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Israele: prove di guerra

di Giancarlo Chetoni - 22/09/2007

 

Israele: prove di guerra


Quando, intorno a Febbraio Marzo, Mosca avrà completato l’invio di 50 batterie di Pantsyr S1E a Bashir Al Assad, Damasco avrà a disposizione un altro sistema missilistico a breve raggio per scoraggiare Israele dal violare lo spazio territoriale della Siria o, peggio, di portare un’altra guerra aerea sul Paese a cui ha strappato con la forza nel ’67 le Alture del Golan decretandone poi l’annessione con un provvedimento legislativo della Kesnett.
Sistema d’arma esclusivamente di difesa, una batteria di Pantsyr è composta da 6 piattaforme mobili di lancio, montate su autocarri 8x8 Kamaz-6560.
La Siria ha già reso parzialmente operative 10 batterie.
A esaurimento della consegna Damasco avrà in postazioni carrate oltre 3.000 Pantsyr S 1E immediatamente pronti al lancio e le scorte di dotazione nel rapporto di 1: 3.
Il valore della commessa per la Rosobornexport, già oggetto di sanzioni economiche e finanziarie decretate dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti di Wastinghton, dimostratesi del tutto inefficaci ma che hanno ulteriormente peggiorato le relazioni dell’Amministrazione Bush con il Cremlino, questa volta si aggira sui 965 milioni di dollari. Ogni Kamaz 8X8 monta 12 missili a doppio stadio, a carburante solido, Pantsyr S1E con una portata di 20 km e 10 in altezza.
Un singolo missile pesa 65 kg , monta una testata da 19 kg e ha una velocità nell’intera fase di gittata di 1,1 km/ sec. Un proiettile cal 9x45 sviluppa una velocità iniziale alla bocca della canna di 250 mt/sec.
Il Pantsyr, 1SE è dotato di un eccellente radar di scoperta e di attacco, è fortemente insensibile a contromisure elettroniche e ha un altissima probabilità di centrare qualsiasi vettore in avvicinamento e in manovra attualmente a disposizione degli USA: missili cruise, bombe di precisione a guida laser e aerei d’attacco steelth F 117 e F 22. Gli F 16 e F 15 della Heyl Ha Avir, in queste condizioni, sotto la quota dei 10.000 metri andrebbero incontro a perdite difficilmente quantificabili nella misura del disastro militare e a quote superiori avrebbero enormi difficoltà operative per colpire con precisione ed efficacia qualsiasi obbiettivo militare pagante della Siria.
Insomma, da solo, il Pantsyr 1 SE ha creato dei grossi problemi militari e politici al Ministro della Difesa Barak e al Ministro degli Esteri Tizpi Livni oltre che di riflesso al Dipartimento di Stato Usa nell’intera area del Medio Oriente e anche più in là. Alle ore 23.05 del 5 Settembre 6 jets di Israele sorvolando il Mediterraneo da sud, come avevamo già anticipato hanno effettuato 2 incursioni, una su Latakieh ( struttura portuale fortemente difesa ) e l’altra, a più ampio raggio, verso il nord al confine della frontiera turco-siriana sulla località desertica di Tal Al Abiad per testare, secondo l’Ansa, i tempi di risposta della copertura radar e della difesa aerea e missilistica di Damasco.
All’Agaf ha Modi’in (il servizio militare di informazione di Israele) evidentemente su richiesta del Governo Olmert, serviva, si è ipotizzato, conoscere il livello di approntamento operativo delle batterie di Pantsyr S1E attualmente dislocate nella zona. Dei 6 F 16 I appartenenti alla 107° squadriglia d’attacco decollati dalla base aerea di Ramon, 2 si sono spinti su Latakia individuati da radar con una portata di 350 km P 35 M e dai radar delle batterie missilistiche degli S 200 ( portata operativa contro i B 1, B 2 e Awacs Usa di 300 km ) prima di essere presi in consegna, valutata la scarsa efficacia bellica degli intrusori, da un altro sistema di avvistamento, anche qui mobile , P 15 M del complessi antiaerei a breve- medio raggio S 125 M1 Pechora 2A. Anche se non si hanno notizie confermate la Siria potrebbe schierare oltre all’S 125 e S 200 anche il ben più moderno e temibile S 300 Pmu 2.
Un sistema d’arma di 4° generazione capace di costruire, se fornito in quantità adeguate, un muro di cemento armato contro qualsiasi aggressione esterna.
La Russia avrebbe inoltre trasferito a Damasco e a Teheran il più potente intercettore della sua aviazione, il Mig 31, in numero di 5 alla Siria e 14 all’Iran, dotato di radar a lunghissima portata e missili R 77 MA e CK 172 capaci di inseguire e distruggere in volo un bombardiere strategico, Steelth o un Awacs della US Air Force a 200 e rispettivamente 350 km di distanza.
Per ritornare al Mediterraneo gli F 16, abortito il tentativo di intrusione su Latakia, hanno fatto marcia indietro. Dall’aeroporto di Ramon, qualche ora più tardi sono decollati 4 F 15, dotati di un serbatoio supplementare agganciato sotto la fusoliera di 2.803 litri.
Il piano di volo prevedeva, come già anticipato su Rinascita, una lunga deviazione sul Mediterraneo in corrispondenza della costa libanese e siriana per evitare l’aggancio radar di Damasco con l’obbiettivo di raggiungere il confine tra Siria e Turchia e di entrare nello spazio aereo di Ankara mantenendo poi una rotta di navigazione lineare ovest-est che interferisse, per la frastagliatura dei confini, di volta, in volta, con la sovranità dei 2 Stati.
Contrariamente a quanto affermato da Debka, in assenza di una presa di posizione del Governo Olmert, non esiste certezza che il raid aereo della Heyl Hal Avir sia stato finalizzato all’accertamento del grado di operatività delle batterie di Pantsyr, né che la pattuglia dei cacciabombardieri F 15 abbia testato con emissioni jamming i Pantsyr S1E per la possibile neutralizzazione del sistema d’arma. Così come non esiste prova che la violazione dello spazio di Siria e Turchia fosse destinata a colpire il trasferimento in territorio libanese di missili contraerei Sa 18 per Hizbollah.
La posizione geografica di Tal Al Al Abiad, località desertica ai confini fra il sud-ovest della Turchia e nord-est della Siria, ne rende assurda la semplice credibilità.
Esiste invece il fondato sospetto che la violazione del confine siriano e turco degli F 15 sia stato programmato, nei piani del governo Olmert, per un obbiettivo molto più subdolo e politicamente pagante: creare un attrito tra i militari di Ankara, al comando della cricca Buyukanit, e il Governo Erdogan, sostenuto dall’AKP e dai suoi Alleati, che ha eletto il 15 Agosto di quest’anno Abdullah Gul 11° Presidente della Turchia.
Una provocazione capace di innescare un conflitto dalle conseguenze imprevedibili tra Esecutivo e Forze Armate storicamente legate alla Nato, agli Usa e a Israele. Un attrito tra Poteri dello Stato peraltro già da tempo ampiamente latente.
Il volo degli F 15, “ agganciati “ sul Mediterraneo dai radar e intercettati da una squadriglia di Mig 29 SMT della Siria, nell’attraversamento, a più riprese, dello spazio aereo di Ankara non ha provocato, come avrebbe dovuto, misure di allerta aerea e missilistica. Le forze armate turche, ignorando qualsiasi regola di sicurezza si sono semplicemente limitate a seguire sugli schermi radar l’intrusione israeliana. Elemento che fa sospettare l’esistenza di “relazioni”, tutt’ora operanti, anche se sotterranee, tra i “Guardiani della Costituzione” e Israele.
Il Governo Olmert vede la coalizione guidata dall’AKP di Erdogan come un ostacolo alla sua politica estera e militare in Medio Oriente, specie dopo il congelamento operato da Ankara nel campo delle relazioni tecnologiche-militari con Gerusalemme. Israele punta, nelle intenzioni, a favorire dall’esterno le condizioni di un intervento di Buyukanit nella vita politica turca, che isoli il Governo e Parlamento, e che offra l’opportunità a Usa e Nato, a corto di alleati in tutto il Golfo Persico, di utilizzare le basi aeree della Turchia per un attacco all’Iran. Le notizie che arrivano in queste ore sono tutt’altro che rassicuranti.
La condanna del raid dei cacciabombardieri con la “stella di david”, con l’inoltro di una nota ufficiale di protesta a Gerusalemme, una volta accertato lo sgancio e la caduta dei serbatoi supplementari dei 2 F 15 sul territorio della Turchia è stato espresso dal Ministro degli Esteri di Ankara il 7 Settembre alle ore 12.55 e pubblicato alle ore 13.00 dello stesso giorno dall’Agenzia Sana nel notiziario ufficiale. La flagrante violazione dello spazio aereo della Siria, al di là delle dichiarazioni ufficiali che Perez ha recentemente rilasciato nella sua visita al Quirinale e a Palazzo Chigi sulla pervicace volontà di Israele di puntare ad un accordo defintivo di pace con gli stati arabi confinanti, non può non assumere in realtà il significato, preoccupante, del lancio intenzionale, ancora una volta, del cerino acceso di Gerusalemme nella polveriera del Medio-Oriente.