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Ripartire dal basso (subito)

di Pierluigi Paoletti - 24/09/2007

 

 

Dopo mesi passati a rassicurare i mercati Paulson e Bernanke si sono alzati una calda

mattina di agosto e hanno deciso di iniziare a tagliare i tassi sul dollaro …zac! -0,5% e poi a

settembre un’altra volta …zac! ancora -0,5%

A luglio i mutui subprime erano solo una pallina di neve che stava iniziando a rotolare (ma

era iniziata già a febbraio), adesso scopriamo che è una valanga. Oh… intendiamoci, non è

che la colpa sia proprio tutta di questi mutui, ma sono stati solo la goccia che ha fatto

traboccare il vaso. Countrywide e Northern Rock sono le due banche, una americana e

l’altra inglese da cui è partita tutta questa sfiducia nel sistema bancario. Ma la cosa più

esilarante, conviene prenderla a ridere per non piangere, è che la sfiducia nelle banche è

proprio delle banche stesse, che non sapendo cosa hanno combinato le proprie sorelle in

ambito derivati, non si prestano più il denaro fra di loro costringendo le banche centrali a far

fare turni di 24 ore alle stamperie di carta colorata chiamata dollari o euro.

Questo conferma quello che vi avevamo detto sul fatto che le nostre care banche sono tutte

coinvolte, anche se non ufficialmente, perché usano prodotti e società di comodo per non

lasciare traccia. Adesso il giochino che ha fatto straguadagnare per 5-6 anni gli è scoppiato

in mano e nessuno sa chi e quanti sono moribondi -molti hanno perdite potenziali che non

divengono effettive fino a quando non vendono e non trovando compratori sono costretti a

tenersele nascoste- fino a quando non scadono i prestiti con i quali hanno iniziato questo

giochino e allora, solo allora, si vedranno i risultati.

Il fatto è che anche ieri sera Bernanke ha dovuto ammettere che la crisi è più grave di

quanto avessero previsto e questo spiega il repentino cambio di politica monetaria che ha

portato in un mese a ridurre i tassi dell’1%. Noi sapevamo e vi avevamo preannunciato che

sarebbe accaduto, ma la velocità con cui è avvenuto ci ha lasciato perplessi e che lascia

trasparire che siamo proprio vicinissimi al momento in cui i nodi stanno venendo al pettine.

Bernanke e Paulson sono tra l’incudine e il martello: scegliere di tenere ancora il dollaro

malato in vita o lasciare alla sua fine il biglietto verde e (cercare di) salvare la credibilità del

sistema bancario. E’ evidente che stanno lavorando sulla seconda opzione anche se il loro

operato avrà ripercussioni enormi su materie prime e quindi sull’inflazione.

Infatti il dollaro ha perso su tutte le valute (eccetto quelle asiatiche che stanno attutendo il

disastro) e il dollar index ha infranto il fatidico minimo

Mentre il petrolio ha raggiunto i suoi massimi storici

Seguito a ruota dall’oro

E da tutte le altre materie prime.

La Cina in questo frangente coglie l’occasione per vendere dollari e comprare euro

attaccando così al cuore commerciale l’Europa fino ad oggi piuttosto risparmiata.

Se attualmente il maggiore mercato della Cina sono stati gli Usa, ora, con la crisi del

cunsumatore americano, stanno sferrando l’attacco verso di noi per distruggere il nostro

commercio (più di quanto non lo sia già).

Prepariamoci allora ad una nuova e più forte invasione dei prodotti cinesi, che non pagando

stipendi (10% di quelli europei) tasse e imposte sull’inquinamento non hanno rivali, alla

faccia del “libero” mercato, figuriamoci ora con un cambio così favorevole….

Quindi lo scenario del futuro si preannuncia iperinflattivo (più di quanto non lo sia già) con

una crisi economica alle porte piuttosto pesante, un amico ci ha mandato i dati delle aziende

artigianali chiuse dal 2001 ad oggi a Prato (-23,2%) e a Empoli (-22,1%), ma pensiamo che

siano più o meno simili in tutta Italia.

Esportare non sarà più possibile ed i mercati interni saranno invasi da prodotti asiatici a

basso costo e scarsa qualità.

I consumatori diranno: bene, finalmente una boccata di ossigeno…e invece no perché

mancheranno i soldi per comprarle visto che le aziende chiudono.

Ma vi ricordate…a fine anno Prodi non disse che questo doveva essere l’anno della

riscossa? Mah, forse stava parlando della Cina….

In questo caos economico, valutario, di tassi ecc. dove cerchiamo di mettere un poco di

ordine ogni settimana, emerge sempre più chiaro il fatto che la politica, avendo abdicato

tutti i suoi poteri ad organi sovranazionali come la bce, la commissione europea, il wto, la

banca mondiale ecc., non può fare assolutamente niente se non l’ordinaria amministrazione.

L’altra mattina abbiamo sentito alla radio in una trasmissione sulle tasse Padoa schioppa

dichiarare che lo stato è come un condominio e il governo un amministratore che raccoglie

le tasse per dare i servizi ai condomini. Metafora azzeccatissima, peccato che ha omesso di

dire che per mandare avanti questo “condominio” l’amministratore ha bisogno di oltre la

metà di quello che i poveri condomini riescono a produrre e la pressione fiscale ha

raggiunto livelli tali che fino a settembre compreso i condomini lavorano per i “servizi

condominiali” e da ottobre in poi per le loro famiglie.

La politica (destra, centro e sinistra) è diventata un unico magma informe formato da

comitati di affari che si spartiscono come avvoltoi, ciò che è rimasto del nostro bel paese.

Allora ha ragione chi dice che dobbiamo riprenderci la politica, ma aggiungiamo noi anche

le sovranità perdute (monetaria, alimentare, della salute) senza le quali i poteri della politica

sono pari a 0.

E si parte dal basso molto tranquillamente e pacificamente, facendo (contro)informazione,

capendo i meccanismi che muovono questo nostro, sempre più pazzo, mondo.

Poi le soluzioni arrivano da sole come i Buoni Locali di Solidarietà che attualmente

vengono usati da un quartiere di Roma Acilia (gli ecoroma), e da uno di Napoli,

l’Avvocata, (gli SCEC) ma ormai si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta la città e nel

resto dell’Italia.

Lo Scec tra l’altro è al centro dell’attenzione mediatica: giornali e televisione hanno parlato

e parlano di questo esperimento che sta dando incredibili risultati e che mira a riprendere un

po’ di potere di acquisto che ogni giorno diminuisce sempre più, ricostruire l’economia

locale, il commercio, l’artigianato, creare posti di lavoro e serve anche per non perdere le

radici. Tutto questo non significa rinchiudersi, fare protezionismo, ma solo cercare,

attraverso questi semplici strumenti, di ritornare ad essere attori-attrici delle nostre vite e

aiutare le nostre comunità spaesate (è proprio il caso di dire) in questo vortice di repentino

cambiamento.

Partire dal basso significa anche riprendere anche la politica partendo dai comuni e

occuparsi in prima persona delle cose che ci riguardano da vicino, collaborare insieme per

rifarci una vita. Ecco perché insistiamo con tanta enfasi su questi temi, semplicemente

perché il tempo stringe e dobbiamo decidere, fare una scelta:

farci rubare anche gli ultimi (pochi) sprazzi di libertà, oppure prendere in mano le sorti del

nostro futuro.

In questo gioco dobbiamo schierarci e non è ammesso astenersi o far finta di niente perché

chi non sceglie si lascia morire. Hanno scelto le centinaia di migliaia di persone che si sono

riversate in piazza l’8 di settembre, ha scelto o sta scegliendo chi si informa legge, si fa una

propria opinione, libera sul web. L’importante è scegliere che strada prendere e iniziare a

FARE.

Lo diceva anche Bob Dylan: thimes are changing, ma lui non sapeva che sarebbero cambiati

così velocemente…quindi diamoci una mossa (subito).

That’s all folks