesoro federale e di azioni delle società nazionali, generare ingenti livelli di disoccupazione e occupazione precaria, di fare decrescere i redditi della maggior parte della popolazione e determinare una polarizzazione di ricchezze senza precedenti nella storia del paese. Un libro sicuramente illuminante, da consultare e utilizzare in qualunque riflessione sullo stato e i possibili prossimi percorsi degli Stati uniti.