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Iraq, cosa dicono nella provincia di al Anbar

di Gary Langer - 18/09/2007



Nel suo discorso alla nazione di giovedì, il presidente Bush ha scelto di citare i progressi nella provincia di al Anbar come il modello per il successo degli Stati Uniti in Iraq. Le affermazioni del presidente hanno richiamato quelle fatte in precedenza, la stessa settimana, dal generale David H. Petraeus, il massimo comandante americano in Iraq, nella sua testimonianza al Congresso. E sollevano un interrogativo che vale la pena di esaminare: le alleanze militari degli Stati Uniti con i leader tribali sunniti riflettono veramente un cambiamento nei cuori e nelle menti rispetto all’aspro sentimento anti americano ad al Anbar?


I dati del nostro ultimo sondaggio sull’Iraq indicano di no.


Al Qaeda, bisognerebbe dirlo, è estremamente — quasi unanimemente — impopolare ad al Anbar, come nel resto dell’Iraq. Ma i nemici dei nostri nemici non sono necessariamente nostri amici. Gli Stati Uniti, viene fuori, lì sono ugualmente impopolari.


In una rilevazione condotta dal 17 al 24 agosto per conto di ABC News, della BBC, e della NHK, l’emittente giapponese, su un campione casuale nazionale di 2.212 iracheni, ad al Anbar il 72 % ha detto di non avere alcuna fiducia nelle forze Usa. Il 76% ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero ritirarsi adesso: un aumento rispetto al 49 % di quando avevamo fatto l’ultimo sondaggio, a marzo, e [un dato] molto superiore alla media nazionale.


A parte il calendario sul ritiro, tutti gli intervistati del nostro sondaggio ad al Anbar sono contrari alla presenza delle forze americane in Iraq — il 69 % “fortemente” contrario. Tutti gli intervistati ad al Anbar hanno definito gli attacchi contro le forze della coalizione “accettabili”: molto di più che in qualunque altro posto del Paese. Tutti hanno definito sbagliata l’invasione guidata dagli Stati Uniti, incluso un 68 % che l’ha definita “assolutamente sbagliata”. Non stupisce: al Anbar, nell’ovest dell’Iraq, è quasi completamente popolata da arabi sunniti, a lungo protetti da Saddam Hussein, ed espropriati dal suo rovesciamento.


Ci sono miglioramenti decisivi ad al Anbar. La cosa più importante sono i notevoli aumenti della fiducia nell’esercito e nella polizia iracheni. Nel sondaggio dell’ABC a marzo, non uno degli intervistati aveva valutato la sicurezza locale in modo positivo — adesso lo fa il 38 per cento. Ciononostante, nessuno di quelli intervistati ad al Anbar il mese scorso ha attribuito alcun merito agli Stati Uniti. Le valutazioni delle condizioni di vita rimangono deprimenti: gli intervistati erano profondamente insoddisfatti della disponibilità di elettricità e carburante, lavoro, assistenza medica, e molti altri elementi della vita quotidiana. E la violenza, anche se diminuita di molto, è tutt’altro che finita: uno su quattro ha riferito che negli ultimi sei mesi ci sono state autobomba o attacchi suicidi nelle sue vicinanze. L’assassinio di Abdul Sattar Buzaigh al-Rishawi, uno sceicco di al Anbar che si era alleato con gli Stati Uniti, avvenuto la settimana scorsa, non fa che sottolineare questa triste realtà.


I leader tribali di al Anbar possono avere un qualunque numero di motivazioni per la loro alleanza con gli Stati Uniti. E’ stato detto che il governo degli Stati Uniti ha fornito loro armi, materiale, e denaro, nonché intrapreso progetti di ricostruzione nella provincia per oltre 700 milioni di dollari.


Ma sembra chiaro che il sentimento popolare ad al Anbar è tutta un’altra faccenda. In effetti, un altro risultato del nostro sondaggio potrebbe essere di particolare interesse sia per i leader tribali di al Anbar che per gli Stati Uniti: ad al Anbar, solo il 23 % ha espresso fiducia nei “leader locali”; il 77 % ne aveva poca o niente. E’ un dato migliore di quello di marzo – ma è ancora quasi il livello di fiducia più basso nei leader locali che abbiamo misurato ovunque in Iraq.


La fiducia nei leader locali, detto per inciso, è più bassa solo a Diyala — l’altra provincia che Bush ha citato nel suo discorso come un punto focale dei progressi in Iraq.


Gary Langer
è direttore dei sondaggi per ABC News.


New York Times, 16 settembre 2007

 

(Traduzione di Ornella Sangiovanni)