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Ahmadinejad a La Paz e Caracas Washington mastica amaro

di Maurizio Matteuzzi - 29/09/2007

 
Il presidente iraniano, da New York, fa tappa in Bolivia e Venezuela. Accordi economici e valenza politica


Trattato come un paria a New York, il presidente iraniano Ahmadinejad è arrivato ieri a La Paz e arriverà oggi a Caracas accolto se non come un re almeno come un partner e come un «fratello».

I colori cambiano a seconda di chi li guardi. Sia Ahmadinejad sia Hugo Chavez (un po' meno Evo Morales perché ha meno petrolio da offrire) sono entrambi nella lista nera dei cattivi del mondo. Eppure anche Chavez, in certe circostanze, perde tutta la sua carica negativa agli occhi dell'occidente e diventa un interlocutore privilegiato, non solo per via del suo petrolio (che è tanto). Sarkozy, il presidente francese che ha un indiscutibile pedigree di destra e che sta portando la Francia fra le braccia degli Usa, si appresta ad accoglierlo all'Eliseo. Ahmadinejad, ieri, ha fatto sosta a La Paz per sole 5 ore. Troppo poche perché il sindaco della capitale boliviana lo dichiarasse, come previsto, ospite illustre, ma abbastanza per stabilire rapporti diplomatici fra Iran e Bolivia, firmare accordi bilaterali in diversi campi economici e scatenare la rabbiosa reazione dell'ambasciatore Usa, Philip Goldberg, e del leader dell'opposizione di destra, Jorge Quiroga. Goldberg, ricordando di quando l'ambasciatore Usa a La Paz era «il vicerè», pretendeva che il presidente Morales condizionasse la visita alla rinuncia dell'Iran al suo programma di sviluppo nucleare (civile, fino a prova contraria). Quiroga considera che stabilire rapporti diplomatici e firmare accordi economici (energetici e agricoli) con l'Iran possa portare «discredito» alla Bolivia anche perché dopo l'Iran il prossimo passo annunciato sarà un altro paese «screditato» agli occhi di Quiroga e della tradizionale oligarchia boliviana (che è rimasta un po' indietro): la Libia di Gheddafi.

A New York per l'assemblea dell'Onu, Morales ha detto all'ambasciatore Goldberg che il governo boliviano invita chi gli pare e al resto del mondo che i rapporti con l'Iran non sono «per danneggiare o offendere nessuno ma per migliorare la situazione economica boliviana».

Detto questo è impossibile negare che la visita di Ahmadinejad in Bolivia abbia anche una valenza politica (e marchi l'influenza di Chavez). Interessi comuni in campo economico e - pur senza compartire necessariamente la stessa «ideologia politica» - obiettivi comuni: contrastare il neo-liberismo, il capitalismo senza freni e la violenza bellica degli Usa in giro per il mondo. Oggi Ahmadinejad sarà «per poche ore» a Caracas, atteso da Chavez che ha salutato la «sua dignità, coraggio e aplomb» di fronte «all'imboscata» subita alla Columbia University di New York dove era stato invitato dal rettore che poi lo ha ricoperto di contumelie. Chavez quest'anno non è andato all'assemblea dell'Onu («ho cose più importanti da fare») dopo che l'anno scorso aveva destato sensazione chiamando Bush «il diavolo che sa di zolfo».

Fra Iran e Venezuela ci sono consolidati rapporti: economici (quantificabili in 17 miliardi di dollari) e politici (in chiave anti-Usa), e questo rende Chavez una bestia nera di Washington in America latina ma non solo. Però sotto certe prospettive l'orco può essere visto come un cigno. Sarkozy che dice di avere «l'ossessione» di liberare Ingrid Betancourt, ostaggio delle Farc dal 2002 (l'unica che gli interessi, delle altre centinaia non gli importa niente), parla con lui quasi ogni giorno, dice di essere pronto a farsi paracadutare nella selva colombiana per incontrare Tirofijo(ma il presidente Uribe non lo consentirà mai) e lo accoglierà con tutti gli onori all'Eliseo fra un mese.