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Vita in dieci inferni (fra gli altri)

di Marinella Correggia - 18/09/2007


 

L'inquinamento chimico è un'emergenza (un'altra!) planetaria, ma certo alcune comunità locali sono più disgraziate di altre. Posti in cui vivere è morire prima, ammalarsi molto di più, nascere con disabilità. Il Blacksmith Institute di New York, gruppo ambientalista indipendente, insieme alla Green Cross svizzera ha pubblicato la lista annuale dei dieci luoghi più inquinati del pianeta. Dove vivono dodici milioni di persone. Il World's Worst Polluted Places 2007, disponibile sul sito www.worstpolluted.com, è stato redatto con l'aiuto di specialisti della Harvard University, del prestigioso Itt indiano e di altri centri di ricerca. Sono stati analizzati oltre 400 siti, i quali a loro volta rappresentano forse un terzo di tutte le principali aree «tossiche» del mondo.
Ecco un elenco - che parla da solo - delle aree, degli agenti inquinanti, delle cause, per finire con la stima di quanti sono a rischio di morte prematura. L'elenco è in ordine alfabetico perché i curatori del rapporto ritengono che esistano troppe incertezze per stilare una classifica in ordine di gravità). Sumgayit (Azerbaijan): inquinamento da metalli pesanti e sostanze chimiche organiche, generato da complessi industriali e petrolchimici; 275mila persone «interessate». Linfen (Cina): inquinamento da ceneri, composti organici volatili, piombo, generato dalle emissioni dell'industria del carbone e dalle auto; tre milioni di persone. Tianying (Cina): inquinamento da piombo e metalli pesanti, generato dalle miniere e dalle industrie di trasformazione; 140mila persone. Sukinda (India): inquinamento da cromo esavalente, generato da miniere di cromite; 2,6 milioni di persone.Vapi (India): inquinamento da sostanze chimiche e metalli pesanti, generato da complessi industriali; 71mila persone. La Oroya (Perú): inquinamento da piombo, rame, zinco, generato da miniere di metalli pesanti; 35 mila persone. Dzerzhinsk (Russia): inquinamento da sarin, piombo e fenoli, generato da sostanze chimiche dell'era della guerra fredda e produzioni industriali; 300mila persone. Norilsk (Russia): inquinamento da metalli pesanti e fenoli, generato dalle miniere di nickel; 134mila persone. Chernobyl (Ucraina): polveri radioattive dal disastro del 26 aprile 1986; 5,5 milioni di persone (non solo intorno a Chernobyl ma in tutta l'area di ricaduta radioattiva). Kabwe (Zambia): inquinamento da piombo e cadmio generato dalle miniere di piombo e dalla trasformazione del metallo; 255mila persone.
La nuova scoperta di quest'anno è la cinese Tianying nella provincia Anhui produce circa il 50 per cento del piombo del paese, spesso in strutture informali. Suolo e case sono contaminati a livelli di dieci-venti volte superiori agli standard nazionali; lo stesso governo cinese ammette che si tratta di uno dei siti peggiori nell'intero paese. L'avvelenamento da piombo causa ritardi mentali e danni cerebrali. Anche la valle di Sukinda in India (stato di Orissa) è una nuova scoperta: è la più grande miniera di cromite a cielo aperto del mondo; dodici miniere operano tuttora senza alcun piano ambientale e 30 milioni di tonnellate di roccia residua sono sparse intorno. Così, il 70 per cento delle acque superficiali e il 60 per cento dell'acqua da bere contengono cromo esavalente in quantità molto maggiore rispetto agli standard nazionali e internazionali. In villaggi distanti un chilometro dal sito, un quarto degli abitanti soffre e muore di patologie riconducibili direttamente alle miniere. Nella russa Dzerzhinsk per 50 anni si sono prodotte armi chimiche. Almeno 300.000 tonnellate di scarti sono finiti nelle falde idriche. Le malformazioni alla nascita sono molto comuni e la vita media dei residenti è più bassa che negli anni 40.
L'unica buona notizia è che non è impossibile bonificare o migliorare la situazione di buona parte di quei siti. E converrebbe alle stesse economie nazionali, anziché sopportare (più o meno) il peso di popolazioni ammalate.