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La bufala del Ratzinger "anticapitalista"

di Massimiliano Viviani - 28/09/2007

     

 

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Il discorso di Papa Ratzinger del 23 settembre scorso voleva essere un monito contro il capitalismo selvaggio. A me invece è suonato come un volgare cedimento della Chiesa alle lusinghe del liberalismo secondo il più triviale politically correct.
Rivolgendosi ai fedeli durante l'Angelus, Benedetto XVI ha messo in guardia dal capitalismo senza freni che allargando il divario tra ricchi e poveri ha costretto intere popolazioni alla fame, precisando che la dottrina sociale cattolica ha sempre sostenuto che l'equa distribuzione dei beni è prioritaria.
Questo è indiscutibilmente giusto. Ma bisogna considerare anche in quale ottica viene pensato: se la distribuzione dei beni è finalizzata a una dignitosa esistenza umana è un conto, se invece serve alla ricchezza materiale è un altro. E per la Chiesa questo distinguo non dovrebbe essere secondario.
Invece il Papa, evidentemente portavoce degli interessi di una Chiesa ormai secolarizzata, ha precisato che "il profitto è naturalmente legittimo e, nella giusta misura, necessario allo sviluppo economico. Capitalismo ed un'equa distribuzione delle risorse non sono in contraddizione ma non si deve consentire una ricerca di profitto incontrollata". Che bel quadretto.
"Il denaro - ribadisce ancora Benedetto XVI - non è disonesto in se stesso, ma più di ogni altra cosa può chiudere l'uomo in un cieco egoismo. Quando invece prevale la logica della condivisione e della solidarietà, è possibile correggere la rotta e orientarla verso uno sviluppo equo e sostenibile".
Difficile restare indifferenti di fronte alla quantità di sciocchezze sintetizzate in poche frasi. Difficile credere che il capitalismo possa essere equo, che è invece una contraddizione in sè. Difficile accettare in una visione spirituale che il profitto sia legittimo e il denaro non sia disonesto per sua propria natura, sempre che sia accompagnato da un vago e un po' peloso senso di responsabilità.
"Arricchitevi pure ma in modo responsabile e solidale, bramate il denaro ma senza esagerare" sembra quindi essere l'appello della Chiesa del nuovo secolo. Omologata quasi a un movimento new global o a un'associazione di volontariato, la Roma papale finisce per ridurre la religione a uno sterile movimento di denaro o a un proclama per lo Sviluppo Sostenibile (Cristo ridotto a un agente dell'Fmi dei poveri!).
E' certamente giusto essere contro la miseria che rende difficile l'esistenza, ma non a favore della ricchezza diffusa che inevitabilmente inaridisce lo spirito e distrugge ogni senso di solidarietà alla radice. E' troppo facile essere contro il consumismo e lo spreco senza essere contro l'ossessione dell'accumulo, soprattutto se monetario e ricercato spasmodicamente. Ma dobbiamo dirlo noi, a un Papa?
Almeno è così che mi ricordo dagli insegnamenti di Cristo. Il quale, bontà sua, non mi risulta predicasse lo Sviluppo e la Crescita. Fossero anche eque, solidali, sostenibili o altre bellurie simili.