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La missione del soldato D'Auria. Sapremo mai perché è morto?

di Gianni Caroli - 05/10/2007





 

La morte dichiarata, ormai non più solo cerebrale, del povero "soldato D' Auria" da Gragnano, spedito in Afghanistan per custodire la pace (però ammazzato nel pieno di una guerra), suscita una preoccupata riflessione. Sapremo mai perché è morto?

 Sapremo mai cioè, quale autentico scopo abbia la cosiddetta "missione Isaf", di così diverso da quella "Enduring Freedom", oggi palese a tutti per quel che è: una aperta guerra di aggressione indetta da "George minor" e dai suoi neo.con all' indomani dell ' 11 settembre, come per sfogare una rabbia cieca sparando e bombardando all' impazzata su stabbi di pecore e recinti di suini di poveri pastori "erranti per l' Asia", che mai nessuno crederà davvero gli attentatori di Manhattan?

A parte infatti la benedizione dell' Onu  - del resto sempre revocabile se smentita sul campo la sua natura "di pace" -  quella della Nato non fa più testo, visto che l' Afghania non confina col Nord-Atlantico di cui al famoso trattato (finora non riscritto in termini diversi).

Perché la guerra d' Afghania, infatti, non è una facile valvola di sfogo ad uso interno, per far vedere che si fa qualcosa dopo l' abbattimento delle (Tre) Torri, come pur si pensò: ma un preciso tassello del paranoico "modello neo.con" per dominare il mondo tramite Impero Unico. Il famoso "Project for New American Kampf" elaborato a tavolino da Richard Perle, Paul Wolfowitz, Douglas Faith, Bill Kristol e compagni che Clinton rifiutò di attuare nel '98, all' indomani del devastante attentato all' ambasciata Usa di Nairobi. Il controllo dell' Asia Centrale, l' ossessione "Wasp" del Grande Gioco teorizzato da Rudyard Kipling, ora al servizio dell' impossessamento d' energia, per l' oggi ed il domani, visto che gli Usa ne sono ormai, da esportatori un dì, importatori netti per il 50% del fabbisogno interno. Sennò a che servono i Suv con cui le mamme californiane, forse molto prolifiche, vanno a prendere i bimbi all' uscita da scuola ?

Perché il povero "soldato D' Auria", spedito di là del mare e dei monti per una paga assai modesta rispetto al rischio (forse perché sicuro di fare una passeggiata di salute: "peacekeeping", sapeva lui, tipo vigili urbani o giù di lì), si è ritrovato "fuoco amico" alle spalle ? E da chi comandato, visto che il fuggitivo convoglio dei rapitori, secondo ogni informazione, non ha ingaggiato alcuno scontro con gli inseguitori  di armamento schiacciante?

Perché i reparti inglesi delle Sas hanno iniziato la sparatoria mirando "anche" al bagagliaio delle auto dei banditi sapendo che assai probabilmente, come usano infatti ogni specie di rapitori, i nostri militari erano proprio là?

Cioé: chi ha ordinato "fuoco", e in quale direzione? Ed avendolo fatto, non sapeva costui di "condannare a morte" i due italiani più sicuramente degli afghani, visto che i  nostri, impediti come erano, non potevano scansare le pallottole "alleate"? Si sarà trattato forse di preordinata "mitraglia preventiva", tipo Calipari, per impedire ai "soliti italiani" la consumazione del reato di trattativa col Nemico ? Che forse è riservata, come certi salvataggi statali di banche già fallite, all' esclusiva dello Stato Maggiore dal quale siamo esclusi?

Perché sui nostri "media", tele&giornali in un unico mazzo, non circolano mai interrogativi del genere? Tranne una inchiesta svolta "sul campo" da Carlo Bonini di "Repubblica" all' indomani di quel tragico scontro, che ben chiariva la natura "inglese" dei proiettili che schiantarono il soldatino D'Auria e il suo collega, è stato sonno profondo. Siccome quello del Ministro Parisi, che risveglia solo di tanto in tanto per chiedere ed imporre "più uomini, più mezzi", alla guerra da àscari che noi italiani combattiamo colà per conto terzi: dalle spalle in giù.

Ha proprio ragione Barbara Spinelli (su " La Stampa " di domenica 30 settembre): l' informazione in Italia, a partire dai capocoristi, è ormai allo stato di Second Life virtuale, "la dittatura degli avatar e dei cliché".

 Meglio abbreviare: la dittatura.