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Ma cosa ci hanno raccontato ? 11 settembre 2001

di Romolo Gobbi - 01/10/2007

Autore: RomoloGobbi | Data: 30/09/2007 23.06.41
Dan Rather, per ventiquattro anni il più famoso mezzobusto della rete televisiva americana CBS, ha dichiarato alla CNN, negli ultimi giorni, che negli USA: “la democrazia non è in grado di sopravvivere perché i media sono oggetto di interferenza e intimidazione da parte del governo e della grande industria”. (La Stampa, 24/09/07). Nonostante questa gravissima accusa ai mezzi di informazione americani, alcuni di questi hanno cominciato a rivedere le proprie posizioni sulla politica americana prima e dopo l’11 settembre. Ad esempio, il New York Times, nell’editoriale del 29 agosto di quest’anno, si chiedeva come mai nel “Rapporto sulla Responsabilità della CIA” prima dell’attacco dell’11 settembre, risultasse un deciso cambiamento nella caccia a Bin Laden tra l’amministrazione Clinton e quella di Gorge W. Bush. Dal Rapporto, appena desecretato, risultava che per tutta la durata dell’amministrazione Clinton, il direttore della CIA, Gorge Tenet, aveva portato avanti una caccia sistematica contro Bin Laden e l’organizzazione di Al Qaeda: “dicendo che nessuno sforzo andava risparmiato nella “guerra” contro Osama Bin Laden”. Ciononostante, secondo il rapporto CIA, gli addetti alla caccia di Osama Bin Laden: “non avevano esperienza operativa, abilità e allenamento necessari per portare avanti la loro missione in maniera adeguata” e soprattutto non seppero usare “i materiali riguardanti gli individui che sarebbero diventati i dirottatori dell’11 settembre”. In particolare, vennero sottovalutate fin dal 2000 le informazioni riguardanti Khalid Shaykh Muhammad, la “mente” degli attentati dell’11 settembre e “il più antico luogotenente di Al Quaeda”, “che stava inviando terroristi negli Stati Uniti” per conto di Bin Laden. Sempre nel Rapporto sulla CIA, si è venuti a sapere che altri due “sospetti terroristi di Al-Qa’ida Nawat al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, che poi furono tra i dirottatori dell’11 Settembre”, erano noti all’Agenzia fin dai primi di gennaio del 2000”. E, addirittura, fin dall’agosto del 1998: “i politici degli Stati Uniti avrebbero voluto che Osama Bin Laden fosse ucciso (ma) la CIA fu riluttante nel chiedere l’autorizzazione per assassinare Bin Laden”.
Con la nomina di Gorge W. Bush alla presidenza, la CIA fece inversione di rotta e la stessa “Condoleeza Rice non vide alcuna urgenza nei rapporti che Al Qaeda era decisa a colpire gli Stati Uniti” (New York Times, 23 agosto, 2007). Fu così che l’11 settembre 2001 l’America fu “colta di sorpresa” e tutte le indagini precedenti, tutti gli avvertimenti inascoltati, tutte le possibilità di organizzare e portare a termine gli attentati sono state attribuite all’inefficienza dei servizi segreti americani. Ma perché questa colpevole inefficienza si è accentuata dopo l’avvento di Bush? Non può non tornare alla memoria l’auspicio pronunciato dei neocom, i consiglieri di Bush, fin dal settembre 2000, nel loro “progetto per il nuovo secolo americano”, laddove a pagina 51 affermavano che il processo di ricostruzione delle forze armate americane sarebbe stato molto lungo, a meno che si fosse verificato “qualche evento catastrofico e catalizzante come una nuova Pearl Harbor”. Anche nel 1941 l’America fu attaccata di sorpresa dai giapponesi e fu attribuito all’inefficienza burocratica se la notizia dell’attacco, intercettata parecchie ore prima, fu comunicata alla flotta americana a Pearl Harbor “per via ordinaria”, giungendo quindi quando ormai l’attacco era cominciato. E così il presidente Roosevelt ebbe l’occasione per entrare nella II Guerra Mondiale e far uscire definitivamente l’economia americana dalla “grande crisi”, con la produzione massiccia di armi e munizioni…