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Con l'autunno, puntuale come l'influenza, torna in libreria Umberto Eco...

di Carlo Gambescia - 04/10/2007

Cominciamo da un’addizione: 9 + 2 = 11, Non è un terno da giocare… Ma sono le pagine che la Repubblica ha dedicato in meno di quattro giorni all’ultimo libro di Umberto Eco in uscita, Storia della bruttezza: prima sul “Venerdì” copertina e megaintervista, e poi lunedì scorso, in R2 Cultura, il corposo anticipo dell’Introduzione. E sicuramente, di qui a qualche giorno altri spazi si apriranno…
Una regolamentare overdose autunnale di pubblicità, su un libro che esce contemporaneamente in ventisette traduzioni. E costa 35 (trentacinque) euro (qui potrebbe scapparci pure la quaterna…), per 452 pagine. Folte di citazioni, immagini, ed “echismi” allo stato di distillato. Per parafrasare il classico Walter Matthau di E’ ricca, la sposo e l’ammazzo : “Quest’uomo è una minaccia per la Civiltà Occidentale così come l’abbiamo concepita fino a oggi…
Ma che cos’è l’echismo? Dire tutto e il suo contrario. E magari davanti a un Fabio Fazio in deliquio che annuisce. Oppure di fronte a un Francesco Merlo che durante l’ intervista annota in stato ipnotico il colore dei calzini del Professore. E, soprattutto, condire quel che si dice con una mappazza di citazioni colte, semicolte e popolari… In certo senso l’echismo è interclassista, come la Coca Cola… Ma forse fa più male.
Qualche anno fa Eco scrisse un libro sulla bellezza. Perciò non poteva non toccare alla bruttezza. Da quel che si legge su Repubblica, non aspettatevi definizioni. Con Eco funziona così: quel che è bello e brutto, e quel che è brutto e bello. Comunque sia, di qui a un anno, magari ne scriverà uno sull’amore, poi sull’odio e così via.
Diciamo la verità, la tecnica è antica. Ai tempi di Platone, quelli come Eco si chiamavano sofisti: un giorno difendevano la giustizia, e l’altro l’ingiustizia. E così via per le piazze della Grecia, vendendo scetticismo on the road
Per concludere, se per Lenin i soviet più l’elettricità facevano il comunismo, la sofistica più la Repubblica (di Mauro e non di Platone), fanno Umberto Eco. Ogni epoca ha la sua croce. Purtroppo.