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Genealogia e segreti della "casta"

di Paolo Sensini/Virginia Perini - 07/10/2007

Fonte: affaritaliani

 

"Parlando di Casta si utilizza un termine che fa riferimento a uno scenario politico medievale: non so perchè Rizzo e Stella non ne abbiano fatto menzione". Paolo Sensini, ricercatore e saggista, dopo la relazione tenuta domenica scorsa all'interno dell'iniziativa milanese Filosofia sui Navigli spiega ad Affari la genealogia e i segreti della "casta" che governa l'Italia, il sistema dei poteri protagonista del libro, diventato best seller, di  Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella.

Cosa s'intende esattamente per casta?
"La risultante del sistema oggi in atto in termini produttivi, cioè lo stato di cose presenti, per le esigenze che ha e per come è organizzata la produzione e la vita sociale, si ricompatta intorno a questa forma che è stata definita Casta. Da questo punto di vista conta poco che nel sistema politico esistano divisioni tra destra, centro o sinistra. In realtà si tratta solo di partizioni puramente fittizie e strumentali che tuttavia riconfermano la fondamentale unitarietà dei loro
interessi in quanto Casta. Senza queste 'partizioni', infatti, la dialettica politica spettacolare non avrebbe alcun alimento, e il 'sistema castale' si rivelerebbe per ciò che realmente è. Ecco perché 'the show must go on'...".

 Quale orizzonte di riferimento va tenuto in considerazione per affrontare il problema?
"Il punto è che parlando di casta si utilizza un termine che fa riferimento a uno scenario politico medievale. Riporta in auge una situazione scomparsa ormai da secoli nel mondo occidentale e che oggi ritorna prepotentemente al centro della scena politico-sociale. Il problema è che mancano analisi all'altezza dei tempi - o alla bassezza, se si preferisce - per cogliere in tutta la sua portata questa 'nuova' situazione in cui ci troviamo a vivere".

Ci sarebbe bisogno di un cambiamento radicale...
"L'ordine sociale vigente ha bisogno di un ripensamento profondo. Io non so perchè Rizzo e Stella non facciano riferimento nel libro al mondo feudale, ma so che l'orizzonte in cui oggi ci stiamo muovendo è fortemente feudalizzante: nel modo in cui i politici si rapportano alla vita sociale, nel modo in cui la politica agisce sul mondo del lavoro e sulla società nella sua interezza, e infine nella natura stessa delle relazioni economiche emerse in questi anni. Lo si può anche osservare nelle forme che il diritto sta assumendo, le quali sono sempre più di tipo "barbarico" e hanno snaturato la civitas giuridica che era l'elemento fondante della democrazia così come è venuta configurandosi tra '700 e '800".

Dove sono le radici di questa evoluzione del potere?
"Per capire la situazione attuale bisogna cercare nella storia recente. Il Novecento è un secolo importante in questo senso, che ha visto l'affermarsi di sistemi sociali come fascismo, nazismo e stalinismo. Le cause della Casta sono da ricercare proprio in questo contesto, anche se è un lavoro di scavo tutt'altro che semplice. Esse sono principalmente riconducibili alla crisi del mercato capitalistico in Europa tra la fine dell'800 e i primi del '900. Le guerre mondiali hanno  demolito quasi integralmente il vecchio continente e sono la risultante delle convulsioni di questo sistema".

(foto Ap)

Qualche esempio storico?
"Un esempio paradigmatico è l'Unione sovietica. Il fenomeno del totalitarismo è il campo d'indagine, il luogo in cui si possono ritrovare le tracce della costituzione dei poteri "di casta". Un libro esemplare in questo senso, proprio perché spiega minuziosamente il sorgere e il consolidarsi del 'fenomeno totalitario', è Nel paese della grande menzogna. URSS 1926-1935 di Ante Ciliga, libro uscito proprio in questi giorni in libreria. Il potere allora si reggeva su vere e proprie caste e oggi, sia pure in assenza dei parossismi ideologici di quel periodo, ci si ritrova di fronte agli stessi meccanismi".

Il potere dell'immagine e della pubblicità giocano un ruolo determinante?
"I media e il mondo dell'immagine sono l'altra faccia della casta. E' un mezzo di dominio potentissimo, di cui Guy Debord aveva giustamente messo in luce la "natura spettacolare" già nel 1967. In Italia c'è un sistema fintamente pluralistico, ovvero 3 o 4 poli che convergono nella costruzione di un potere di tipo feudale".