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Fonti rinnovabili, un'illusione

di Massimiliano Viviani - 19/09/2007

     

 

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L'energia è di tale importanza per la modernità, che - alla faccia dei mass media secondo i quali il grande problema dei nostri tempi sarebbe il terrorismo - ogni qualvolta si tocca questo tema, la paura (quella vera, non quella di circostanza) cala sui volti dei politici e degli industriali. Tanto che un semplice black-out di poche ore terrorizza un'intera nazione, e non per i danni effettivi, ma per il panico che genera.
Il fatto che nella finanziaria 2007 sia prevista una detrazione fiscale del 55% della spesa (!!!) per chiunque installi sul proprio tetto un impianto fotovoltaico la dice lunga sull'importanza della questione. Che non è solo italiana, se è vero che in questi ultimi anni c'è stata una vera e propria esplosione di impianti simili in Europa, con una crescita di pannelli di circa 800.000 unità nel solo 2006 su 3 milioni totali attuali.
Il problema è dunque che tipo di energia usare quando le fonti fossili (petrolio), prima di finire del tutto, diventeranno sempre più scarse e di conseguenza ogni giorno più care. Le guerre USA "contro il terrorismo" sono emblematiche in questo senso: in Iraq per il petrolio a buon mercato e in Afghanistan per i gasdotti che collegano la Russia con il Pakistan e l'India.
Si tratta quindi di traghettare un capitalismo basato su petrolio e gas verso un nuovo capitalismo, possibilmente senza scossoni e con continuità. Ma qui sta la difficoltà, e il rischio che non si riesca ad evitare una crisi globale a mio giudizio è serio.
Si dice che si dovranno trovare energie alternative. Escludiamo subito nucleare e carbone, che possono al massimo ritardare il problema in quanto si tratta sempre di fonti non rinnovabili, quindi soggette ad esaurimento (e a inevitabile rincaro). L'uranio, per esempio, a causa della domanda sempre crescente ha raggiunto i 113 dollari alla libbra, contro i 7 del 2000! E' chiaro quindi che l'energia nucleare sarebbe solo un palliativo. Discorso analogo per le celle a idrogeno: possono essere un buon mezzo per immagazzinare energia (solare per esempio) sotto forma di energia chimica facile da conservare e trasportare, ma che certo non è un buono strumento per produrla, dato che per estrarre l'idrogeno (per es. dall'acqua) a sua volta bisogna impiegare altra energia.
Rimangono il solare e altre energie minori come l'eolico, l'idroelettrico, il geotermico, i biocombustibili ecc. Che, sommate insieme, in molti sperano che riescano a colmare la domanda di energia attuale. Tuttavia altri sono molti scettici, a riguardo.
A mio parere, invece, la questione va addirittura oltre: il problema non è solo il livello di energia, ma il suo inevitabile incremento nel tempo. Ammettendo anche di riuscire a soddisfare le enormi richieste dei prossimi decenni senza coprire tutto il pianeta di pannelli o di mulini e coltivare tutti i campi a biodiesel, esse non danno tuttavia garanzie per ulteriori e improvvisi aumenti di domanda.
Perchè, se un Paese incrementa il fabbisogno di energia in modo inaspettato, col petrolio in poche settimane tale richiesta è soddisfatta; con le altre energie no. Perchè per costruire nuovi impianti ci vogliono anni, durante i quali la produzione rallenta, e gli investimenti non trovano profitto (senza contare gli inevitabili problemi di spazio che un tale sviluppo comporterebbe). Non solo, ma il petrolio permette di avere energia costantemente accumulata, sempre pronta all'uso, mentre le energie rinnovabili dipendono da fattori esterni che non sempre sono costanti, per cui ci può essere abbondanza di energia in periodi in cui magari l'economia ne richiede meno, con inevitabile dispersione, e viceversa; e conservarla nelle celle a idrogeno richiede altra energia e rischia di essere antieconomico. Il petrolio continua a essere la fonte preferita perchè è facile da trasportare, è flessibile e dinamico, mentre le altre energie sono lente e statiche - verrebbe quasi da pensare che proprio per questo esse preludono a una nuova società più statica di quella attuale.
Il problema delle energie rinnovabili non è quindi solo quantitativo, ma anche di mancanza di fiducia nella disponibilità energetica futura. Fiducia senza la quale l'intero edificio economico crolla. E perciò - vengo alla conclusione - non si può escludere una crisi generale sic stantibus rebus. Cioè anche con gli attuali livelli di offerta energetica.