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No all'incenerimento ed alle megadiscariche per la difesa di salute, territori e beni comuni

di redazionale - 24/09/2007

 




Appello per una mobilitazione nazionale a Napoli per il 13 Ottobre 2007

Il "caso Campania" è diventato sui media italiani ed internazionali un
simbolo di cattiva gestione, di malaffare, di clamoroso fallimento per
un'intera classe dirigente che dovrebbe solo dimettersi, incapace di
articolare un piano di smaltimento dei rifiuti minimamente razionale ed
efficente e di sottrarre il territorio all'azione delle ecomafie ed alla
voracità di profitto dei potentati economici.
Con i numeri sconcertanti del disastro ambientale e sanitario ( il 43%
del territorio nazionale inquinato, esclusa la Sardegna, si trova in
Campania, nei comuni dove sono presenti discariche legali e illegali c'è
un rischio di malformazioni congenite del'84% in più, in Campania
secondo i dati dell'OMS vi è un aumento dell'incidenza tumorale del 12%)
si è alimentata una retorica cinica e rassegnata sull'eterno degrado del
meridione italiano, su una sorta di cronica e quasi "antropologica"
incapacità di tutelare il bene comune.

La realtà però è più complessa:
nel dramma campano, intrecciati con le servitù sociali che affondano le
radici in tutto il secolo scorso, si manifestano gli aspetti più
aggressivi della modernizzazione autoritaria e liberista. Una minaccia
sul presente e il futuro delle nostre comunità, un monito contro
popolazioni, cittadini e comitati che resistono alla devastazione del
territorio, dai No-Tav al No-Mose, dalla battaglia contro le centrali
turbogas alla smilitarizzazione del territorio fino alla difesa dei beni
comuni come l'acqua pubblica.

Innanzitutto un capitalismo parassitario, incontrollato e
autodistruttivo, disponibile a sventrare il territorio per massimizzare
i profitti: in Campania al disastro nella gestione dei rifiuti solidi
urbani si somma uno smaltimento abusivo di enormi dimensioni di rifiuti
tossici e industriali che va avanti da decenni. Larghe fette del
territorio sono state svendute alla funzione di pattumiera di cicli
produttivi inquinanti per ammortizzarne significativamente i costi
economici. Con un giro d'affari per miliardi di euro, non è eccessivo
rimarcare che oggi la "pattumiera campania" contribuisce in maniera
significativa al mantenimento del tasso di profitto e alla composizione
del Pil nazionale! Come vi contribuisce del resto con una mano d'opera
ancora sottopagata e a nero e con la forza lavoro migrante meridionale
che ha ripreso ad aumentare in maniera esponenziale. Un ruolo garantito
da comitati d'affari legali ed "extra-legali", ma anche dal ceto
politico locale e nazionale.
Un destino simile a quello di parecchie aree del Sud del mondo, come la
Somalia, zone magari in ombra rispetto all'attenzione dei media
mondiali. La logica, del resto, è la stessa delle continue aggressioni
militari finalizzate allo sfruttamento incondizionato delle risorse
ambientali ed energetiche.

Altro elemento chiave è la questione democratica, sempre più svuotata di
contenuti e strettamente connessa all'emarginazione dei ceti subalterni.
In Campania, in circa 14 anni di commissariamento "straordinario" sulla
gestione dei rifiuti, la "politica dell'emergenza" è diventata una
strategia, un dispositivo per drenare soldi pubblici sottraendo le
scelte ad ogni espressione di volontà popolare. Da Rastrelli a
Bassolino, dal centrodestra al centrosinistra, un accordo trasversale e
consociativo ha espropriato ogni luogo democratico per consegnarsi agli
interessi di comitati d'affari come il gruppo Romiti (oggi sotto
inchiesta della magistratura). In più, la resistenza sociale contro gli
inceneritori mortiferi e le mega-discariche, viene diffamata come
rigurgito egoistico e localista, incapace di un discorso pubblico
generale, quando non addirittura finacheggiatrice di interessi mafiosi.
Un incredibile ribaltamento di ruoli, se pensiamo all'illegalità di
molte scelte istituzionali, come le discariche di immondizia "tal
quale", o la scelta di aree protette e cave precedentemente sequestrate,
dove gli sversamenti commissariali finiscono per funzionare da sanatoria
di quelli abusivi, ricoprendo e quindi occultando definitivamente i
precedenti sversamenti tossici altamente inquinanti.
Il muro di gomma dei poteri e degli interessi continua così a ostacolare
una messa in discussione vera del piano rifiuti, una valutazione
autentica delle alternative possibili nel rispetto di salute ed ambiente
e garantisce invece la riproduzione di gruppi dirigenti delegittimati
dalla gente e dai fatti.
E' questa una condizione emblematica di quello che in diverse forme
avviene in tutto il paese:
l'autismo dei poteri forti prevarica i voleri delle comunità e porta
avanti una gestione del territorio fondata esclusivamente sull'
utilizzo di inceneritori e discariche, costruzione di centrali
termoelettriche a olio combustibile, a carbone, a turbogas, progetti di
rigassificatori oltretutto ancora da sperimentare, proliferazione di
insediamenti industriali altamente inquinanti e nocivi in aree
urbanizzate e a ridosso di aree agricole. La politica delle grandi e
piccole opere che vede una sostanziale continuità tra Berlusconi e
Prodi. In un contesto in cui corruzione, commissariamento dei poteri
democratici, istituto della "concessione" in regime emergenziale,
diventano altrettante strade per tutelare l'arricchimento privato contro
il benessere collettivo.

Una situazione che accomuna le battaglie dei comitati ambientalisti
campani a quanti, dalla Val di Susa e Vicenza fino alla Sicilia, si
scontrano con l'impermeabilità della decisione istituzionale rispetto
alla volontà delle comunità. Una situazione che ha spinto comunità,
comitati e associazioni a riunirsi nel patto di mutuo soccorso ed a
produrre dal basso un nuovo discorso pubblico, autonomo in difesa dei
beni comuni. Una solidarietà e una condivisione che si è già espressa
anche a Napoli nella manifestazione nazionale del 19 maggio.

In questo quadro, tra i momenti chiave che nell'autunno attendono il
movimento nazionale, c'è "l'inaugurazione" dell'inceneritore di Acerra
prevista in ottobre. Bloccare questo passaggio scellerato è fondamentale!
Stiamo parlando dell'inceneritore più grande, inquinante e obsoleto
d'Europa in una cittadina assurta a simbolo della devastazione
ambientale, che per un colmo paradossale e beffardo è stata riconosciuta
"Comune in emergenza diossina" già al tempo del governo Berlusconi...In
questi giorni è stato chiuso l'inceneritore di Montale (Pistoia) per
immissione di sostanze tossiche fuori norma, poche settimane fà la Corte
Europea ha condannato Brescia per il suo inceneritore costruito senza
una vera valutazione d'impatto ambientale, mentre giorno dopo giorno
vengono alla luce nuove informazioni scientifiche sul carattere
mortifero di questi impianti, non solo per la diossina ma anche per
l'impatto delle patologie da nanoparticelle e per il difficile
smaltimento delle polveri residue (circa un terzo della spazzatura
bruciata si trasforma in ceneri altamente tossiche da smaltitre
discariche speciali
Acerra, inoltre, è davvero un simbolo della privatizzazione delle forme
di governo pubblico: l'appalto che consegnò alla FIBE, oggi sotto
processo ma comunque a lavoro in quel cantiere, lo smaltimento del ciclo
rifiuti, le delegò anche la scelta dei territori dove dislocare gli
impianti!

Quest'inaugurazione avverrebbe in contemporanea allo sblocco dei
progetti di incenerimento in Sicilia e al rilancio degli altri
inceneritori in Campania, da quello di Santa Maria la Fossa (Ce) alle
rinnovate indicazioni in tal senso del sindaco di Salerno sul proprio
territorio.
Il mega-inceneritore di Acerra è una minaccia per tutta la regione, il
fondamento di un piano rifiuti inquinante come quello attuale, una
barriera potenzialmente insormontabile per l' avvio di una seria
politica della raccolta differenziata, perchè diventerebbe
automaticamente antieconomico.
Ma soprattutto rappresenta l'estrema ancora per il mantenimento di una
gestione istituzionale che, pur delegittimata dal disastro attuale, ha
già annunciato l'arrivo di circa 30 miliardi di euro(!) per le
"politiche ambientali". Un enorme pioggia di denaro, dalla nuova gara
sullo smaltimento dei rifiuti alle bonifiche. Risorse che rischiano di
essere nuovamente gestite e sprecate secondo le pratiche opache che da
quasi trent'anni (commissariamento alla ricostruzione del terremoto e
poi commissariamento all'emergenza rifiuti) asfissiano la regione, con
effetti distruttivi sulla qualità della vita sociale e della salute. Ne
sono un esempio i “progetti pilota sulla raccolta differenziata” appena
partoriti dalle istituzioni campane che, coinvolgendo strumentalmente
settori di associazionismo cattolico e di volontariato, oltre a
costituire il chiaro tentativo di alimentare divisioni nel movimento,
presagiscono pericolosamente un piano rifiuti dove la raccolta
differenziata, lasciata al privato, diventa solo una operazione
demagogica e di facciata invece di una vera alternativa alla politica di
incenerimento.

La Rete campana dei comitati in difesa della salute e dell'ambiente, che
in questi mesi ha connesso le resistenze sociali da Serre a Terzigno, da
Giugliano a Lo Uttaro e Napoli, insieme alla Rete nazionale Rifiuti
Zero, rivendica una radicale alternativa alle scelte attuali, la
partecipazione, il controllo. Chiediamo di abbandonare inceneritori e
megadiscariche per:
- Investire da subito in forme generalizzate di raccolte “porta a
porta”, a partire dalla frazione putrescibile e con finalità di riciclaggio.
- Chiudere con le fallimentari gestioni dei commissari straordinari,
costosissime e antidemocratiche.
- Restituire - dovunque sia stato calpestato - il potere di
programmazione e di gestione alle comunità attraverso un percorso di
reale partecipazione democratica e dal basso, previsto anche nelle
convenzioni europee (Aarus, Alborg) e sistematicamente violata.
- Chiudere da subito e totalmente – senza deroghe di sorta - con la
truffa dei sussidi all' incenerimento (Cip 6 e Certificati Verdi )
- Puntare alla riduzione a monte dei rifiuti e far decollare davvero
produzioni pulite, progetti estesi di riciclaggio e di compostaggio,
sostituire gli inceneritori con sistemi di trattamento
meccanico/biologico TMB
- Il monitoraggio costante contro gli sversamenti abusivi e
un'operazione trasparente di bonifiche del territorio, sotto controllo
pubblico. Tutto ciò consentirebbe di creare anche migliaia di nuovi
posti di lavoro.
Al tempo stesso sono indispensabili finalmente norme nazionali come
quelle sugli imballaggi per perseguire l'obiettivo progressivo dei
rifiuti zero, gia adottato da molte grandi città e stati. Un obiettivo
realizzabile a patto di abbandonare l'ideologia della crescita
indifferenziata che è distruttiva dell'ambiente e della salute. Un
alternativa praticabile anche in Campania, dove, a dispetto della
propaganda più opportunista, ovunque è stato applicato un progetto serio
di raccolta differenziata porta a porta (da Acerra a Grumo Nevano) ha
prodotto risultati considerevoli in brevissimo tempo.
La continua mobilitazione delle comunità e delle realtà di base,
malgrado le campagne intimidatorie della stampa, una dura repressione e
l'autoritarismo del potere, ci dimostra che le popolazioni non hanno
smesso di credere nel proprio ruolo e nella fattibilità delle
alternative. Nell'affermare il diritto di resistenza delle comunità,
facciamo appello ai comitati di cittadini, alle comunità resistenti,
alle reti nazionali (acqua pubblica, No centrali, No elettrosmog, NO
Mose, NO Tav, No Dal Molin, Altragricoltura), ai movimenti, al mondo del
lavoro, all'associazionismo, per costruire una mobilitazione nazionale a
Napoli il 13 Ottobre prossimo.
Per dire no all'apertura del mega-inceneritore di Acerra e alla
devastazione ambientale, per un piano rifiuti radicalmente diverso senza
inceneritori e megadiscariche, scritto con la partecipazione di comunità
e comitati in lotta. Con una piattaforma comune che, insieme alle altre
mobilitazioni dell'autunno, dai No-Tav, ai No Dal Molin, abbia come
obiettivo primario nello scontro per un altro modello di sviluppo, il
rilancio del protagonismo popolare e della democrazia dal basso in tutte
le scelte decisive sul futuro delle comunità, sulla salvaguardia dei
territori, della salute e dei beni comuni!


Rete Campana dei Comitati per la difesa della salute e dell'ambiente
Rete Nazionale Rifiuti Zero

Per info/contatti/adesioni: retecampanasaluteambiente@noglobal.org --- 3477876909


Prime adesioni: Comitato contro il megainceneritore di Acerra,
Coordinamento comitati emergenza rifiuti - Caserta, Coordinamento dei
comitati per la difesa del territorio Area Vesuviana, Comitato Serre per
la vita, presidio contro la discarica di SerreComitato Carmine Iuorio
23 febbraio - Campagna, Coordinamento Uniti Per L'ambiente - Giugliano,
Qualiano, Villaricca, Comitato salute / ambiente –Salerno, Assise
cittadina per Bagnoli, Coordinamento dei comitati per l'acqua di Napoli
e provincia, Comitato in difesa del vallone di San Rocco, Comitato
contro la centrale di Vigliena, Comitato acqua pubblica Salerno,
Comitato di lotta delle vele di Scampia, Comitato contro il
termovalorizzatore di Salerno, Comitato "Rio Corbore" Ischia, Rete
campana salute ambiente.

RdB Precari Autorganizzati (Banchi Nuovi, UdN, MdA Acerra B. Buozzi),
Conf. COBAS, RdB/CUB Campania,, MdA Storico Ex Macello, Assise di
Palazzo Marigliano, CSOA Officina 99, Laboratorio Occupato SKA, CSOA
DAMM, Laboratorio Occupato Insurgenzia, Red Link, Sinistra Critica, Il
PMLI Campania, Ass. Attac – Fronte Popolare Giugliano, Area Antagonista
Campana

Coordinamento Dei Comitati Della Piana-Firenze, Prato, Pistoia, La Rete
ambientalista della provincia di Alessandria, I Coordinamento dei
Comitati della Fraschetta, Medicina democratica Movimento di lotta per
la salute, Assemblea del presidio permanente “Giulio Maccararo” Montale
(PT), "Collettivo liberate gli Orsi" Pistoia, Alternativa Comunista,
Comitato “le nuove resistenze”, Presidio permanente No Dal Molin,
Comitati NO TAV, Coordinamento siciliano dei comitati contro gli
inceneritori