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I buoni locali di solidarietà

di Pierluigi Paoletti - 28/09/2007

 

 

Chi conosce le problematiche monetarie ed il signoraggio, sa benissimo che la libertà di un

popolo dipende dalla sua sovranità monetaria, se per emettere moneta deve indebitarsi allora

sarà legato anima e corpo al “creditore” senza possibilità di appello.

Per questo motivo noi vediamo le monete complementari un passaggio necessario, che

allevia le iniquità di una moneta basata sul debito e nel contempo crea consapevolezza, che

porta inevitabilmente a riconquistare la completa sovranità monetaria .

Oggi, tra l’altro, ci troviamo di fronte a delle vere e proprie emergenze:

ricostruire le economie locali, oggi “desertificate” da anni di campagne di drenaggio

di denaro da parte di grande distribuzione e banche che non reinvestono se non in

minima parte nel territorio e decimate da tasse inique e importazioni da paesi che

sfruttano i lavoratori pagandoli anche 10 volte meno e hanno cambi molto favorevoli.

aumentare il potere di acquisto delle famiglie in lotta con una pesante perdita del

valore della moneta a corso forzoso che spesso non gli consente di arrivare a fine

mese.

Il particolare e difficile contesto italiano rende non consigliabile ripercorrere esperimenti

come il Wir svizzero o come Ithaca hours e anche lo stesso Simec del prof. Auriti.

L’unica possibilità era quella di riproporre il circuito tedesco del Regio, ma la particolare

struttura (tassa sull’uso o tasso negativo) e soprattutto la presenza di una riserva al 100% in

euro che vanifica così l’apporto di ricchezza nel territorio, ci hanno fatto propendere per

un’altra soluzione.

Osservando le grandi campagne di fidelizzazione della GdO tramite buoni sconto, fidelity

card ecc. ci siamo accorti che con qualche piccola variazione avrebbero potuto assolvere al

compito di rivitalizzare le economie locali e dare un maggiore potere di acquisto alle

famiglie.

Così nel 2005 è nato il laboratorio di sperimentazione in un quartiere di Roma, Acilia, ad

opera di due studiosi del signoraggio bancario, Sebastiano Scrofina e Gianfranco Florio che

hanno dato vita ad Ecoroma .

Da questo “laboratorio sperimentale”, che ha dato notevoli spunti di riflessione teorici e

pratici, a maggio 2007 è partito lo SCEC (acronimo di SConto chE Cammina) .

Il funzionamento è molto semplice. Si utilizzano dei Buoni detti Buoni Locali di

Solidarietà e vengono emessi dall’associazione e consegnati gratuitamente ai consumatori e

alle aziende che aderiscono al circuito in forma fissa o proporzionale al reddito e al

fatturato. Questi buoni danno diritto ad uno sconto medio del 20% sui prezzi di listino, ma

ogni esercente e chiunque sia in grado di offrire una prestazione o un servizio sceglie la

percentuale da applicare. Invece di essere usati “una tantum”, i buoni locali continuano ad

avere vita e saranno spesi nuovamente tra gli aderenti al circuito.

I buoni non sono convertibili in euro e hanno la particolarità di ancorare sul territorio anche

la parte di spesa pagata in euro. In questo modo la ricchezza rimane nel territorio che l’ha

prodotta, facendolo arricchire e ridando vita anche a mestieri e lavorazioni locali in via di

estinzione a causa degli alti costi e delle politiche aggressive della GDO (Grande

Distribuzione Organizzata).

La particolarità di questi buoni è che se per acquistare beni si è vincolati ad una percentuale

minima, gli scambi fra privati (es. ripetizioni, cura dei bambini, piccole riparazioni

occasionali e scambi di roba usata) possono avere percentuali molto maggiori e in certi casi

arrivare anche al 100% (ad esempio scambi tra privati di vestiti, mobili usati ecc.).

Insieme alla circolazione di questi buoni sono state elaborate attività collaterali per favorire

la piccola distribuzione e progetti per accorciare le filiere produttive in particolare quella

agricola e in special modo quella del pane che fa da “spina dorsale” a tutte le altre attività

http://www.centrofondi.it/articoli/sapore_cuore_progetto.htm .

Sfruttando le lacune del sistema si creano posti di lavoro con le cooperative di lavoro

(raccolta differenziata, energie rinnovabili, agricoltura, servizi ecc.), si creano gruppi di

acquisto fra esercenti per acquisire maggiore potere contrattuale con i fornitori, in alcuni

casi “obbligandoli” anche all’accettazione dei buoni locali di solidarietà.

I produttori locali potranno aprire dei punti vendita e show room collettivi (piccoli

supermercati) dove i consumatori potranno trovare ogni articolo di produzione locale

dall’agroalimentare alla ristorazione, all’artigianato.

I buoni non possono definirsi propriamente una moneta, ma acquisiranno caratteristiche

monetarie se riusciremo a pagare in percentuale anche tributi locali e comprare materie

prime (si sta lavorando anche a questo con accordi con enti locali e paesi esteri sensibili a

questi temi come Venezuela e Argentina). Anche allo stato attuale i buoni comunque

soddisfano pienamente tutte le richieste di rivitalizzare il commercio locale, arricchire il

territorio e favorire in chi li usa la nascita della consapevolezza sui meccanismi monetari e

delle multinazionali.

Circolando in percentuale a fianco della valuta ufficiale, i buoni locali di solidarietà non

hanno quelle problematiche legate alla emissione e distribuzione che invece ha una moneta

che circola al 100%. Utilizzando i Buoni in pratica si scaricano tutte le problematiche

monetarie sulla moneta prevalente (l’euro) , quindi problemi come inflazione e

ripercussione sui prezzi sono e rimangono di competenza esclusiva della banca centrale

europea.

Ciò ovviamente non toglie che non si debba avere delle accortezze nella gestione di questi

buoni, ma la semplicità e la replicabilità del meccanismo permette anche ai non addetti ai

lavori di poter creare il proprio circuito locale senza creare scompensi di alcun genere.

Il fatto è che i buoni si “attivano” o si “disattivano” solo in presenza di euro, per cui se

vengono emessi buoni in eccesso, oltre il potere di spesa in euro della famiglia, i buoni

semplicemente perdono il loro valore e non possono essere spesi fino a quando non si

avranno nuovi euro. Naturalmente per avere il massimo effetto sarà necessario non arrivare

mai alla saturazione, ma questo è solo un fatto di buon senso.

Anche per questo non sarà necessario adottare nessun correttivo come la tassa sull’uso (o

tasso negativo) che renderebbe ancor più gravoso l’utilizzo di questo strumento da parte di

persone continuamente vessate da tasse e interessi di ogni tipo.

L’obiettivo è quello di favorire e coordinare la diffusione di questi buoni locali di solidarietà

in tutto il territorio italiano e poi permettere, avendo la stessa struttura e gli stessi criteri di

emissione e distribuzione e trasparenza di gestione, di potersi scambiare le merci e i servizi

in eccesso fra le varie realtà pagando ognuno in percentuale in buoni della propria località di

origine. Questo permetterebbe di ricreare in poco tempo una economia nazionale, non più

dipendente dalle assurde e dannose logiche della globalizzazione, portare ricchezza pura

non gravata dal debito e dimostrare che esiste un altro modo di fare economia.

Attualmente in Italia ci sono molti gruppi di persone che stanno lavorando a queste

tematiche e nei primi mesi del 2008 partiranno molte realtà locali.

Bergamo, Verona, Vicenza, Mantova, Genova, Firenze, Prato, Pistoia, Cerreto Guidi (Fi),

Altopascio (Lu), Terni, Fermo, Roma, Napoli, Acerra (Na), Crotone sono le realtà in

avanzato stato di realizzazione, alcuni hanno già il sito web come www.progettotau.org ,

www.progettothyrus.com, oltre naturalmente alle realtà già operanti come

www.ecoroma.org e www.progettoscec.com . In molte altre città il dibattito sulle monete

complementari è iniziato e la diffusione è stata favorita anche dall’evento mediatico di

Beppe Grillo che ha portato alla ribalta della cronaca le attività dei vari meet up italiani fra

cui Napoli che ha creato lo Scec.

Se il mondo basato sul debito e la truffa sta dando forti segnali di cedimento, questo piccolo

strumento (il buono locale di solidarietà) ci consentirà di ricominciare anche a sperare in un

futuro più roseo. Usando i buoni locali si mettono in moto anche emozioni e spirito di

collaborazione che la logica del debito invece ha annullato completamente facendoci vedere

nell’altro non un compagno di viaggio con il quale collaborare, ma un concorrente di cui

diffidare.

Attraverso la leva della convenienza per il consumatore e per l’imprenditore locale si inizia

un nuovo percorso per riacquistare le nostre libertà e si aprono scenari completamente

diversi. Pensiamo solamente agli immigrati che sono in numero sempre crescente: loro

lavorano e mandano i soldi alle famiglie nel paese di origine trattenendosi solo quello che

serve per vivere. Normalmente, per convenienza, vanno alla grande distribuzione

contribuendo così all’impoverimento dei territori ed emarginandosi sempre di più, ma cosa

accadrebbe se usassero i buoni locali di solidarietà?

Facendo la spesa nei circuiti locali aumenterebbe la loro integrazione sociale e si

scoprirebbe che sono persone come i nostri (bis)nonni che andavano in Argentina, America,

Canada, Germania, Australia, Svizzera solo pochi decenni fa. Mentre oggi sono delle

“idrovore” di denaro, perché al pari di banche e grande distribuzione prendono dal territorio,

ma non reinvestono dove la ricchezza é stata creata, spendendo i buoni nel circuito locale

anche loro contribuirebbero all’arricchimento della comunità.

E questo è solo un esempio…pensate alla possibilità di anziani che mettono il loro tempo e

le loro energie al servizio della comunità in cambio di potere di acquisto che integra così la

magra pensione (con una pensione di 500 euro e uno sconto medio del 20% la pensione

aumenta di 100 euro!): cura dei bambini per le famiglie che non hanno tempo e non ce la

fanno a pagare gli asili, doposcuola ecc.

La comunità potrebbe poi attivarsi per sostenere le persone in difficoltà, dando lavoro a chi

lo ha perso, tramite magari le cooperative di lavoro create per sostenere l’economia locale, o

di assistenza a chi sta male e non ha parenti.

Le implicazioni sociali oltre che commerciali dell’uso dei Buoni Locali di Solidarietà sono

di enorme portata e alleviano i pesanti effetti di un sistema economico e finanziario arrivato

oramai è alla fine.

Il futuro da oggi in poi impariamo a costruircelo da soli….è più semplice di quanto si pensi!

That’s all folks