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Beppe Grillo secondo Giulietto Chiesa

di Giulietto Chiesa - 29/09/2007





 

«Se dovessi dire una cosa a Beppe? Gli direi che condivido in pieno la sua critica alla classe politica, alla quale aggiungerei però quella ai grandi manager pubblici e privati. A cominciare da Paolo Scaroni che è a capo della più grande azienda pubblica italiana, l'Eni, dopo essere stato condannato due volte e dopo avere due volte patteggiato la pena». Giulietto Chiesa ha una sua idea sul vaffanculo day di Grillo. Quella del comico genovese, «non è la cura, e un sintomo. Noi stiamo assistendo alla fine della democrazia liberale. La reazione a questo evento epocale può avere anche delle forme virulente, non necessariamente negative. L'iniziativa di Grillo ha una forma estrema, radicale, perfino drammatica, non la si può liquidare come antipolitica».

Fine della democrazia liberale: possiamo essere d'accordo, ma che c'entra Grillo?

E' chiaro che Grillo fa anche delle proposte che singolarmente prese, sono contestabili. Ma il dato su cui dovremmo tutti ragionare è un altro: lui ha rotto uno schema. Lo schema di questi anni in cui la politica e la democrazia sono andate a farsi benedire agli occhi dell'opinione pubblica è fondato su un assunto semplice quanto drammatico: la politica non c'è più.

La politica che si fa ancella dell'economia ha insomma prodotto Grillo l'apocalittico. E' questo che vuoi dire?

In questi anni ci hanno detto a ogni piè sospinto che dovevamo eseguire degli ordini che venivano da una necessità ineluttabile. I conti economici ci venivano presentati come verità inconfutabili; la crisi delle pensioni che è una colossale truffa, è stata propagandata come una di queste ineluttabili necessità. Un calice che bisogna mandar giù senza fare e farsi troppe domande. Non c'è più spazio per la politica in una situazione in cui non c'è alternativa. E siccome la classe politica, di fronte alle necessità dell'economia, ha smesso di fare politica e si è trasformata in una oligarchia intercambiabile, è chiaro che nasce la necessità di una rottura. Come la combatti l'oligarchia? Facendoti cooptare? Nossignore! C'è solo un modo per combatterla, romperla.

Se è vero che la politica è accerchiata e in alcuni casi guidata dai poteri forti, è anche vero che vi sono forze irriducibili a questo ruolo ancillare. Il Pdci poi sul versante dei costi della politica sta conducendo una battaglia, non demagogica, contro i privilegi...

Se questa classe politica - o parti di questa classe politica - nella quale io ho ancora qualche fiducia, e mi riferisco alla sinistra istituzionale che si colloca alla sinistra di Paperino-Veltroni, se queste forze hanno ancora energie, si diano una mossa. Spetta a loro evitare i pericoli che corre oggi la democrazia, non a Grillo. Non si può dire che la responsabilità di eventuali processi degenerativi che possono innescarsi dalla sua iniziativa stanno sulle spalle di Grillo. Stanno invece sulle spalle di quella parte democratica della classe politica e dell'intellighenzia che non ha il coraggio di rispondere e di rinnovarsi radicalmente.

Per Prodi “la società italiana non è meglio della sua classe politica”. Un giudizio pesante e amaro. Condividi?

L'affermazione è terribile ma vera. E allora ne segue una seconda considerazione: da dove cominciare il risanamento se non dalla testa, da una classe politica che abbia il coraggio di fare pulizia in casa propria? E poi c'è un altro aspetto su cui intervenire: la simbiosi totale tra il sistema mediatico ed il potere politico. E lo si è visto dalla reazione rabbiosa dei grandi giornali alle parole di Grillo. Noi italiani diamo 700 milioni di euro ogni anno al sistema dell'informazione il cui grosso va alla grande stampa: Corriere della Sera , Sole 24 ore , Repubblica . Si fa una grande polemica contro i quotidiani di partito e nessuno dice niente sui soldi pubblici che si mettono in tasca le grandi testate.

Il 70 per cento degli ascoltatori di un tg ha solo la tv come strumento di informazione politica. Quale ruolo giocano i blog e più in generale il web?

Il web è un grande strumento di organizzazione politica, ma non ancora di informazione. Per la grande massa della popolazione e per i prossimi venti anni, quelli in cui si decideranno le sorti del pianeta, la tv generalista e la carta stampata, saranno ancora dominanti. L'informazione è nelle mani del potere che se la tiene ben stretta. Non è un caso che la prima esternazione di Veltroni è stata proprio sulla Rai. La proposta di abolire il cda per sostituirlo con un amministratore unico, altro non è che l'annuncio della privatizzazione della Rai e la commercializzazione definitiva dell'informazione.

C'è chi vuol far credere che con la nascita del Pd la politica conoscerà un rinnovamento...

Non vedo nessuna palingenesi all'orizzonte. Anzi, sono sbalordito che anche a sinistra ci sia chi sostiene che Veltroni sia il miglior interlocutore possibile. Veltroni è il gestore politico scelto dalla borghesia e dai poteri forti per la peggiore delle operazioni di normalizzazione di questo paese.