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La realtà dell’anima e la fisica quantistica

di FABIO MARCHESI - 17/09/2007

Tutto il programma  del secondo convegno "la scienza incontra lo spirito" - sessualità e spirirualità

 

Io sono un inventore, per cui sono attratto e affascinato da tutto ciò che è nuovo. Ho una repulsione spontanea verso le cose vecchie. Tutte le volte che incontro qualcuno che ha il coraggio di dire qualcosa che esce anche un pochino dagli schemi… per me è una grande gioia. Se poi siamo in un contesto in cui comunque si parla di medicina, allora la cosa è per me sempre molto interessante.
Che cos’è la medicina? La medicina è un settore della conoscenza che dovrebbe occuparsi delle malattie dell’uomo. Dovrebbe
preoccuparsi di debellare, se vogliamo, le malattie dall’uomo.
Il problema qual è? Il problema nasce da un conflitto di interessi, nel senso che la medicina è comunque fatta da aziende che
devono tutto il loro potere e tutta la loro ricchezza alla malattia. Questo è un paradosso: la medicina, in teoria, non ha alcun interesse ad avere una popolazione sana. Immaginiamo che domani ci fosse qualcuno che si inventa qualcosa grazie alla quale tutti guariscono, istantaneamente, da qualsiasi malattia possano avere. Sarebbe la più grave crisi economica mondiale che

l’essere umano abbia mai affrontato in tutta la sua storia. E questo perché? Perché comunque la medicina ha dietro persone, società, aziende. Le industrie farmaceutiche pagano le tasse, hanno dipendenti, fanno pubblicità…
Il titolo di questo Convegno è “La Scienza incontra lo Spirito”. A questo riguardo nel 2000 ho scritto un libro, “La Fisica
dell’Anima”, che mi ha portato, tra le altre cose, ad essere definito un “eretico”. Per me essere considerato un “eretico” è un complimento…
Quando parlo di Anima, automaticamente, in funzione di quali sono gli interlocutori, perdo in genere totalmente di credibilità; se
invece di Anima, parlo di Campo di Informazioni non locali, già cambia qualcosa.
Quando si pronuncia il termine “Anima” si entra in genere in un campo, quello della  Spiritualità che fa paura, fa paura
soprattutto a chi si definisce “uomo di Scienza”. Il titolo del Convegno, dicevo, qual è? “La Scienza incontra lo Spirito”. Ma la Scienza ha fatto di tutto, dalle sue origini, per evitare di confrontarsi con lo Spirito. Ha fatto l’inimmaginabile.
La prima precisazione che vorrei fare è che quando si parla di Spiritualità, non si deve pensare che essere “Spirituali” significa
confessarsi, andare in Chiesa la domenica mattina e fare la comunione. La Spiritualità è una cosa profondamente diversa. Le Chiese, le Religioni sono una cosa. La Spiritualità è un’altra cosa e può essere vissuta in modo autentico indipendentemente da esse.
Però se noi chiediamo all’uomo Spirituale da dove ha avuto origine tutto quello che esiste, qual è la risposta? Diciamo che a
seconda del Dio, della Chiesa o della Religione in cui crede, ognuno farà riferimento al suo Dio, alla sua Chiesa, però la sostanza è che crede in qualcuno/qualcosa di superiore che ha creato tutto.
Se noi chiediamo ad un uomo di Scienza, che per definizione dovrebbe essere ateo, come ha avuto origine tutto, che cosa
dice? Rifiuta ovviamente l’esistenza di un qualsiasi Dio, parla di una realtà priva di spazio, priva di tempo, priva di energia, priva di materia. Una realtà così è una cosa che non si riesce nemmeno a immaginare; una realtà in cui non c’è assolutamente niente... Uno si immagina uno spazio vuoto, ma non c’è neanche lo spazio. Quindi una realtà priva di spazio, di energia, di tempo, di materia dalla quale, grazie ad una “fluttuazione quantistica” chiamata poi “big bang”, ha avuto origine tutto.
Se parlo di una cosa e la chiamo Anima, si può pensare anche ad angeli, etc. Se parlo di un Campo di Informazione pura non
locale, ci si chiede: “che cosa è?”. Se l’origine di tutto la si chiama “big bang” o creazione da parte di Dio, può cambiare la parola, ma il concetto è lo stesso. Ci vuole sicuramente una grande fantasia per poter pensare che una realtà priva di spazio, di tempo, di energia, di materia, così… per caso… da una “fluttuazione quantistica”… non ha avuto origine un fotone… no… ha

avuto origine tutto lo spazio, tutto il tempo, tutta l’energia, tutta la materia che esiste nell’Universo.
Credere in questo richiede un grande atto di fede.
Ma gli uomini di Scienza sono sempre stati così disperatamente alla ricerca di un’origine non Spirituale, non divina della realtà,
che sono stati capaci di inventarsi cose assurde, prive di qualsiasi fondamento di logica e inaccettabili da un punto di vista razionale.
Io credo inaccettabile ritenere che tutto abbia avuto origine da ciò che scientificamente è stato definito il “big bang”.
Tutti avete sentito parlare del principio di conservazione dell’energia. Un caposaldo della conoscenza scientifica. Dice che
nell’Universo nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
Prendiamo un libro di Scienza. Da un parte ci dice che l’Universo ha avuto origine dal nulla. Dal nulla ha avuto origine il tutto…
giri pagina: nell’Universo nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Non è uno il paradosso dell’altro? Non è uno la negazione dell’altro? E come la risolviamo questa cosa? Facciamo iniziare il tempo dopo il “big bang”, cioè concentriamo tutti i miracoli possibili e immaginabili al di fuori del tempo in modo che poi ci possiamo permettere il lusso di non credere più a nessun

miracolo, e riuscire in questo modo a giustificare l’esistenza di tutto.
C’è un grandissimo scienziato, Ilya Prigogine, che per riuscire a giustificare la presenza della vita nell’Universo senza negare
l’entropia (il Secondo Principio della Termodinamica secondo il quale, in sostanza, non sarebbe razionalmente possibile) si è

inventato le “strutture dissipative” grazie alle quali ha ottenuto il Nobel nel 1977.
Il problema dello scienziato è sempre stato quello di cercare di evitare nel modo più assoluto di dover ricorrere a qualcosa di

Spirituale, a qualcosa di Divino o a qualsiasi forma di conoscenza non “quantificabile” per poter spiegare qualsiasi cosa.
Quale è dunque l’Universo secondo la Scienza? E secondo il tipico scienziato ateo? È un Universo che tende al caos, al

disordine, alla morte. Ci sono delle leggi che governano gli eventi e gli uomini sono lì che cercano di scoprire quali sono queste

leggi per potere, grazie ad esse, prevedere lo sviluppo nel tempo dei fenomeni. E tutto quello che esiste, leggi comprese,

dovrebbe essere semplicemente l’effetto del caso.
C’è una barzelletta che ho messo all’inizio, nell’ultimo libro che ho scritto, che ha un significato molto profondo: siamo di notte,

c’è una strada, c’è un lampione e c’è una persona che sta cercando qualcosa alla luce di questo lampione. Arriva un’altra

persona e gli chiede: “Ma ha perso qualcosa? Posso darle una mano a cercarla?”. “Sì, ho perso le chiavi di casa”. “Se vuole la

aiuto a cercarle…”. “Sì, Grazie!”. Poi ne arriva un’altra e un’altra. Dopo un po’ sono una decina che cercano queste chiavi per

terra alla luce di questo lampione. Ad un certo punto uno si rivolge a quello che aveva perso le chiavi e gli chiede: “Ma è sicuro

di averle perse qua? Perché non le troviamo…”. “No, no… le ho perse più o meno là in fondo…”. “Ma allora perché le cerchiamo 

qua?”. “Perché qua ci vediamo!”.
Perché è paradossale questa cosa? È una barzelletta, però…
Non so se voi avete sentito parlare del Principio di Indeterminazione di Heisemberg. Un grande scienziato, allora sconosciuto, ha

definito “Principio di Indeterminazione” un concetto fondamentale, che ha come sostanza il fatto che non si può separare

l’osservatore dall’osservato. Che cosa significa? Che l’osservatore interferisce sull’osservato anche solo guardandolo. Quindi, se

uno degli elementi delle condizioni fondamentali perché un fenomeno sia scientificamente accettabile è che sia osservabile (che

sia quindi alla luce del lampione…), quello che osserviamo è diverso da quello che sarebbe stato se non lo avessimo osservato.

Tenete presente che nel momento in cui noi osserviamo qualcosa, la stiamo modificando, stiamo interferendo con la sua

naturale condizione, solo osservandola.
Tutta la conoscenza scientifica moderna è basata sul concetto di osservabilità, una qualsiasi cosa o fenomeno è considerato

reale se è osservabile, e se non è osservabile non è considerato reale. Questo è uno dei postulati. Ogni fenomeno deve essere

osservabile, ripetibile, dimostrabile. Non è nemmeno sufficiente che sia osservabile, perché se io osservo una cosa, ma non

sono in grado di ripetere o permettere ad altri di osservare la stessa cosa e non sono in grado di dare ad essa una spiegazione

che abbia un senso (che rispetti quanto comunemente scientificamente è creduto) viene, non solo rifiutato da quella che è una

visione scientifica della realtà, ma viene considerato un fenomeno non reale.
Quindi se una cosa sta sotto la luce del lampione, se è osservabile, se tutti possono osservarla, se è ripetibile, se la vedo oggi

e la posso vedere anche domani, allora è considerata reale ed è considerata scientifica, altrimenti no.
Un altro aspetto fondamentale: a cosa serve la Scienza? Ci siamo dimenticati qual è il motivo per cui è nato questo desiderio da

parte dell’uomo di spiegare, di giustificare, di interpretare, di conoscere la realtà intorno a lui?
Se consideriamo la storia della conoscenza umana, dalla filosofia antica in poi, ad un certo punto c’è un certo Cartesio che

definisce un metodo, le basi fondamentali del metodo scientifico moderno. Ha definito delle massime che poi sono state prese

come riferimento assoluto su cui è stato costruito il metodo di indagine scientifica moderna. Una di queste dice che non puoi

accettare una cosa se non è evidente, oltre a qualsiasi dubbio, che quella cosa sia reale.
Sembra una cosa di una grande severità, ma chi cita Cartesio per giustificare il metodo scientifico moderno, non sa che le prime

cose su cui Cartesio ha applicato il suo metodo per dimostrarne l’esistenza sono state Dio e l’Anima. Non lo sto inventando io

adesso, leggete il suo testo “Discorsi sul metodo”, un librettino che si legge benissimo in una serata. “Discorsi sul metodo di

Cartesio”, di Renè Descartes. Scoprirete che prima definisce il metodo, poi una morale che deve essere utilizzata

nell’applicazione del metodo. E per cosa ha usato, innanzitutto, questo metodo e questa morale? Per dimostrare l’esistenza di

Dio e dell’Anima.
Potremmo quindi sostenere che il suo metodo è stato frainteso, che è forse stato interpretato in un modo eccessivamente

rigido, oltre quanto lui stesso intendesse. Ma la svolta decisiva è stata fatta poco dopo Bacone. In che modo? Cosa ha detto o

fatto? Egli ha spiegato e definito a cosa serve la conoscenza scientifica. Sapete a cosa serve, quale è il suo vero scopo? A

dare un senso all’esistenza dell’uomo? A trovare risposte ai perché che lo assillano? No! Serve semplicemente a produrre utilità

pratica. Non ha nessun’altra ambizione (magari ci prova ogni tanto…). La Scienza ha come fine ultimo produrre utilità pratica,

per fare telefonini, televisori, computer, frigoriferi, automobili… è fantastica! La Scienza è perfetta per questo. Scienza e

tecnologia servono solo per produrre utilità pratica, qualsiasi altra cosa esce dalla sua “competenza”.
Personalmente ritengo il “big bang” non solo un insulto all’intelligenza, ma anche, con l’entropia dell’universo, il Secondo Principio

della Termodinamica, un crimine ai danni dell’Umanità.
Lo scienziato che entra nel ruolo dello scienziato “canonico”, cerca di spiegare le cose, di osservarle, di ripeterle, di dimostrarle,

non può nemmeno prendere in considerazione il fatto che le cose che osserva possano avere una parte di sé che non è

osservabile, anche se è quella che permette loro di esistere.
Quindi se lo Spirito non è per sua natura osservabile, lo scienziato è già tagliato fuori, nel senso che non può nemmeno

prenderlo in considerazione; infatti il metodo scientifico parte dal presupposto che ogni cosa se è reale deve essere

osservabile. Non possiamo prendercela con il metodo scientifico che per produrre utilità è perfetto!
Se consideriamo i progressi che ci sono stati anche solo negli ultimi 50 anni sono impressionanti, non ci si rende conto perché di

generazione in generazione ci si dimentica o non si ricorda come vivevano i propri genitori o nonni, c’è un progresso

tecnologico-scientifico che ha una velocità altissima. Da cosa è dovuto questo progresso tecnologico-scientifico? Qual è

l’elemento fondamentale che lo caratterizza?
In questo disegno che vi mostro c’è uno scienziato saggio, che non è “fondamentalista”… (perché ci sono scienziati saggi e

scienziati che non lo sono…). La differenza consiste in questo: lo scienziato saggio scopre una cosa… e dice: “questa è la

verità, ci credo”, ma poi pensa anche “e se mi sbagliassi?..”. Quello in mezzo è invece il tipico indeciso che si chiede: “qual è la

verità? Io sbaglio sempre…”: è il soggetto ideale per la nostra società consumistica, noi veniamo addestrati, istruiti ad essere

indecisi fin dalla nascita. E il “fondamentalista” che dice:  “questa è la verità, ci credo”, ma poi aggiunge: “chi non ci crede

sbaglia…”.
La differenza è abissale. L’approccio scientifico, pur essendo limitato da tutta una serie di condizioni, ha un grande vantaggio

rispetto, ad esempio, alle Religioni e alle Chiese. Qual è? Che di fronte all’evidenza – comunque con grandi resistenze, con

grande fatica, con grandi guerre, lotte, con gente che può anche venire uccisa pur di impedirle di produrre cambiamenti – la

Scienza accetta il cambiamento quando è dimostrato in modo inequivocabile che quella cosa o quel fenomeno, nuovo, diverso

da quanto creduto in precedenza, è osservabile, ripetibile e dimostrabile. Galileo, quando ha cercato di dimostrare al Papa che

la Terra non è al centro dell’Universo come è scritto nella Bibbia, ha dovuto abiurare, ha accettato di ammettere di essersi

sbagliato anche se aveva ragione, pur di salvare la sua vita e non introdurre un cambiamento in quanto era comunemente

creduto. Ma le bugie hanno la gambe corte… Giordano Bruno, invece, non ha voluto ammettere di essersi “sbagliato”, ha

preferito essere bruciato vivo pur di non negare la verità, pur di non negare se stesso… Molta gente è stata condannata…
La più grande rivoluzione che è avvenuta nella conoscenza umana è avvenuta tra il 1900 ed il 1930 con la nascita e lo sviluppo

della Fisica Quantistica. Una rivoluzione veramente  profonda… Con la Fisica Quantistica, l’uomo, la Scienza, hanno toccato

direttamente con mano la Spiritualità. È entrato a fare parte della realtà umana, in un modo scientifico, un concetto di

Spiritualità profonda. Però cosa è stato fatto? L’uomo si è talmente spaventato delle implicazioni della Fisica Quantistica, che

ha deciso che tutto quello che ha scoperto a tal proposito riguardasse solo l’infinitamente piccolo, non l’esperienza su scala

umana: se ci sono due fotoni capaci di fenomeni telepatici nello spazio-tempo, è un problema che si è fatto sì che riguardasse

solo i fotoni e si continua a voler credere che gli uomini non ne sono capaci.
Tornando al concetto di Scienza, ognuno di noi ha un’interpretazione della realtà che dipende sostanzialmente dall’esperienza

che ha della realtà e dalla percezione che ha della realtà. Quindi noi vediamo il mondo intorno a noi grazie a cosa? Grazie ad un

cervello che si inventa tutto.
In sintesi voi sapete che io vi vedo e che voi mi vedete. Ma cos’è che io vedo? Vedo voi per quello che siete realmente?
Se prendete un libro di Fisica Quantistica potete scoprire com’è fatta la materia, gli atomi… un nucleo… gli elettroni. Scoprite

che, in pratica, gli atomi sono fatti di spazi vuoti e che queste particelle subatomiche che dovrebbero costituire gli atomi, in

realtà non sono particelle, ma sono onde; quindi la deduzione è che se io dovessi valutare com’è la realtà, da come si conosce

che sia, io non sono quello che vedo ma piuttosto “un nulla che si muove stabilmente nel nulla”.
Com’è possibile che io veda voi? Perché il mio cervello si inventa tutto. Ci sono dei fotoni, onde elettromagnetiche prodotte

dalle lampadine che arrivano su di voi, alcune vengono assorbite, alcune deviate, altre vengono rimbalzate… quando arrivano

nel mio occhio tutti questi fotoni che in qualche modo hanno interagito con voi, vengono trasformati in segnali elettrobiochimici

che fanno tutto un percorso e arrivano qua dietro, in quella parte del cervello che si inventa tutto: colori, forme, movimenti,

prospettive… sulla base di cosa? Di sole onde… elettromagnetiche.
L’olfatto, l’udito… anche lì ci sono delle molecole con cui interagiamo e che vengono “trasformate” in segnali elettrobiochimici

interpretati. Ognuno di noi che idea ha della realtà, che idea si fa della realtà? Ha dei sensi che in qualche modo percepiscono

qualcosa di quello che succede intorno. Ha un cervello che trasforma quello che viene percepito in informazioni gestibili perché

giudicabili, interpretabili razionalmente dal cervello.
La mente giudica continuamente tutto e lo fa sulla base di cosa? Sulla base di un meccanismo semplicissimo. Associazione e

confronti. Io ho una memoria… ogni volta che vedo qualche cosa all’esterno di me, per poter esprimere un giudizio vado a

confrontare quella cosa con informazioni derivate dal mio passato… il mio, che è solo mio… il tuo, invece, è solo il tuo…
Non possono esistere due persone che hanno vissuto delle stesse esperienze nello stesso modo, per questo ognuno ha la

visione non solo limitata, ma profondamente distorta della realtà.
Una visione che è perfetta per riconoscere una minaccia, ma è scarsamente efficace nel riconoscere nuove opportunità. Se

arriva una tigre che è scappata dallo zoo (tutti abbiamo visto dei documentari con tigri che attaccano altri animali, anche più

grossi di loro) sappiamo che la tigre ci può mangiare, e quindi cosa facciamo? O attacchiamo o scappiamo. Ma se un bambino

appena nato vedesse una tigre, magari nella sua esperienza c’è un gattino che ha accarezzato e gli ha fatto le fusa, se vede la

tigre potrebbe pensare che sia un gattino più grande e potrebbe andargli incontro per giocarci… Ognuno è “vittima” di ciò che

crede e ciò che crede deriva dal suo passato. Se andassimo da un pesce, immaginiamo che ci sia un pesce parlante che vive

nelle profondità marine, a cui domandare: “senti, ma tu cosa pensi che sia il fuoco?”. Cosa ci risponderebbe il pesce parlante?

Ci direbbe: “È una leggenda metropolitana. Ci sono dei pazzi visionari che sostengono che esiste, ma non so… si saranno

drogati o bevuti qualcosa di strano per poter pensare che esista il fuoco…”.
Quale è il concetto? Che per il pesce il fuoco è qualcosa che non può appartenere alla sua esperienza perché sott’acqua il

fuoco non c’è e quindi non crede sia una cosa reale. Magari c’è qualche pesce, considerato “pazzo visionario” che ha visto

un’eruzione vulcanica sott’acqua… ha visto qualcosa di incandescente ed è andato a raccontarlo agli altri, che gli hanno dato

del pazzo.
Quel pesce magari sa tutto dell’acqua, conosce le correnti che lo possono portare da una parte all’altra, ma se nega l’esistenza

del fuoco solo perché non può averne esperienza non potrà mai capire che cos’è l’acqua, perché “l’acqua come fa ad

esistere?”. L’acqua esiste grazie al fatto che c’è da qualche parte del fuoco, del calore, altrimenti l’acqua sarebbe ghiaccio e

quel pesce non sarebbe lì a porsi quella domanda sul fatto se esiste il fuoco o no.
Uscire dalla “luce del lampione” a cosa serve? Non serve per essere felici. Non è obbligatorio. Però serve almeno per trovare una

motivazione al fatto stesso che il lampione possa esistere, al fatto stesso che io possa essere sotto il lampione a cercare

qualcosa.
Ognuno di noi si convince, quando si fa un’idea, che quella sia un’idea sua. Ma se io vi chiedessi quanti di voi ammettono di

essere condizionati dalla pubblicità, nessuno lo ammetterebbe. “Figuriamoci se io compro un detersivo perché l’ho visto in

pubblicità… figuriamoci se compro quello yogurt solo perché ho visto la pubblicità”. Ma ci sono aziende che investono enormi

cifre in pubblicità, nonostante il 99% della gente creda di non essere condizionata dalla pubblicità.
Riguardo alla Spiritualità tu cosa credi? Che basti credere di essere atei per non esserne “condizionati”? Ma distinguiamo tra

Spiritualità e religioni con le loro chiese. C’è gente che semplicemente per il fatto di ritenersi atea pensa di avere risolto il

problema della Spiritualità. Ma noi, tutti, subiamo condizionamenti continui, costanti, profondi, sottili, possono anche essere

condizionamenti entusiasmanti, ma in genere sono volti ad indebolirci. Quale è il problema in questo? Che noi crediamo di fare

scelte sulla base di nostre idee senza nemmeno sapere quanta influenza esterna abbiamo avuto per arrivare ad avere quelle

idee.
Partiamo ad esempio dal presupposto che ognuno, dal momento in cui nasce, è spontaneamente felice, sano, vitale, sincero e

pieno di gioia. Che quella è la sua condizione normale. Poi, qual è la prima cosa con cui si deve confrontare l’essere umano? È

una delle cose particolari che, in tutto l’Universo lo caratterizza maggiormente. Di tutto quello che costituisce l’Universo,

galassie, stelle, materia, atomi, l’essere umano ha una particolarità, quella di avere un comportamento non solo imprevedibile,

ma perlopiù imprevedibile anche a se stesso. Sa mentire e può fingere di essere quello che non è. E l’uomo ama tremendamente

cercare di apparire diverso da quello che è, possibilmente migliore.
Ogni volta che ognuno di noi si fa un’idea riguardo una sua scelta, la religione, la medicina, se stesso, la vita, sappia che la

possibilità che quell’idea sia la verità, è praticamente nulla, è una possibilità remotissima.
Lo scienziato che dice: “questa è la verità! E se mi sbagliassi?”, rispetto a quello che dice: “questa è la verità. Chi non ci crede

sbaglia”, rappresenta la differenza tra certezza e possibilità. Quando uno ha un’idea ed è convinto che quella sia la verità, è

allora che diventa pericoloso.
Questo che vi mostro è un mio schema che ho messo sia nel mio libro “Exotropia” che nel libro “La Coppia Illuminata”. Esprime

concetti la cui scoperta intuitiva mi ha reso particolarmente felice, perché mi ha permesso di capire il perché di tanti miei errori

di interpretazione della realtà. Partiamo dal presupposto che la realtà non sia solo quella percepibile sensorialmente e che ci sia

anche una realtà non spazio-temporale. Che la realtà sia costituita da una componente non spazio-temporale, puramente

informazionale, ed una realtà spazio-temporale. Noi accettiamo la realtà spazio-temporale perché abbiamo una percezione

sensoriale di essa attraverso i sensi. La nostra mente filtra però le informazioni che le arrivano dall’esterno, ancora prima che

possano essere giudicate quando, per mancanza di informazioni, non potrebbe giudicarle. Abbiamo un pre-filtro sensoriale

derivato da nostri modelli mentali individuali.
Ognuno di noi ha dei propri modelli mentali con cui interpreta la realtà. Perché? Poiché ognuno di noi riceve continuamente

tantissime informazioni dalla realtà e la mente non è in grado di gestirle, di giudicarle tutte in modo efficiente (la mente funziona

per associazioni e confronti) e allora cosa fa? Tutto quello che non è gestibile attraverso associazioni e confronti viene

eliminato a priori, cioè viene tagliato, censurato all’inizio, cioè non arriva nemmeno a poter essere giudicato.
Io sono stato una delle persone più atee che abbia mai conosciuto nella mia vita. C’è stato un momento della vita in cui non

credevo a niente che non fosse osservabile, ripetibile e dimostrabile, scritto su tutti i libri. Poi ad un certo punto è successo

qualcosa, come a tutti può capitare, ed oggi vivo praticamente quasi esclusivamente alla ricerca di intuizioni. Per me,

l’osservabile ed il ripetibile e dimostrabile, serve solo alla sopravvivenza e alla continuazione della specie, due cose essenziali,

ma molto primitive.
Si può accedere alla verità solo attraverso intuizioni. L’esperienza poi può o no riuscire a confermarle. L’intuizione è un processo

completamente diverso da quello del giudizio attraverso associazione e confronto, è un accesso diretto a verità indipendenti da

qualsiasi giudizio. Chi usa solo metodi razionali e logici, non può scoprire niente di nuovo e può solo fare riferimento a cose che

appartengono all’esperienza passata. Il processo logico implica associazioni e confronti con qualcosa che esiste. Se tu vuoi

scoprire qualcosa di nuovo, devi per forza accedere a una possibilità ulteriore di accesso all’informazione, che è l’intuizione.
Stamattina ho ascoltato un intervento che mi ha molto colpito. Le persone che sostengono e dichiarano di credere in qualcosa

di “Spirituale” hanno una maggiore resistenza, una maggiore capacità di guarire e probabilmente anche una minore esposizione

alla malattia, per il fatto semplicemente di avere una Spiritualità, di credere in qualcosa di non osservabile.
Quello che sostiene di essere ateo è una persona che, grazie ai suoi modelli mentali, diventa e rimane ciò in cui crede. Se io

credo in qualcosa e credo che quella sia la verità, utilizzo dei modelli mentali che mi impediscono addirittura di vedere ciò che

esce da ciò in cui credo.
Una persona che non crede negli angeli, può andare a casa, trovarsi l’angelo sul letto che lo aspetta e non vederlo. I modelli

mentali fanno da filtro sulla percezione sensoriale ed eliminano ciò che non è giudicabile perché non è confrontabile con

qualcosa che appartiene all’esperienza precedente. Una donna che ha sofferto tantissimo da piccola, perché è stata tradita dal

fidanzatino, suo compagno di banco alle elementari, può avere in sé il terrore del tradimento. Se andasse ad una festa e si

trovasse davanti tre uomini equivalenti, tutti belli, simpatici, ricchi… però due geneticamente monogami, ed uno che ha nella

sua natura il tradire chiunque, sempre e comunque, da chi sarebbe attratta? Chi vedrebbe meglio in questo momento? Chi le

farebbe provare il “brividino”? I due geneticamente fedeli e monogami è come se fossero in una nebbia, non li vede nemmeno,

non si accorge di loro.
Chi dichiara di non essere spirituale, non è che non ha una percezione spirituale della realtà, perché non possiamo vivere senza

una percezione spirituale della realtà, ha semplicemente dei modelli mentali talmente rigidi che gli impediscono di vedere, di

accorgersi di ciò che ha davanti e intorno a lui. Credo che questo aspetto dei modelli mentali sia veramente importante, anche

solo per capire i propri limiti. Einstein ha detto una cosa molto profonda: “l’immaginazione è tutto e la conoscenza è niente”.

Con la conoscenza si possono vivere esperienze già vissute da altri, di seconda mano, usate. Con la conoscenza si può

accedere a cose che già esistono, che già si sanno. È con l’immaginazione che si possono fare i miracoli, che si possono creare

cose nuove. I propri modelli mentali dipendono dalle proprie esperienze vissute, ma anche dalle esperienze immaginate; il tuo

subconscio non distingue tra un’esperienza realmente vissuta e una immaginata o sognata. È grazie all’immaginazione che ogni

uomo può ritornare ad essere capace di miracoli!
Il signore che appare in questa foto è Ludwig Boltzmann. Nel 1872 c’era questo bisogno di escludere la Spiritualità dalla

Scienza. Questo signore ha detto che la tendenza naturale dell’Universo è il caos, il disordine, l’involuzione. Poiché l’evoluzione

implica una conoscenza, se si esclude qualsiasi conoscenza dalla realtà, la realtà può solo tendere al caos. Questo è un

dibattito molto acceso a livello mondiale: l’intelligent design contro l’evoluzionismo Darwiniano. L’insegnamento della teoria

Darwiniana è stato tolto dalle scuole. Non si può più insegnare, perché è un insegnamento ateo, mentre almeno la metà della

popolazione occidentale è dichiarata credente. La Spiritualità è sempre stata associata ad un concetto di intelligenza superiore.

Quindi per poter giustificare un processo evolutivo si deve accettare il fatto che esista una conoscenza “superiore”.

Semplicemente per deduzioni logiche, razionali, matematico-statistiche, questo signore è arrivato alla conclusione che l’Universo

tende al caos, al disordine, alla morte termica perché escludendo il fatto che ci sia un’intelligenza, non ci può essere

evoluzione. Qui ci sarebbe un discorso molto lungo da fare. Ve lo faccio in sintesi.
Perché ce l’ho con questo signore? Io con il concetto di “Exotropia” ho definito qualcosa di esattamente contrario a quanto

sostenuto da Boltzmann. Vi racconto una metafora. Se fosse sopravvissuto un terrorista dell’11 settembre e questo si fosse

trovato davanti a dei giudici, e questi giudici gli avessero chiesto: “perché hai fatto questa cosa?” (adesso vi dico una cosa

che può sembrare paradossale). Immaginate se egli avesse risposto così: “io ero sulla 5a Avenue, sono entrato in una libreria,

reparto Scienza, ho aperto un libro di fisica ed ho trovato l’entropia. Ho letto che l’Universo tende al caos, al disordine e alla

morte (ci sono molte interpretazioni su questo terzo postulato del Secondo Principio della Termodinamica, questa è la

sostanza). Sono allora uscito dalla libreria e ho visto tutte queste cose belle ordinate, tutta questa gente viva. Allora ho voluto

distruggere tutto e uccidere tutti, perché voglio essere in sintonia con l’Universo. Voglio accelerare il processo naturale

dell’Universo. Io credo nella Scienza, credo nell’entropia!”.
È una metafora, ovviamente. Il problema è che nel momento in cui uno fa un’affermazione che viene ritenuta vera dalla

collettività, non basta credere di non esserne influenzato. Io ho definito l’entropia applicata all’Universo un crimine ai danni

dell’Umanità. Quando poi ho scoperto che quest’uomo si è suicidato nel 1906 (è l’unico scienziato che a me risulta essersi

suicidato) questo conferma che ognuno di noi diventa ciò in cui crede.
Nel momento in cui tu credi che la tendenza naturale dell’Universo sia il caos, il disordine e la morte e tu sei un elemento che fa

parte dell’Universo, tu non fai altro che negare la vita. Ma la vita come la giustifichi? Ho definito invece il concetto di

“Exotropia” che dice invece che “l’Universo è in costante ed irreversibile evoluzione”, esattamente il contrario del concetto di

entropia. “Entropia” vuol dire trasformazione rivolta all’interno. Tenete presente che allora si credeva che l’Universo, dopo

essersi espanso dal “big bang”, si sarebbe prima o poi “fermato” e avrebbe iniziato ad avvicinarsi fino a collassare in un “big

crunch” che sarebbe il destino finale dell’Universo. Un collasso che avrebbe dovuto essere complementare al “big bang”. Però si

è scoperto che l’Universo, non solo è in espansione, ma è in espansione accelerata. Quindi non finirà con un “big crunch”,

ammesso che si creda che debba avere una fine, solo perché si crede che abbia avuto un inizio...
La radice etimologica di “Entropia” significa trasformazione rivolta all’interno. Io ho definito il termine “Exotropia” che ha come

radice etimologica “trasformazione rivolta all’esterno” perché non mi piaceva utilizzare, come è stato fatto con “negantropia” o