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L'orgia del potere: il fascistoide Storace salva i cattocomunisti

di redazionale - 21/09/2007

Giri di valzer parlamentari salvano Prodi al Senato, ma il governo è politicamente finito.

Che non sia giunto il momento di andare oltre la destra e la sinistra, la democrazia procedurale e oligarchica?


Romano Prodi L’Unione sopravvive al Senato ritirando la propria mozione (sulla quale rischiava il tonfo) e grazie al regalo dei dissidenti d’opposizione riuniti intorno a Francesco Storace. Ma abbandona l’aula a pezzi (anche se per Prodi “la spallata è respinta”). L’Udeur annuncia: “La maggioranza non esiste più”, Clemente Mastella specifica: “Se va avanti così si va al voto in primavera, pure con questa legge elettorale”. Un invito che il Cav. raccoglie al volo: “Presto torniamo. Basta una piccola modifica alla legge”.
Alla fine di una seduta tanto lunga quanto estenuante l’unica risoluzione approvata è una parte di quella presentata dai riottosi ex margheritini Roberto Manzione e Wiler Bordon (sul congelamento degli incarichi). Il consesso che doveva decidere delle nomine Rai ha finito col certificare il dissolvimento dell’Unione a Palazzo Madama. D’altra parte il clima in Senato era cupo sin dal primo pomeriggio. Alle 14 l’Unione aveva già perso il voto di cinque senatori di area centrista – Dini e i suoi due parlamentari, più Marco Follini e Luigi Pallaro – a cui, a sorpresa, si aggiungeva il senatore Fernando Rossi, vicino al Pdci. Una situazione già pericolosa per la tenuta della maggioranza, anche se non si fosse voluto tener conto dell’incognita rappresentata da Bordon e Manzione. I due senatori avevano infatti accettato di votare con la maggioranza solo nel caso in cui l’Unione avesse a sua volta votato la loro mozione.
Questa la situazione quando il ministro della Giustizia e leader dell’Udeur ha fatto il proprio ingresso tra i banchi del governo. Clemente Mastella parla continuamente al telefono coprendosi la bocca. Poco fa ha dichiarato ai giornalisti che “se cade il governo si va alle elezioni” e probabilmente, anche se ha assicurato a Prodi il voto fedele dell’Udeur, già immagina quello che sta per succedere. Alle 15 la mozione della Cdl, firmata da Renato Schifani, non passa per un voto: 155 a 154. L’opposizione quasi esulta, fino a che il tabellone non rivela che ci sono dei “traditori”. Francesco Storace e i suoi due senatori, Stefano Losurdo e Stefano Morselli, sono assenti. Hanno salvato l’Unione dalla caduta plateale. In serata Gianfranco Fini dirà che “Storace si commenta da sé”, incorrendo nell’ironia del senatore ciociaro: “Io mi commento da solo, lui lo commentano tutti”.