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“Pronti al peggio, cioè alla guerra”. (Gli atlantici hanno deciso di attaccare l'Iran)

di Amir Madani - 18/09/2007

Che l'amministrazione Bush da tempo lavori per attaccare l'Iran è noto. Che gli Usa tengano 277 unità tra portaerei e navi da guerra cioè la metà della flotta degli Stati Uniti nel Golfo Persico è un dato di fatto. Che l'amministrazione Bush per difficoltà riscontrate in Irak sia passata da una iniziale “blame game” a “blame and run” è sotto gli occhi di tutti. Si avvicina l'ora x per l'Iran e la notizia arriva da più parti: ne parlano la stampa democratica e conservatrice all'unisono: dal New York Times al Daily Telegraph di Londra fino all'italiano Corriere della Sera. Da Parigi è la voce del ministro degli esteri Kouchner a parlare della guerra che sta arrivando: «Pronti al peggio, cioè alla guerra».

Si parla di bombardamento di più di 2000 obiettivi atomici e non dell'Iran. Ci saranno delle reazioni in tutta la regione medio orientale e altrove, nasceranno nuovi radicalismi. Nessuno sarà immune dalle imprevedibili conseguenze della devastante guerra e soprattutto competitori eurasiatici degli Stati Uniti: l'Europa, la Cina e l'India, attuali e futuri consumatori degli idrocarburi. Per i popoli della regione a causa della volontà criminale dei potentati economici planetari ansiosi di controllare le risorse energetiche arriveranno momenti difficili, bombardamenti dall'estero e irrigidimenti dei regimi. Secondo le stime del Times di Londra ci sarà più di un milione di morti.