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Mircea Eliade, il film di Coppola sulle origini. Un omaggio allo storico della religiosità

di Alessandro Zaccuri - 08/10/2007

 S’intitola «Un’altra giovinezza» ed è ambientato in Romania.
  Uno scienziato inizia a ringiovanire misteriosamente e i suoi segreti sono cercati dai nazisti. Sarà presentato alla prossima Festa del cinema di Roma
 
 
  
Di
  tecnologie all’avanguardia, spregiudicate strategie di comunicazione, ambizioni d’autore ben dissimulate tra le pieghe dell’industria cinematografica. E, non ultima, una ricerca spirituale a tratti confusa, ma spesso radicata nella frequentazione di autori e testi insospettabili. Dagli anni Settanta in poi la 'nuova Hollywood' è stata tutto questo, e il nuovo film di Francis Ford Coppola è pronto a dimostrarlo. Si intitola Un’altra giovinezza e si annuncia come uno degli eventi più attesi dell’ormai imminente Festa del cinema romana. Il maestro del Padrino che torna alla regia dopo dieci anni di assenza rappresenta di per sé una notizia, d’accordo, ma il fatto che Coppola abbia deciso di portare sullo schermo un racconto del rumeno Mircea Eliade (1907-1986), che Rizzoli s’appresta a pubblicare, merita forse una riflessione più approfondita. E non perché l’opera narrativa del grande studioso delle religioni non abbia già attirato in passato le attenzioni del cinema. Basti ricordare Una notte a Bengali, diretto nel 1988 dal francese Nicholas Koltz sulla scorta del più noto fra i romanzi di ambientazione indiana di Eliade, Maitreyi. Sul fronte dei progetti in lavorazione, poi, va segnalato il film che il franco-cileno Raul Ruiz si appresta a trarre da un’altra opera di Eliade, il vampirico Signorina Cristina. Il caso di Un’altra giovinezza, però, è più complesso e rivelatore, e non soltanto perché la trama ricorda per più aspetti quella di un altro film della nuova stagione, Lo strano caso di Benjamin Button di David Fincher, in cui Brad Pitt interpreta il personaggio dell’omonimo racconto di Francis Scott Fitzgerald, un uomo che nasce vecchio e, con il passare del tempo, regredisce sino all’infanzia. A Dominic, l’anziano docente di linguistica protagonista di Un’altra giovinezza (nel film di Coppola è impersonato dall’attore Tim Roth), succede qualcosa di simile: colpito da un fulmine a Bucarest sul finire degli anni Trenta, inizia misteriosamente a ringiovanire, suscitando la curiosità degli scienziati nazisti, desiderosi di assicurare la sopravvivenza del Terzo Reich con ogni mezzo, non importa quanto arcano. Ricorda qualcosa? I predatori dell’Arca perduta, per esempio, prima, indimenticabile avventura dello stazzonato Indiana Jones, anno 1981, Steven Spielberg alla regia e George Lucas alla produzione. Come dire il meglio della New Hollywood che maneggia senza inibizione materiali esoterici presentati in modo da suscitare l’entusiasmo del grande pubblico, certo, ma non per questo del tutto disprezzabili. Proprio nei primi anni Ottanta, infatti, Lucas sta approfondendo il rapporto con Joseph Campell, altro grande studioso delle religioni i cui studi, a partire dal classico Il cammino dell’eroe, sono stati tra le fonti di ispirazione della saga di Star Wars: un’ispirazione che lo stesso Campbell ha accettato e addirittura rivendicato. Ma anche la versione cinematografica di Un’altra giovinezza dispone di un lasciapassare più che autorevole. La lettura del racconto è infatti stata suggerita a Coppola dalla più nota tra le allieve americane di Eliade, Wendy Doniger. Ospite nelle scorse settimane di Torino Spiritualità, la studiosa è considerata una delle massime conoscitrici della spiritualità indiana, le cui suggestioni giocano un ruolo decisivo nella trama del film. Del resto già nel 1979, all’epoca di Apocalypse Now, Coppola aveva avuto modo di far intuire il proprio interesse per la storia delle religioni: tra i pochi libri che lo spietato colonnello Kurtz (Marlon Brando) porta con sé nella giungla vietnamita c’è infatti Dal rito al romanzo di Jessie L. Weston, la pionieristica interpretazione antropologia del Sacro Graal dalla quale T. S.
  Eliot aveva tratto la struttura della
Terra desolata. A proposito di coincidenze: l’ultima volta che lo abbiamo incontrato al cinema, nel 1989, Indiana Jones era impegnato nell’Ultima crociata, che consisteva appunto nel sottrarre ai nazisti il segreto del Santo Calice. Adesso, mentre Coppola porta Eliade al cinema, Harrison Ford torna a far schioccare la frusta dell’archeologo-avventuriero in Indiana Jones e il regno del Teschio di cristallo. Ancora Spielberg alla regia, ancora Lucas alla produzione. E, c’è da scommettersi, ancora un po’ di antropologia religiosa trasformata in spettacolo.