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Crolla l'edilizia negli Usa

di Galapagos - 29/09/2007

 
«Sboom» del settore immobiliare: in agosto le vendite al livello più basso degli ultimi 7 anni. Il dollaro precipita. La Fed e la Bce costrette a immettere nuova liquidità


La crisi del settore immobiliare negli Usa, annunciata dal crollo dei mutui subprime, sta diventando devastante: ieri il Census Bureau ha comunicato che in agosto la vendita di nuove abitazioni è diminuita di oltre l'8% assestandosi al livello più basso degli ultimi sette anni. La notizia ha colto di sorpresa i mercati che si attendevano un ribasso molto più contenuto. La reazione è stata un ulteriore deprezzamento del dollaro che ieri ha registrato nuovi record negativi in serie sull'euro, fino a toccare un minimo storico a 1,4189. Secondo gli analisti, entro la fine dell'anno la quotazione del dollaro rispetto alla moneta europea potrebbe ripiegare fino a 1,50. Intanto Fed e Bce sono state costrette a immettere miliardi di nuova liquidità per tamponare le richieste delle banche.

Che l'economia statunitense non scoppi di salute (anche se non si può parlare di recessione) è stato confermato ieri dal Dipartimento al commercio: nel secondo trimestre (prima che esplodesse la crisi dei subprime) il prodotto interno lordo su base annualizzata è cresciuto del 3,8%, contro una stima preliminare del 4% diffusa appena trenta giorni fa. L'incremento non è piccolo, ma la convinzione generale è che a partire da luglio il Pil abbia imboccato un sentiero discendente, tanto che tutti gli organismi internazionali (Fmi e Ocse su tutti) sono stati costretti a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per il 2007.

Una conferma del quasi ristagno si è avuta nei giorni scorsi con la diffusione dei dati sull'occupazione in agosto: per la prima volta, dopo quasi quattro anni, è diminuita. E questo dovrebbe portare a una ulteriore caduta dei consumi la cui spesa già nel secondo trimestre segna una crescita modesta: 1,4%. E le prospettive non sono affatto buone. Mercoledì, ad esempio, è stata diffusa una indagine dell'Associazione nazionale degli agenti immobiliari che annunciano che entro Natale licenzieranno almeno un terzo dell'attuale forza lavoro.

Insomma, in questo momento molto ruota attorno alla crisi del settore immobiliare. Non è solo il fatto che stanno diminuendo le vendite di case, ma stanno anche crollando i prezzi. I dati diffusi ieri, infatti, indicano una discesa del 7,4% del prezzo di vendita su base annua. Le case invendute si stanno accumulando: lo stock di invenduto sfiora i 9 mesi. Questo significa che mediamente, anche se a prezzi decrescenti, servono circa 9 mesi per riuscire a vendere una casa. E lo stock di invenduto rischi di aumentare. L'associazione delle banche Usa ha comunicato che i cittadini Usa in numero crescente stanno smettend di pagare i mutui, mentre cercano di onorare i debiti contratti con la carte di credito. Così, nei prossimi mesi, aumenteranno le case ipotecate che saranno messe sul mercato e questo sicuramente farà scendere ulteriormente il valore degli immobili e si rifletterà sull'attività edilizia, ma anche su tutti i soggetti che negli scorsi anni hanno fatto incetta di obbligazioni strutturate a garanzia delle quali c'erano i mutui subprime. L'opacità dei mercati Usa è enorme. Tanto che Bush è stato costretto a nominare una commissione che entro 3 mesi dovrà riferire sul comportamento degli hedge fund, i fondi altamente speculativi sui quali hanno investito anche i fondi pensione.
Il trend potenzialmente recessivo sta spingendo al ribasso il dollaro. Anche perché i mercati scommettono che a fine ottobre la Fed per ridare slancio all'economia ridurrà nuovamente il costo del denaro. Intanto il denaro non abbonda: ieri sia la Fed che la Bce sono state costrette a rifinanziare abbondantemente il sistema bancario: 3,9 miliardi la somma erogata dalla Banca centrale europea con una operazione di rifinanziamento marginale al 5% (sembra a un unico istituto di credito); 38 miliardi i soldi prestati dalla Fed a scadenze più breve a fronte di una domanda che ha sfiorato i 165 miliardi.