Il duplice fronte della guerra globale
di Danilo Zolo - 19/12/2005
Fonte: Il Manifesto
Condoleeza Rice è in arrivo in Europa. Il suo compito, secondo le dichiarazioni di Stephen Hadley, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, è quello di convincere gli europei che la minaccia terroristica non risparmia nessuno. Dunque, anche gli europei devono sentirsi sempre più impegnati nella guerra al global terrorism. In questa guerra non si può andare troppo per il sottile: i diritti delle persone sono dettagli vetero-europei. L'obbiettivo da raggiungere ad ogni costo è scovare i nemici dell'umanità, sterminare i nuovi barbari, annientare i cannibali. Come ha scritto Alan Dershowitz, occorre infliggere ai terroristi sconfitte severe, inabilitare i suoi militanti arrestandoli o uccidendoli, usare la tortura, la corruzione, il ricatto, l'infiltrazione di spie, le rappresaglie collettive.
E' naturale che per ottenere questi risultati sono necessari strumenti violenti e procedure segrete. E occorrono grandi investimenti: oltre 40 miliardi di dollari è il bilancio della National Intelligence americana. Alla rete planetaria delle istallazioni militari - solo quelle nucleari sono ormai più di mille - gli Stati Uniti stanno affiancando una rete di istituzioni carcerarie segrete, sotto la guida dell'ex ambasciatore in Iraq, John Negroponte. Per sua iniziativa è stato creato il "servizio clandestino nazionale", una struttura supersegreta con il compito di coordinare "la crescente attività di spionaggio e operazioni coperte condotte dal Pentagono e dall'Fbi su scala mondiale", come egli ha dichiarato al Washington Post del 14 ottobre.
In questo mondo sotterraneo la tortura, in tutte le sue raffinatissime forme moderne, può essere usata senza correre il rischio di nuovi incidenti. Guantánamo è ormai banalmente "scoperta" e visibile. Le infamie di Abu Ghraib in Iraq e di Bagram in Afghanistan sono stati errori di principianti inesperti. E lo è stato anche Camp Bondsteel, l'immensa base militare che gli Stati Uniti hanno costruito in Kosovo, a conclusione della loro 'guerra umanitaria', anch'essa usata per rinchiudere e torturare sospetti terroristi. Ora si tratta di operare in modo sistematico, duplicando il fronte della guerra globale: un fronte abbagliante, dove il fosforo bianco illumina il teatro della strage, da una parte, e, dall'altra, un fronte tenebroso dove la Cia compie operazioni "di cui non si può parlare", come ha dichiarato Stephen Hadley.
Continua così una tragedia globale che non avrà fine se non con la fine della civiltà occidentale. L'alternativa non può che essere il riconoscimento delle "ragioni" del terrorismo, per quanto esso sia deprecabile. La variabile determinante nella genesi del fenomeno terroristico non è il fondamentalismo religioso. Nella grande maggioranza dei casi il terrorismo è il rifiuto della presenza invasiva e della pressione ideologica di una potenza straniera: una potenza che si propone di trasformare in radice le strutture sociali, economiche e politiche di un paese occupato. Robert Pape ho sostenuto che la presenza prolungata degli eserciti occidentali nei paesi musulmani aumenta giorno dopo giorno la probabilità di un secondo, altrettanto micidiale "11 settembre".