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Dare un'anima politica alla protesta

di Marco Milioni - 20/09/2007

       

 

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In molti da anni sosteniamo che il re è nudo. Che la politica con la 'p' mediocre è solo un teatrino degli specchi in cui si rappresenta un'unica e perenne pantomima: quella della destra-sinistra schiave entrambe del dio Mercato, con la quale s'ingannano da decenni ignari e appecoronatissimi spettatori. Molta gente lo ripete da anni.
Massimo Fini lo ripete con eleganza, ma non è stato il primo. Come non è stato Beppe Grillo né sarà l'ultimo (nè sicuramente è il più autorevole). Ma grazie al «casino» venuto fuori l'8 settembre, per la prima volta il messaggio ha bucato il muro dei grandi media, lambendo le coscienze degli italiani ingrassati da tre lustri di tv made in Berlusconi, strumento principe, nel nostro Paese, della modernizzazione delle coscienze. Il messaggio dei non allineati, dei ribelli ancora senza un vero scopo, si è imposto, almeno per ora, nell'agenda della polis italica. Questo il senso dei giorni che hanno seguito il V-day.
Rimane il fatto però che più la casta politica, serva e complice di quella economica, viene invitata a confrontarsi sui problemi veri (democrazia rappresentativa, democrazia diretta, energia, ambiente, ansia, guerra, ricerca... e tempo dell'esistenza, tema finiano per eccellenza), più essa si avvita su se stessa. Il Partito Democratico non è che una scatola creata a tavolino dai dirigenti di Margherita e Ds per cercare di attrarre il famoso Centro (la palude degli italiani cattolico-moderati). Luca di Montezemolo lancia le sue invettive contro il massimalismo e cerca a destra e a sinistra nuovi alleati per permettere ad una ristretta cerchia di industrialotti di fare i comodi loro con le tasche degli italiani. La sinistra alternativa si dice pacifista, ma dopo l'effetto cachemire piovuto su Bertinotti protesta solo in modo sterile, e secondo i soliti schemini classisti a cui non crede più nemmeno lei. La destra si cura solo dei suoi affari, leciti e spesso illeciti, e viene imitata, e bene, dal centrosinistra.
Rimane una discussione ulteriore da fare. Quella decisiva. La politica non è solo tattica per conquistare il potere. La politica non è solo amministrazione dell'ordinario. La politica è anche visione del mondo, di un altro mondo rispetto alla menzogna del migliore dei mondi possibili. Visione che non deve essere una costruzione statica e tesa all'ultraterreno. Non deve ridursi ad anelito e rifiuto di ogni realtà che non si conformi in modo duro e puro ai propri sogni. Se, con le dovute cautele, si può considerare il som-movimento scaturito dalle invettive di Beppe Grillo un primo, rozzo e insufficiente tentativo di costruire la nave del cambiamento, un gruppo come Movimento Zero, con Massimo Fini in testa, dovrebbe invece contribuire a stabilire dove la nave deve andare. Dovrebbe tracciarne la rotta.
Oggi occorre portare avanti delle idee. Idee che bisogna avere il coraggio di mettere in campo e concretizzare, sulla pubblica piazza, intercettandone gli umori e i bisogni (magari ancora inconsci). Io, simpatizzante di Movimento Zero ed estimatore di Massimo Fini, suggerisco tre passi. Primo, non si può desiderare un mondo diverso senza prima avere studiato e compreso quello vecchio, cioè quello odierno. Non solo nelle sue dinamiche storiche, ma soprattutto in quelle attuali. Secondo, bisogna riappropriarsi dello spazio della politica, che costituisce una sorta di perenne ed indispensabile passaggio intermedio. Insomma, è necessario impegnarsi rivoltando secondo i propri fini il discorso pubblico. Terzo, mettere insieme una visione più o meno organica di come vorremmo il mondo, per cercare di spiegarla in modo efficace e comprensibile a chi chiede risposte. Altrimenti tanto vale limitarsi a sognarlo ognuno nel salotto di casa.