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Vivendo nei non-luoghi

di Simone Migliorato L.D. - 28/09/2007





La definizione di non-luogo fu coniata quindici anni fa, dall’antropologo Marc Augè, che in un suo libro parlava di questa nuova categoria della realtà. Ma cosa sono i non-luoghi?

Un non-luogo è, ad esempio, un ipermercato. Di ipermercati, tutti grandi ed immensi, sono piene le nostre città. Sorgono come funghi ed al loro interno possiamo trovare negozi di ogni tipo: ristoranti, cinema, bowling. Ecco... un ipermercato, è un non-luogo che contiene tanti non-luoghi. E perché sono non-luoghi? Augè li definisce tali poiché, ad occhio distratto, non possiamo certo capire se ci troviamo ad esempio in un ipermercato romano oppure in uno francese. Un non-luogo non ha tratti distintivi, un non-luogo assomiglia “terribilmente”a tutti gli altri non-luoghi presenti sul pianeta. Un non-luogo è la perdita della nostra identità, per sostituirla con un'altra: inesistente, fredda, non-viva.
Siamo immersi nel non-luogo e nel non-vita.



Marc Augè



Oggi decido di recarmi nel grande ipermercato che hanno appena aperto e, come tutti gli immensi ipermercati che nascono, dicono che sia il più grande di Europa. Prendo la mia macchina, non-luogo per eccellenza, che per essere sempre più morta e impedirmi di comunicare con l’esterno è accessoriata con l’aria condizionata ed i vetri oscurati.

Mi infilo nell’autostrada, non-strada per eccellenza * e mi trovo in mezzo ad un traffico allucinante, situazione non-di merda ma di più, dove oltre ad esaurirmi e rovinarmi la giornata, dimentico di avere le gambe per camminare, dei polmoni per respirare e l’inutile parco vicino casa mia, che presto sarà distrutto per costruire l’ipermercato più grande del mitteleuropeo.

Arrivato finalmente a destinazione, sono pronto a camminare per ore in questo posto chiuso, condizionato, con la musica a palla, vedendo quei vestiti tutti in serie, quelle facce tutte uguali. Dopo essermi stremato dalla fatica, tornerò a casa, mi rimetterò nel mio non-mezzo, mi ributterò in quella non-merda ma super-merda di traffico, e la sera sarò pronto per consumare i miei non-cibi acquistati nel non-mercato di quel non-luogo.





Questa è la simpatica situazione che milioni di persone scelgono (? ? ?) di vivere tutti i fine settimana della loro vita. Ma gli esempi dei non-luoghi sono veramente numerosi: perché non parlare di coloro che scelgono di andare su un’isola del Pacifico soggiornando, però, in un villaggio turistico italiano, dove tutti parlano italiano, e (naturalmente!!) mangiano anche italiano. Questo è un bell'esempio di non-vacanza!

(...Questa nostra vita contemporanea è veramente piena di non-luoghi...)


Sul Corriere della Sera, di domenica 2 Settembre, Tiziano Scarpa , argomentando su ciò, dice di averne l’ossessione, soprattutto dopo aver letto il libro di Augè. Ammette però una via di fuga quando, recandosi a Tunisi, all’aeroporto vide tutti i tratti caratteristici di quel luogo: uomini con tunica bianca, barba canuta e drappi di tela in testa. Quindi? I luoghi si trovano ancora nel non-occidente, dove la società moderna ancora non ha messo il suo non-piede? Questo è probabile, essendo luoghi ancora molto tradizionali, dove non esiste una forte immigrazione e l’america way of life non trova particolare consensi.



Tiziano Scarpa



Per noi quale soluzione? Chiuderci in una mecca? Andare a vivere nella foresta amazzonica? No, basta con questo estremismo, siamo un po’ pragmatici cavolo…!!!!

Oramai il nostro occidente, è entrato in un processo difficile e impossibile da frenare. Lo stile americano è presente in tutte le fasi della nostra vita. L’immigrazione, chiaramente, impone il livellamento delle identità sia dei migranti sia dei paesi “ospitanti”. I nostri ritmi e le nostre abitudini non sono più quelle di ieri....
Essere troppo nostalgici e troppo progressisti non porta da nessuna parte....

Ma recuperare un po’ di noi, della nostra identità e della nostra vita di certo non ci farebbe male. Potremmo così salvare settori della nostra società ormai in crisi. Un piccolo esempio: ricominciando a frequentare i mercati rionali potremmo risollevare le sorti della nostra agricoltura ed artigianato. Andando al mercato rionale potremmo imparare dalle vecchiette in loco a cucinare. Imparando a cucinare potremmo smetterla di mandare i nostri pargoli da Mc Donald ad abbuffarsi di cibi preconfezionati. Non mangiando cibi preconfezionati potremmo magari produrre meno rifiuti e non trasformare le nostre strade in discariche ed inceneritori.

Ovviamente e chiaramente, questo non è che un esempio.....
Ma.... ed eccone un altro di esempio, imparando a bere il nostro vino o il chinotto (che sia Neri però) o la cedrata, potremmo dimenticarci di quella orrenda Coca-Cola....

Insomma, per farla breve, ricominciamo a frequentare i luoghi. Che siano i mercati rionali, che siano gli stadi, che siano i parchi, che siano i bar di quartiere, che siano gli autobus puzzolenti di Roma. Cribbio!!! Facciamo qualcosa...... Proviamo a disegnare, cucinare, cantare, spazzare senza l’odioso folletto made in china di mia madre. Impariamo di nuovo i nostri dialetti. ....

Che si faccia qualcosa, qualunque e qualsisi, che non si riveli, però ed alla fine, un non-qualcosa...... altrimenti..... è una non-fine.......



(*sulle autostrade ho mentito, poiché c’è la Salerno-Reggio Calabria che è impossibile confondere con le altre).