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Un accordo più simbolico che sostanziale

di Stephen Castle - 20/12/2005

Fonte: Nuovi Mondi Media



Dopo giorni di intense trattative, sotto la pressione dei manifestanti, la Conferenza ministeriale di Hong Kong ha adottato una dichiarazione finale che intende rilanciare i negoziati per la liberalizzazione degli scambi commerciali mondiali. Ma le questioni più importanti sono rimaste irrisolte 
Al termine di sei giorni di negoziati in cui l'unico accordo raggiunto è stato quello della cancellazione dei sussidi agli esportatori agricoli europei entro il 2013, i ministri di diversi paesi di tutto il mondo hanno avvertito il collasso della sesta Conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio.

Le nazioni in via di sviluppo sembra abbiano gradito l'accordo, raggiunto all'ultimo minuto dopo la serie di frenetiche consultazioni diplomatiche di Hong Kong, mentre tutti gli altri militanti politici e le altre organizzazioni sociali ieri hanno definito l'accordo "profondamente deludente", "più simbolico che sostanziale".

Peter Mandelson, il commissario UE per il commercio, ha dichiarato: "In una settimana di delusioni, questo non è un risultato da poco. Certo non è abbastanza per poter definire il summit un successo. Ma è abbastanza per salvarlo dal fallimento".

Parlando a nome del gruppo dei G20, il gruppo dei paesi in via di sviluppo, Celso Amorim, il ministro degli esteri brasiliano, ha descritto l'intesa come una "misura modesta ma non insignificante, che potrebbe realmente portare a tagliare i sussidi agricoli".

Il presidente francese Jacques Chirac ha sostenuto che le conclusioni raggiunte saranno importanti per la crescita economica e l'occupazione in Francia, in Europa e nel mondo. "Contribuirà allo sviluppo dei paesi più poveri e allo stesso tempo preserverà l'indispensabile potenziale del settore agricolo europeo", ha aggiunto.

Ma, nonostante i litigiosi dibattiti tra i ministri dei 149 paesi ieri un accordo è stato in qualche modo raggiunto, le questioni più importanti che caratterizzano oggi il commercio internazionale sono rimaste completamente irrisolte.

Il meeting del WTO è stato accompagnato da diffuse proteste dei manifestanti "no global". Negli scontri di strada 140 persone sono rimaste ferite e circa un migliaio sono tuttora sotto la custodia delle forze di polizia. In prossimità del lato portuale della sede della conferenza, la tensione è stata molto alta. L'anno scorso l'Unione Europea si è offerta di eliminare i sussidi destinati alle esportazioni agricole – valutati intorno ai 2,7 miliardi di euro ogni anno – ma si è rifiutata di definirne una scadenza temporale senza il consenso di alcuni altri paesi, tra cui gli Stati Uniti.

Nonostante le pressioni per un taglio entro il 2010, l'UE ha insistito sulla data del 2013, momento in cui nazioni emergenti come il Brasile è più probabile avranno l'opportunità di colmare il gap nei confronti degli europei.

I prodotti latticini figurano come prima categoria destinataria dei sussidi UE – per una cifra di 1.495 miliardi di euro nel 2004. Le esportazioni di zucchero costano ai contribuenti europei 988 milioni di euro, i cibi trattati 380 milioni, la carne di manzo 251 milioni e il vino 13 milioni di euro ogni anno.

L'Unione Europea dichiara che l'obiettivo del 2013 costituisce un impegno concreto, ma non richiederà ulteriori modifiche della Common Agricultural Policy rispetto a quelle già apportate. "Abbiamo usato la nostra riforma per costringere gli Usa a predisporre un provvedimento analogo", ha affermato Michael Mann, un portavoce della Commissione Europea. L'UE più volte ha fatto notare come almeno il 60% dei 2,6 miliardi di dollari del "food aid programme" Usa finisca nelle tasche delle grosse compagnie agricole statunitensi operanti nelle aree della logistica e del trasporto.

Tuttavia, l'agenzia cattolica per lo sviluppo, la Cafod (the Catholic Agency For Overseas Development), sostiene che, dato che i sussidi UE alle esportazioni sono già in declino, la concessione stabilita dall'accordo di Hong Kong costituisce una misura irrisoria venduta ai paesi in via di sviluppo ad un prezzo troppo alto". E ha aggiunto: "È una misura più simbolica che sostanziale. In realtà, l'impatto sugli effetti dannosi delle merci europee sottocosto sarà molto limitato".

L'accordo di ieri condurrà inoltre all'eliminazione dei sussidi alle esportazioni di cotone nel 2006 e velocizzerà il passo con cui Washington smantellerà i propri sussidi per i produttori del settore negli Usa. Le economie africane lamentano che questi sussidi governativi ancora in vigore stanno distruggendo le proprie fragili economie. Ma un elemento chiave del piano – l'esenzione da dazi, una quota di accesso gratuito per le importazioni di 49 dei paesi più poveri del mondo – è stato piuttosto diluito a causa delle riluttanze statunitense e giapponese ad accettare il libero commercio per categorie merceologiche come tessili e riso.

Alan Johnson, il segretario di Stato britannico per il commercio e l'industria, ha evidenziato come fosse "decisamente insoddisfacente" che il 3% dei beni provenienti dai paesi più poveri fossero stati dispensati dal provvedimento. Nell'ambito del commercio dei beni manifatturieri, l'accordo ha invece disatteso le speranze di Stati Uniti e Europa per un maggiore accesso ai mercati dei paesi poveri e di quelli in via di sviluppo.

Anche prima che l'incontro ministeriale di Hong Kong si tenesse, Pascal Lamy – il direttore generale della World Trade Organisation – aveva ridimensionato le aspettative: i protagonisti tra loro erano infatti troppo distanti. Lamy aveva fatto notare i modesti progressi fatti affermando nel corso di una conferenza stampa che, prima di Hong Kong, i negoziatori avevano concretizzato al 55% quanto era stato deciso nel vertice di Doha. Ora, dopo Hong Kong, secondo il direttore del WTO i ministri hanno completato il 60% dei lavori.

I ministri si trovano nella condizione di dover raggiungere un'intesa entro la fine del prossimo anno se vogliono trarre profitto dai poteri di risoluzione accelerata conferiti all'amministrazione Usa per portare a termine il raggiungimento di ogni accordo. Ciò significa che, affinchè le tecnicità necessarie per chiudere un accordo vengano rispettate, dovrà verificarsi una sostanziale svolta politica entro la prima metà del 2006. Il risultato di ieri, inoltre, propone la data del 30 aprile 2006 come termine ultimo per raggiungere gli obiettivi contenuti nel programma del vertice di Doha, un punto posto a sua volta anche dallo stesso vertice di Hong Kong.

L'istituzione benefica internazionale Oxfam ha dichiarato: "Questo testo [quello uscito da Hong Kong, NdT] è profondamente deludente, un tradimento delle promesse di sviluppo messo in atto dai paesi i cui interessi, ancora una volta, hanno prevalso".


L'accordo di Hong Kong

Sviluppo. Ai paesi in via di sviluppo verrà garantita l'esenzione da dazi, una quota di libero accesso pari al 97% delle proprie esportazioni a partire dal 2008, o dal raggiungimento di una qualsiasi intesa commerciale in materia. I paesi sviluppati hanno garantito che in tal senso le cosiddette "rules of origin" saranno "semplici e trasparenti".

Agricoltura. I sussidi alle esportazioni dei paesi ricchi saranno eliminati "progressivamente" entro il 2013. Includono i sussidi alle esportazioni dell'Unione Europeacome i sussidi erogati nell'ambito delle attività commerciali monopolistiche in Australia, Nuova Zelanda e Canada. Per quanto riguarda il cotone, i sussidi alle esportazioni verranno eliminati dai paesi sviluppati nel 2006. I sussidi distorsivi del commercio dovrebbero essere ridotti in maniera "più ambiziosa" rispetto alla formula dei tagli generici, e in un periodo di tempo più breve. Una disciplina sull'esportazione dei crediti, garanzie sull'esportazione dei crediti e programmi di assicurazione, imprese di commercio statali e sovvenzioni alimentari saranno raggiunti entro il 30 aprile del 2006.

Servizi. Gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno efficacemente resistito ai tentativi di alcuni paesi in via di sviluppo di indebolire i punti della bozza del testo negoziato a Ginevra. I paesi in via di sviluppo temono che ciò costringa loro a liberalizzare alcuni settori che vorrebbero continuare a proteggere. Le società UE e Usa temono che i negoziati sui servizi, già in ritardo rispetto ai programmi, potrebbero slittare ulteriormente se il testo verrà indebolito.

Manifatture. La cosiddetta formula svizzera sarà utilizzata per assicurare che le tariffe doganali più alte vengano per la maggior parte abbattute. Ma gli accordi nulla hanno detto riguardo ai coefficienti che dovranno a tal scopo essere impiegati.

  *The Independent

Tradotto da Luca Donigaglia per Nuovi Mondi Media