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Iraq, l'occupazione a tempo indeterminato

di Ornella Sangiovanni - 30/09/2007

Iraq, Baghdad vuole un accordo “a lungo termine” con gli Usa

Le truppe di occupazione – in particolare quelle statunitensi – resteranno in Iraq a tempo indeterminato. Almeno finché ci sarà l’attuale governo.

Baghdad vuole infatti che il mandato con cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite autorizza la presenza della Forza multinazionale sotto comando Usa nel Paese sia prorogato per un’ultima volta fino a fine 2008, e quindi sostituito con un accordo bilaterale a lungo termine con gli Stati Uniti.

La notizia, anticipata dal ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, è stata confermata da funzionari del ministero, secondo i quali la proroga del mandato Onu che dovrà essere discussa alla fine di quest’anno sarà “l’ultima proroga per queste forze”.

Successivamente, l’Iraq intende concludere un accordo bilaterale a lungo termine in materia di sicurezza con gli Stati Uniti, come quelli che Washington ha già con Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Bhrain, Qatar, ed Egitto.


In base alla risoluzione 1546 (2004), approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’8 giugno 2004, la cosiddetta Forza Multinazionale – il cui comando spetta a un generale Usa - rimane in Iraq formalmente su richiesta del governo di Baghdad, e il suo mandato è soggetto a revisione ogni sei mesi.


Finora, esso è stato sempre prorogato, e le revisioni si sono rivelate anch’esse puramente formali, compresa l’ultima – del giugno scorso.


Il mandato scade alla fine di quest’anno.


"L’Iraq ha bisogno di una nuova risoluzione per definire la forma del rapporto fra i due Paesi [Iraq e Usa], e il modo in cui cooperare con le forze Usa", ha detto Labid Abawi, un vice ministro degli Esteri.


Le intenzioni di Baghdad, già accennate di recente, erano state esplicitate dal ministro degli Esteri Hoshyar Zebari, in un'intervista [in arabo] pubblicata ieri dal quotidiano arabo Al Sharq al-Awsat.


"Chiederemo al Consiglio di prorogare il mandato per un altro anno...poi partiranno i nostri negoziati con il Consiglio di Sicurezza", ha detto Zebari al giornale panarabo pubblicato a Londra.


“Chiederemo al Consiglio di includere un articolo che consenta all’Iraq di entrare in trattative con gli Stati Uniti per arrivare ad accordi di lungo termine in materia di sicurezza per soddisfare in modo bilaterale le esigenze di sicurezza dell’Iraq”, ha spiegato il ministro, parlando da New York, dove si trova per i lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.


A quanto pare, non si tratterà di un processo breve.


“I negoziati e i colloqui sugli accordi in materia di sicurezza richiederanno molto tempo”, ha sottolineato il capo della diplomazia di Baghdad, “perché copriranno le questioni della sovranità e dell’immunità, la missione di queste forze, le esigenze di sicurezza dell’ Iraq, e il ruolo delle forze Usa nell’addestramento (delle forze irachene)".


Quanto al ritiro delle truppe, ovviamente, non se ne parla proprio.


L’accordo bilaterale "non fisserà un calendario (per il ritiro della forze Usa) ... ma potrebbe includere un articolo che chiede di ridurne il numero", ha precisato Zebari, rispondendo a una domanda specifica del giornalista.


Abawi, il vice ministro degli Esteri, ha detto alla Associated Press che questo dipenderà “dalla situazione sul terreno e dal fatto che il governo e l’esercito [iracheni] siano pronti ad affrontare questa situazione".


In maggio, il Parlamento iracheno, su iniziativa del gruppo di deputati che fanno riferimento a Muqtada al Sadr, aveva approvato una risoluzione che gli attribuisce il potere di decidere su qualunque futura proroga del mandato della Forza multinazionale.


Nel mese di aprile, il leader sciita aveva ritirato i suoi sei ministri dal governo guidato dal premier Nuri al Maliki, proprio a causa del rifiuto di fissare un calendario per il ritiro delle truppe straniere dall’Iraq.


In Parlamento, le forze favorevoli al ritiro delle forze di occupazione, o almeno alla definizione di una tabella di marcia, comprendono come minimo il blocco nazionalista – vale a dire: entrambe le coalizioni sunnite (per un totale di 55 voti), i circa 30 deputati del gruppo di Muqtada al Sadr, e i 15 di Fadhila – un altro partito sciita di ispirazione “sadrista”.


Anche se i numeri per bloccare la richiesta di proroga del mandato della Forza Multinazionale potrebbero non esserci (il totale dei seggi parlamentari è di 275), se quella tracciata da Zebari è la via su cui davvero le autorità della Green Zone intendono avviarsi, prevedere (ulteriori) tempi agitati per il governo Maliki – e non solo in Parlamento - è fin troppo facile.



Fonti: Associated Press, Al Sharq al Awsat