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Voglio una vita impasticcata

di Emiliano Fittipaldi - 22/09/2007

 
I ventenni cercano una soluzione rapida e low cost al mal di vivere
 

Una confezione di ProzacFevarin, Dumirox, Sereupin, Eutimil, Zoloft. Nomi impronunciabili che centinaia di migliaia di italiani conoscono benissimo. Medicine che nel corso dell'ultimo lustro sono diventate famose e consumate quanto il Prozac, scorciatoie comode e low cost, accusano gli scettici, per chi soffre e non vuol sentire e affrontare il dolore. La depressione si allarga a macchia d'olio tra gli adolescenti e la generazione a cavallo tra i venti e i trenta, e la soluzione più gettonata è lo psicofarmaco.

Secondo le statistiche del progetto Arno, in Italia nella fascia d'età compresa tra i 19 e i 44, una ogni 18 donne prende pasticche e gocce. Nei maschi la percentuale si riduce, ma il dato resta impressionante: un uomo su 33 fa regolarmente uso di psicofarmaci (vedi tabella in alto). Un disagio generazionale crescente che ha convinto molti atenei ad aprire centri di ascolto sul modello dei counselling anglosassoni. In pochi anni gli psicologi e gli psichiatri hanno avuto un enorme boom di richieste, tanto che le liste d'attesa possono durare settimane.

Gli studenti discutono dei loro disturbi persino in forum ad hoc su Internet. "I segni di un'infelicità diffusa", racconta Paolo Valerio, ordinario di Psicologia clinica alla Federico II che quest'anno ha effettuato 224 colloqui con oltre cinquanta studenti: "Anche i docenti più attenti possono accorgersi dei disturbi. Da semplici blocchi dell'apprendimento a problematiche più serie di tipo relazionale. I casi più diffusi riguardano questioni edipiche, sintomi fobico-ossessivi, presenza di disturbi legati all'alimentazione e all'identità psico-sessuale". A Napoli il centro è stato usato anche da decine di giovani con tendenze transessuali, ma gli psicologi danno una mano anche agli allievi dell'Accademia aeronautica di Pozzuoli. "Ragazzi sani che aiutiamo ad adattarsi alla nuova vita militare".

Uno spaesamento devastante può invece investire i fuorisede, che senza famiglia e senza amici sono tra i più soggetti a crisi depressive e d'identità. All'uscita i laureati possono avere disagi causati dalla mancanza di prospettiva lavorativa, dall'impossibilità di creare una vita autonoma e dalla distanza tra ambizioni e realtà. A Valerio gli psicofarmaci non piacciono, ma ammette che l'uso è in trend esponenziale. "Si semplifica qualsiasi malessere, si medicalizzano persino la melanconia e la tristezza. Si prescrivono antidepressivi anche se il paziente è normalmente dispiaciuto per un lutto di una persona cara. Si vuole una soluzione senza il rischio di mettersi in gioco con una psicoterapia lenta e difficile, si rifiuta un impegno emozionale".

Soprattutto le donne usano le sostanze psicotrope per combattere stress e disturbi della personalità. Senza alcun controllo: il collettivo studentesco della facoltà di Psicologia della Sapienza ha denunciato che persino gli studenti di psicologia fanno uso di psicofarmaci in quantità industriali "senza neanche andare dal dottore", e hanno chiesto al preside l'apertura di uno sportello informativo per combattere il fenomeno.

A Milano gli studenti della Bicocca hanno messo in piedi un forum in cui si chiacchiera anche delle esperienze con il Dumirox e il Prozac. Molti li hanno provati, altri li assumono regolarmente. "Ti senti allegro, ma sai che non dovresti esserlo, come se ti fosse imposto dall'esterno," racconta un ragazzo: "Il mio psichiatra mi ha detto: 'È normale'. Sono andato avanti per due anni". Mathi, dopo due anni di psicoterapia, affianca i farmaci, e ammette: "La mia vita è cambiata davvero, come aveva promesso il medico. Le pillole hanno cancellato le mie paure". Nel capoluogo lombardo sono soprattutto le donne ad assumere antidepressivi, anche se solo il 20 per cento ha davvero una malattia mentale. C'è chi parla dei farmaci che agiscono sulla serotonina come "di una vera e propria manna dal cielo". Il professor Giuseppe Remuzzi qualche mese fa sosteneva che anche i genitori premono per il consumo dell'antidepressivo, e se il medico non lo prescrive sono pronti a bussare a un'altra porta.

L'uso smodato può iniziare da piccolissimi e continuare prendendo l'antidepressivo di mamma e papà.

Gli psicofarmaci sono usati anche come droghe ricreazionali
: secondo l'Istituto superiore di sanità antidepressivi ed eccitanti sono le sostanze preferite dopo cocaina ed ecstasy. E per i giovani di Bolzano sono quasi una moda: in un sondaggio della Provincia il 56 per cento del campione di lingua italiana ha ammesso di assumere farmaci, pur senza un disturbo conclamato, una volta a settimana.

Da Bari a Venezia, da Palermo a Torino il numero di studenti che cerca conforto nei consultori psicologici cresce in continuazione. Fiorella Giusberti, responsabile dei servizi di aiuto psicologico dell'Università di Bologna, riceve con il suo staff oltre 400 allievi l'anno. Ai soggetti con disturbi gravi vengono anche prescritti medicinali. "Sono circa il 5 per cento", spiega: "Sono aumentati moltissimo negli ultimi cinque anni. Se l'abuso è deprecabile, a volte accoppiare alla terapia l'assunzione di un farmaco è inevitabile. Serve anche per consentire una psicoterapia efficace". Il corto circuito, dice Giusberti, è provocato dal tipo di sofferenza dei giovani: vuoto interiore, mancanza assoluta di introspezione. A ogni crisi, la pillola è il miraggio di una risposta efficace e veloce. Il disagio è diffuso: all'ateneo di Roma 3 le richieste di consultazioni sono aumentate del 70 per cento, la lista d'attesa è di un mese. E chi aspetta troppo a volte tenta la strada del farmaco.