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L’embargo su Gaza è un crimine contro l’umanità, ong israeliana

di Carlo M. Miele - 25/09/2007




La decisione unilaterale del Governo israeliano di imporre sanzioni sulle forniture di elettricità, carburante e altri servizi primari alla popolazione civile di Gaza rappresenta un crimine contro l’umanità e richiede il pronto intervento della comunità internazionale.

A rivolgere l’appello è l’Israeli Committee Against House Demolitions (Ichad), secondo cui “le motivazioni addotte dallo Stato di Israele per condurre quest’atto immorale e illegale non hanno nessun riscontro nel diritto internazionale, che al contrario proibisce in modo esplicito le punizioni collettive di un’intera popolazione civile”.

Di fatto - scrive l’ong in un comunicato diffuso nei giorni scorsi - la decisione presa dal governo di Tel Aviv intende “punire la popolazione civile di Gaza” e si configura pertanto come un “esempio di terrorismo di Stato contro persone innocenti”.

Il ruolo della comunità internazionale

Allo stato attuale – avverte l’Ichad -  è necessario che il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon “convochi urgentemente il Consiglio di sicurezza dell’Onu e dichiari al Governo israeliano che tale atto è totalmente inaccettabile e occorre mettervi fine”.

Allo stesso tempo, e “soprattutto alla luce dei recenti tentativi di rilancio dell’azione diplomatica”, è necessaria la condanna di tutti i governi del mondo, e in particolare quella del governo degli Stati Uniti e del Parlamento europeo.

Per il momento il “quartetto” per il Medio Oriente (composto da Onu, Ue, Russia e Stati Uniti) si è limitato a esprimere preoccupazione per la situazione nella striscia di Gaza - così come per “i continui lanci di razzi da Gaza verso Israele e per i tentativi di Hamas di soffocare la libertà di parola e di stampa” - e a chiedere che nell'area “vengano mantenuti i servizi essenziali”.

Ben più decisa è stata la reazione dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Louise Arbour, secondo cui le misure decise dal governo israeliano “imporrebbero un peso insopportabile per la popolazione civile, che sta già pagando un prezzo molto alto a causa della violenza quotidiana, l'isolamento e la povertà”.
 
Israele respinge proposta di tregua di Hamas

Nelle stesse ore in cui proclamava Gaza “entità ostile”, Israele avrebbe anche respinto un'offerta di tregua accompagnata da una proposta di negoziato avanzata dal leader di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh.

L'emissario di Hamas – secondo l’agenzia palestinese Ma’an, la cui ricostruzione è stata poi smentita dagli interessati - sarebbe stato il responsabile dell'ufficio stampa di Haniyeh, Ghazi Hamad, mentre da parte israeliana sarebbe stato contattato il vice ministro della Difesa Matan Falnai.

Lo stesso Falnai – stando a fonti palestinesi - in un primo momento si sarebbe detto possibilista sull'eventualità di un incontro, ma sopraggiunta la decisione del consiglio di difesa avrebbe invece comunicato di dover respingere l'offerta.

Nel frattempo il primo ministro israeliano Ehud Olmert non sembra voler recedere dalla decisione assunta nei confronti di Gaza, ma ha ribadito anche la propria opposizione a un’operazione militare su vasta scala.

Un intervento nella Striscia – ha detto Olmert davanti alla commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset - non garantisce l'interruzione del lancio di razzi qassam contro Israele. Per questo “stiamo valutando altre operazioni contro il regime di Hamas in modo da influenzare le varie parti a mettere fine al lancio di missili”.

Il sito web dell’Ichad

L’agenzia palestinese Ma’an