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L'Iraq sbatte fuori la Blackwater

di Ornella Sangiovanni - 19/09/2007


Di fronte all'ennesima uccisione di civili da parte di contractor stranieri, questa volta il governo iracheno ha deciso di fare la voce grossa. E ha vietato alla Blackwater, la "compagnia militare privata" (le chiamano così, nel gergo tecnico) statunitense coinvolta nell'incidente di operare da ora in poi in Iraq.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale a domenica, quando mercenari alle dipendenze della società di sicurezza americana hanno ucciso 10 civili (altri resoconti parlano di 8) e ferito altri 13 a Baghdad, dopo aver aperto il fuoco in modo indiscriminato nel distretto di al Mansur, affollato di gente che stava facendo spese per il Ramadan.

Poco prima nella zona erano esplose due autobomba.


La sparatoria che ne è seguita è durata per oltre 20 minuti, con la gente che cercava di ripararsi nei negozi e dietro le macchine. Alla fine, il convoglio della Blackwater ha lasciato la zona a tutta velocità, a bordo dei propri fuoristrada blindati.


Cosa sia successo veramente non è affatto chiaro, e i diversi resoconti che circolano non aiutano a capire.


Da parte americana ancora non si ammette che a causare le morti e i feriti fra i civili iracheni siano stati i dipendenti della Blackwater.


Il portavoce del Dipartimento di Stato, Sean McCormack, ha riconosciuto che "sono state perse delle vite innocenti", una cosa "che nessuno vuole vedere", ma non ha parlato di responsabilità della compagnia Usa.


Baghdad accusa: una "operazione criminale"


La reazione delle autorità irachene questa volta è stata molto dura.


"Questo è un grosso crimine di fronte al quale non possiamo stare zitti", ha dichiarato il ministro degli Interni, Jawad al Bulani, che ha annunciato la cancellazione della licenza della Blackwater.


La decisione del governo di Baghdad, avallata personalmente dal Primo Ministro Nuri al Maliki, è la misura più forte presa sinora contro le compagnie di sicurezza private, i cui cosiddetti contractor sono stati ripetutamente accusati di avere aperto il fuoco - senza essere stati provocati - contro civili iracheni.


Secondo la versione iniziale fornita dall'ambasciata Usa sull'incidente di domenica, le guardie private della Blackwater, che stavano proteggendo un convoglio del Dipartimento di Stato, avevano reagito dopo che il convoglio era stato attaccato con armi leggere. Successivamente, dalla sede diplomatica avevano detto che "avevano reagito all'attentato" – ovvero a due autobomba, esplose più o meno al passaggio del convoglio stesso - fornendo però dettagli decisamente confusi.


Ma l'Independent, i cui giornalisti si trovavano ad al Mansur quando sono avvenuti sia l'attentato che la sparatoria, scrive che gli iracheni intervistati sul posto hanno descritto stranieri vestiti da civili, che aprivano il fuoco senza preavviso dai loro veicoli contro le macchine e la gente che era per strada.


"C'è stata una esplosione nei pressi della moschea, e tutti si sono spaventati, urlavano e correvano", ha detto Ahmed Ali Rahim, uno dei testimoni citati dal quotidiano britannico. "Poi abbiamo visto queste fuoristrada con a bordo stranieri che si sporgevano e sparavano. Mi sono buttato a terra e ci sono rimasto finché è finita. Un giovane vicino a me era stato colpito alla gamba e stava sanguinando".


Anche per il governo iracheno, i contractor della società Usa hanno sparato indiscriminatamente.


"I contractor della società di sicurezza hanno aperto il fuoco a casaccio contro dei civili", ha detto un portavoce del ministero degli Interni di Baghdad, il generale Abdul-Karim Khalaf. "Consideriamo questa azione un crimine. L'indagine è in corso, e tutti i responsabili dell'uccisione di domenica saranno deferiti alla giustizia irachena. Abbiamo emesso un ordine per annullare la licenza della Blackwater, e alla società è vietato operare in qualsiasi luogo, in Iraq".


Il Primo Ministro Maliki ha dichiarato di condannare senza riserve l' "operazione criminale" di al Mansur, aggiungendo che la società di sicurezza privata sarà "punita" con la chiusura delle sue attività.


Un esercito di mercenari


La Blackwater è una delle numerose "compagnie private di sicurezza" che operano attualmente in Iraq, costituendo un vero e proprio esercito, che supera - quanto a consistenza numerica - quella delle forze armate dei Paesi cosiddetti della "coalizione", escluse quelle statunitensi.


Ha 20.000 persone in tutto il mondo, e la sua aviazione privata.

In Iraq - dove fornisce la maggior parte delle scorte per proteggere il personale dell'ambasciata Usa nei suoi spostamenti - impiega 982 dipendenti, secondo uno studio per il Congresso Usa del luglio scorso.


Divenne famosa in seguito all'incidente avvenuto a fine marzo 2004 a Falluja, quando quattro dei suoi contractor vennero linciati dalla folla, fornendo il pretesto per un sanguinoso assalto da parte delle forze statunitensi contro la città.


Anche in seguito il suo personale è stato accusato dell'uccisione di iracheni, fra cui quella di una delle guardie del corpo del vice presidente Adil Abdul Mahdi, da parte di un contractor che dissero era ubriaco, e che in seguito venne fatto uscire dall'Iraq dai suoi datori di lavoro, prima che fosse arrestato dalle autorità irachene.


Fra le numerose società di sicurezza private che operano a Baghdad, la Blackwater non gode di buona fama, ed è persino temuta.


"Sono intoccabili. Hanno sparato ad altre guardie di sicurezza private, alle forze armate irachene, ai poliziotti, e ai civili", ha detto al Los Angeles Times un dipendente di una di queste società, che ha voluto restare anonimo data la delicatezza della questione.


Immunità rispetto alla legge irachena?


Da parte americana le bocche sono cucite.

Ieri, in una conferenza stampa telefonica convocata in emergenza, la portavoce dell'ambasciata Usa a Baghdad non ha risposto alla domanda se la Blackwater lavorasse ancora per gli americani all'interno della Green Zone, o su quale fosse la sua posizione legale in Iraq, nonché quella di molte altre società di questo tipo.


Ma secondo altre notizie che arrivano da Baghdad, il governo iracheno avrebbe ordinato a tutti i dipendenti della società di sicurezza privata di lasciare il Paese, fatta eccezione per quelli coinvolti nella sparatoria di al Mansur, ai quali è stato chiesto di restare per essere interrogati dalla polizia.


Non è detto tuttavia che il governo Maliki possa davvero mettere fine alle attività della Blackwater, né perseguirne legalmente i dipendenti responsabili degli incidenti di domenica.


Una ordinanza  - la numero 17 - emessa nel 2003 dall'allora amministratore della Coalition Provisional Authority (l'autorità civile di occupazione dell'Iraq guidata dagli Usa), Paul Bremer, e riconfermata subito prima di lasciare il Paese (trasferendo la "sovranità" agli iracheni), il 27 giugno 2004, concede infatti alle società private che operano nel settore della sicurezza l'immunità per il proprio personale, rispetto alla legge irachena.


L'ordinanza non è mai stata revocata, quindi Baghdad potrebbe non avere alcuna autorità legale in merito, e non è chiaro a che cosa potrebbe ricorrere per bloccare le attività della Blackwater. E di tutte le altre società di "sicurezza".


Ma questa potrebbe essere anche l'occasione buona perché il governo Maliki abbia uno scatto di "sovranità".


In questo senso sembrano andare le dichiarazioni del consigliere per la sicurezza nazionale, Mowaffaq al Rubai'e.

"E' un'occasione d'oro per il governo iracheno di rivedere radicalmente l'Ordinanza 17 della CPA, e rendere la revisione parte delle indagini", ha detto Rubai'e, citato dal Los Angeles Times.

E, come primo passo, il governo di Baghdad ha annunciato che riesaminerà lo status di tutte le società di sicurezza private che operano nel Paese, per assicurarsi che esse agiscano in conformità con la legge irachena.


 

Fonti: Independent, Los Angeles Times, BBC News