Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / V-Day: un bilancio per Movimento Zero

V-Day: un bilancio per Movimento Zero

di a.m. - 23/09/2007

     

 

Active Image

Il “fenomeno Grillo” sta impazzando. Ma come la maionese, rischia di impazzire. Perché il suo programma (non è vero che non ce l’ha: nella sue Primarie dei cittadini  e nel pulsante mondo dei Meetup locali, oltre alla legalità formulata nella proposta di legge del V-Day, ci sono punti che spaziano dall’energia all’ambiente, dalle tecnologie al precariato, dalla partecipazione fino alle monete locali e alla decrescita) è tutto centrato sull’oggi, sull’adesso. Da un punto di vista politico, questo ha un’enorme forza trascinante. Di qui il suo successo, preparato da anni di mobilitazione paziente (e ignorata dai media) dei suoi gruppi sul territorio, ed esploso grazie all’intercettazione del diffuso stato d’animo di aperta rivolta contro la partitocrazia.
Ciò che manca ai fan di Grillo, come suggerisce fra le righe Milioni, è una prospettiva a lungo termine, delle idee di fondo che ispirino la loro spinta all’azione. Un handicap che, secondo chi scrive, è l’esatto rovescio del nostro, di Movimento Zero: noi abbiamo una grande visione, ma senza l’applicazione “pratica” alle questioni attuali.
Sono arrivati vari interventi da parte vostra su questo tema. Raffaello Conti, dal Veneto, denuncia il fatto che “ancora una volta  la cosiddetta ‘Politica’ dimostra di non aver capito niente, sorda e cieca ad ogni richiamo e richiesta di cambiamento, totalmente autoreferenziale”. La politica dei partiti non capisce che la gente è stufa non di questo o di quello, ma di tutto e di tutti. E va imperterrita per la sua strada: “la proposta indecente che sempre la ‘Politica’ dice di fare, con l’aiuto di schiere di pennivendoli al suo servizio, è l’ennesima promessa che cambierà: il solito trucco di gettare fumo negli occhi con qualche insignificante ritocco per guadagnare tempo, nella speranza che tutta questa sana, doverosa protesta passi per poi continuare come sempre, nella nefasta e gattopardesca abitudine di questo Paese di cambiare tutto per non cambiare nulla”. Conti promuove a pieni voti la sollevazione made in Grillo, insomma.
Antonio Gentilucci dalle Marche mette a fuoco invece un aspetto certamente molto significativo e su cui riflettere: “Una cosa mi ha impressionato subito, guardando in televisione alcuni spezzoni dello show di Beppe Grillo al Vaffa Day a Bologna: la platea non era composta prevalentemente di giovani,  under 40, diciamo. Era composta quasi esclusivamente di giovani. … Mi è venuto spontaneo confrontare quella di Bologna con le piazze che si vedono solitamente: quelle messe su dai partiti, o dai sindacati. Sono piazze che invece invecchiano anno dopo anno, perché gli organizzatori sono costretti a spremere sempre i soliti, irreggimentati e sindacalizzati di altre epoche, di un mondo che non c’è più. I partiti e i sindacati, notoriamente, hanno gravissimi problemi nel reclutare e tesserare giovani”. E’ vero: la stragrande maggioranza degli appartenenti ai Meetup sono composti da giovani dai 18 ai 35 anni. Giovani, aggiungiamo noi perché ne conosciamo alcuni, che da un punto di vista “ideologico” sono vergini o comunque assolutamente lontani dalla solita politica. Sono la generazione cresciuta a forza di consumismo, pubblicità e pensiero unico del Mercato, ma che covano un’oscura insoddisfazione ancora non elaborata. Gentilucci continua sostenendo che “chi paragona questo periodo di burrasca per il Palazzo all’epoca di Mani Pulite è in errore: allora la burrasca soffiava dai grandi giornali, dai giornalisti affermati, dagli ambienti finanziari anche: è sembrata una rivoluzione, era solo un riassestamento all’interno del Sistema”.
Gli fa eco Marco Francesco De Marco da Napoli: “Le 300 mila persone coinvolte da Grillo cosa vogliono? Protestare contro la “partitocrazia”? Niente di più gradito al Sistema, che per la verità prima di Grillo ha favorito l’attacco ai politici con La casta di Stella e Rizzo, giornalisti del Corsera... Ormai tutti sappiamo che il barbiere di Montecitorio guadagna 130 mila euro, e Napolitano più dell’Imperatore del Giappone. E allora? E’ sempre stato così dal 1945, quando da Yalta hanno installato una classe politica diretta dagli USA, ma ce lo ricordano quando devono lanciare offensive predatorie, ed espropriare l’Italia dai propri beni con l’aiuto dei servi di sempre: magistrati, giornalisti, intellettuali. E così, i politici messi lì dalle oligarchie finanziarie, diventano il Capro Espiatorio. La folla inferocita tira monetine e plaude alle invettive dei demagoghi. E i bancusurai ci schiavizzano ancora di più. ... Siamo costretti a lavorare come animali per pagare il 60% dei nostri guadagni, a causa di un debito pubblico generato dall’usura che Bankitalia e BCE praticano contro gli Stati ed i popoli, e questi continuano a parlare di Previti? Perché non ha nominato Draghi? Grillo ha scelto l’obiettivo più facile con un linguaggio ‘rozzo ed insufficiente’ come dice giustamente Milioni: ‘la politica la dovete fare voi, sull’autobus, mentre fate la spesa’”. 
Da parte nostra diciamo questo. Grillo ha fatto un semplice calcolo: la gente è incazzata nera perché non si sente rappresentata dai partiti. Ha centrato il suo exploit sapientemente organizzato su un sentimento elementare e trasversalmente condiviso: l’antipartitocrazia. Da un punto di vista comunicativo e politico, è un calcolo giustissimo. E’ vero che questo non sfiora quella sorta di Potere parallelo e intoccabile che il sistema industriale-bancario (il vero Potere). Ma se voleva riempire le piazze, doveva far appello a ciò per cui il popolo freme, non per ciò che nemmeno sospetta nell’anticamera del cervello. Doveva mirare alla pancia. Ora il punto è: ma quei circoli grilleschi sparsi sul territorio (migliaia di persone in tutte Italia) e tutti coloro, veramente tanti se si pensa all’ostracismo mediatico del pre-8 settembre, che hanno fatto la fila ai banchetti, vogliono un vero cambiamento? E torniamo al punto di partenza. Senza un progetto a lungo raggio che passi dalla messa in discussione del totalitarismo del Mercato, senza idee di ampio respiro che ci contrappongano all’ideologia unica “consuma, produci, crepa”, la salutare pulsione di rivolta di questi giorni rischia di finire nel cesso della Storia alla prima elezione utile.
De Marco conclude negando che il vero problema siano i politici. Sottoscriviamo. Tuttavia è sotto gli occhi di tutti che il popolo degli arrabbiati, della casa putrescente  della società schiavista, vuole scrostare la facciata. Far saltare le fondamenta richiede una consapevolezza che si deve ancora formare, e per farlo occorrerà che la rabbia cresca, per gradi, col tempo. Come scrive Gentilucci: "Qui lo scontro, se ci sarà, sarà veramente radicale, epocale. Non riguarda solo l’attuale sistema politico, ma tutto l’establishment politico economico e finanziario. E’ la tabula rasa. Il compito non è certo facile (nel breve e medio periodo, almeno),  ammettiamolo, ma da quanto non vedevamo in piazza tutte quelle facce nuove, spesso ancora sbarbate? Sono facce di persone che non hanno fretta". Ora: è sempre dalla pancia, mai dalla testa, che la mano di una collettività va al piccone per l’abbattimento. La pancia ora dice: no ai partiti. Intanto cominciamo da qui? (a.m.)