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Francia: Sarkozy si sottomette a Washington

di Andrea Perrone - 18/09/2007

 

Francia: Sarkozy si sottomette a Washington


Sarkozy e il suo entourage sottomettono la Francia alla politica statunitense. Dopo l’annuncio dell’imminente ritorno di Parigi in seno al comando generale della Nato, venerdì il presidente francese Nicolas Sarkozy ha prospettato nuove servitù della Francia agli Usa.
Il capo dell’Eliseo è giunto venerdì in Ungheria per ricucire i rapporti con i magiari dopo il gelo dell’era Chirac. Le relazioni fra Parigi e Budapest si erano raffreddate da quando l’allora presidente francese Jacques Chirac commentò sprezzantemente l’adesione di Budapest ad una lettera di sostegno all’intervento Usa in Iraq, affermando che l’Ungheria “aveva perso una buona occasione per tacere”. “Sono venuto qui per portare il messaggio che l’Europa ha bisogno dell’Ungheria e che la Francia sarà molto presente in Europa centrale e nell’Europa dell’Est”, ha detto Sarkozy al termine dell’incontro con l’omologo magiaro Laszlo Solyom. Il capo dell’Eliseo ha poi ribadito che “nello spirito della Francia non vi sono dei Paesi piccoli e dei Paesi grandi, dei Paesi che possono parlare e altri che non hanno che il diritto di tacere”. Un messaggio che spiega bene la nuova politica del presidente francese finalizzata a distruggere i più sani principi del gaullismo per inchinarsi così ai diktat dei gendarmi d’Oltreoceano. Ma questo purtroppo non è tutto.
Parigi potrebbe eliminare infatti l’obbligo di referendum per ogni futuro allargamento dell’Ue, a cominciare dalla Turchia.
A lasciare intravedere un ammorbidimento di Parigi è stato il segretario di Stato per gli Affari europei, Jean-Pierre Jouyet, secondo quanto riferito venerdì dal quotidiano francese Le Figaro. La questione del referendum transalpino è visto ad Ankara e a Bruxelles come una pesante minaccia all’adesione turca all’Ue. Jouyet, stando al quotidiano, ha suggerito di eliminare l’articolo 88 comma 5 della Costituzione francese, che stabilisce l’obbligo di consultazioni popolari in materia di nuovi allargamenti.
Un articolo, che si applica a tutte le adesioni successive a quella della Croazia (prevista nel 2010) e che fu adottato nel 2005 dai deputati riuniti in congresso a Versailles, con il forte sostegno dell’allora presidente, Jacques Chirac. “Eliminare o mantenere questa disposizione?”, si è chiesto Jouyet nel corso di un intervento presso un think tank parigino presieduto dall’ex primo ministro, Edouard Balladur. Precisando di esprimersi a titolo personale, il responsabile di Parigi per gli Affari Ue ha fin da subito ammesso che “ritornare su un impegno che figura in seno al nostro testo costituzionale sarebbe molto rischioso, specie in vista della ratifica del nuovo Trattato”, a cui i capi di Stato e di governo dei Ventisette dovranno dare il proprio via libera informale al summit Ue di dicembre a Bruxelles. In un clima di sfiducia rispetto alle istituzioni di Bruxelles, specie in Francia, il referendum appare come l’ultimo baluardo contro l’allargamento senza fine dell’Unione, a partire dall’adesione della Turchia.
In particolare, ha evidenziato Jouyet, la Francia “rischierebbe di bloccare, al momento opportuno, il processo d’adesione, anche nel caso in cui tutte le condizioni siano rispettate” da parte di questo o di quell’altro Paese. In ogni caso, “l’idea non sarebbe di eliminare del tutto il referendum ma di permettere al capo di Stato di scegliere tra questo e la via parlamentare”, ha precisato ancora il responsabile di Parigi per gli Affari Ue.
Intanto, la proposta è passata all’esame dell’Eliseo, che ha comunque tenuto a ricordare che l’eliminazione del suddetto articolo era stata già ipotizzata dallo stesso Sarkozy, nel corso della campagna per le presidenziali.