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Le mire di Londra. Petrolio e gas naturale al largo delle Falkland/Malvinas

di Alessandro Grandi - 29/09/2007

Petrolio e gas naturale al largo delle Falkland/Malvinas nelle mire della Gran Bretagna. Buenos Aires reclama.
  
Sono passati 25 anni e poco meno di 1000 morti dalla fine della guerra delle Falkland/Malvinas (combattuta fra Gran Bretagna e Argentina) ma fra i due paesi continua imperterrita la polemica sui confini marittimi e sull'ampliamento del controllo della zona a ridosso dell'arcipelago.
La polemica è solo all'inizio. Dure le reazioni da Buenos Aires.

Le isole Falkland/MalvinasQuesta volta non si tratta di combattere per la sovranità nazionale su un lembo di terra ma della richiesta da parte britannica di ampliare il proprio dominio marittimo, portando il controllo da 200 a 350 miglia di distanza dalle coste dell'arcipelago.
Ora la parola dovrebbe passare alla Convencion sul Derechos del Mar de las Naciones Unidas, che dovrà decidere in merito alla questione.
Questione che comunque dovrà essere affrontata entro il 2009, quando tutte le nazioni dovranno presentare all'Onu gli studi effettuati per ampliare le loro piattaforme continentali.
Nel frattempo alcune nazioni, Norvegia, Nuova Zelanda, Australia, Francia, Brasile e Russia, hanno già presentato le proprie proposte alle Nazioni Unite.
Una richiesta che, come era immaginabile, ha scatenato le ire dell'opinione pubblica argentina.

Durante la guerra fra Argentina e Gran BretagnaDa Buenos Aires un secco rifiuto. Quando si tratta di dover affrontare il tema delle isole Malvinas gli argentini drizzano le orecchie. Anche questa volta, dopo essere venuti a conoscenza della possibile richiesta britannica, da Buenos Aires non hanno fatto attendere la risposta. Jorge Taiana, ministro de Relaciones Exteriores, ha fatto sapere che l'argomento dovrebbe essere analizzato nella sua completezza. Ad esempio, sottolinea Taiana, quando esiste un disputa territoriale fra due nazioni “una richiesta simile non può essere presa in considerazione e non potrà che essere rifiutata”.
Inoltre, ha ricordato il ministro, se la Gran Bretagna davvero presenta una simile domanda, l'Argentina presenterà una protesta formale davanti agli organi internazionali competenti.
In più il governo argentino ha già fatto sapere che entro breve tempo presenterà un nuovo progetto alla Comision de Limites de la Plataforma Continental dell'Onu, che contiene la richiesta di ampliamento della sua sovranità marittima da 2,7 milioni di chilometri quadrati a 3,7. Insomma lo scontro si farà sempre più duro.

Un pozzo petroliferoCosa c'è sotto il mare? Cosa c'è sotto l'acqua dell'oceano di così tanto importante da far chiedere ai britannici un più ampio controllo della piattaforma? La risposta è piuttosto semplice: petrolio e gas naturale, materie che in tempo di crisi energetica farebbero davvero comodo ad un Paese come la Gran Bretagna.
Lo sguardo britannico, però, non si ferma ai lontani orizzonti delle Falkland/Malvinas. Le richieste di Londra, infatti, potranno includere anche la piattaforma continentale che comprende l'isola di Asuncion, a circa 1000 miglia dalle coste africane, e Rockall, anch'essa come le Falkland/Malvinas situata in una zona di disputa territoriale con Danimarca, Islanda e Irlanda. Insomma, in molti e non solo in Argentina, ritengono che la Gran Bretagna abbia dimostrato in questo caso tutta la sua volontà di “ampliare l'impero” e annettere buona parte dell'Atlantico meridionale.
“Ancora una volta Londra pretende di ottenere diritti che non le spettano” ha detto Taiana durante un'intervista. Ma dall'ambasciata britannica nella capitale argentina lasciano intendere che la discussione si è appena aperta e che ci vorrà del tempo per portarla avanti.