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Marchionne, Veltroni e il “Corriere della Sera”

di Carlo Gambescia - 24/09/2007

 

L’intervento di Sergio Marchionne al convegno della rivista “Industria”, pubblicato ieri dal Corriere della Sera è interessante per due ragioni
La prima perché consente di scoprire quanto sia ristretto il mondo intellettuale di un “grande manager”… E di conseguenza quanto poco ci si possa aspettare, in termini di aperture culturali, da un personaggio come Marchionne che gravita, a livello di “Grande libro delle citazioni", tra Mel Gibson, Machiavelli e Dickens. E che sul piano sociologico, punta sulla forza dell’esempio dei capi, "come nel film Braveheart"... Un’opera filmica, come tutti sappiamo, da annoverare tra i classici della sociologia del lavoro. Complimenti.
La seconda ragione - più importante - è che manca una definizione di capitalismo. Marchionne si guarda bene dall’offrirne una ai lettori. Parla genericamente di un capitalismo liberale che “deve difendere chi è colpito dal cambiamento”. Senza però spiegare come. Mentre al tempo stesso magnifica quella “concorrenza globale” che in realtà distrugge posti di lavoro e impone tagli allo stato sociale.
In buona sostanza, l’intervista è una stampella politica per il nascente Partito Democratico. Priva di veri contenuti economici e sociali, per un verso rispecchia la vaghezza programmatica del nuovo partito di Veltroni e Rutelli. E per l’altro, la necessità di nascondere dietro una cortina fumogena di parole, il consolidamento, in atto, della nuova alleanza tra Fiat e gli “emergenti” del PD come Veltroni.
Il tutto, ovviamente, con la benedizione dell’ultraliberista Corriere della Sera. Che come è noto è - e da sempre - dalla parte del popolo…
Riletture.
Circa intervento del Papa sui limiti della logica capitalistica del profitto, rinviamo i lettori al nostro commento di martedì 9 gennaio 2007: Le critiche di Benedetto XVI al capitalismo. Alcune osservazioni .