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Problema riifuti, quel richiamo alla "responsabilità" a senso unico

di Giancarlo Terzano - 08/10/2007

 

 

Problema rifiuti. Quel richiamo alla “responsabilità”  a senso unico
 
Montagne di spazzatura per le strade, insensati roghi di rifiuti, treni carichi di immondizia, proteste e blocchi, scontri con la polizia …: immagini dalla Campania, immagini già viste, secondo un copione che periodicamente si replica. Nonostante 14 anni di commissariamenti, di poteri speciali, di finanziamenti ad hoc, che hanno creato nuove burocrazie e clientelismi, occasioni di affari, senza affrontare il nodo del problema.
Siamo di nuovo in situazione di emergenza, in Campania. E l’emergenza, si sa, richiede sacrifici, obbliga a fare cose che non si vorrebbero. Sì è scomodato anche il Presidente Napolitano, che parlando di una situazione “tragica”, ha invitato lo Stato a far sentire la sua autorità, a prendere “decisioni indispensabili, senza più ritardi”.
Concordiamo con le parole del Capo dello Stato. Ci vogliono decisioni indispensabili, senza ritardi. Senso di responsabilità, e autorità dello Stato, che deve riuscire ad imporre sugli interessi di pochi il “bene comune”.
Ma pensiamo che il senso di responsabilità non possa esser chiesto solo alle popolazioni locali, per convincerle a nuove discariche o a qualche inceneritore. E che a farsi carico di decisioni indispensabili, improntate al senso di responsabilità e al bene comune, debba essere innanzitutto la classe politica, legislatore ed amministratori.
Riconosciamo le responsabilità dei cittadini. I rifiuti siamo noi a produrli, e dobbiamo farci carico, noi per primi, del loro smaltimento. Collaborando per bene alla raccolta differenziata, pretendendola dagli amministratori laddove non esiste, impegnandoci prioritariamente nella riduzione degli stessi. La disinvoltura con cui riempiamo la nostra esistenza di oggetti non durevoli, imballaggi e merci inutili destinati a finire spazzatura in un brevissimo ciclo di vita, è colpevole e non possiamo disinteressarci della loro destinazione finale. E chi protesta contro un impianto per i rifiuti deve essere ben consapevole che il suo primo dovere è impegnarsi a ridurli.
Ma oltre ad una maggiore responsabilità dei cittadini, ci vuole altro. Ci vogliono provvedimenti, leggi, sistemi di raccolta e riciclaggio, strategie di riduzione. Che promuovano i comportamenti virtuosi dei cittadini, li sostengano, li incentivino, li impongano.
Uscire dall’emergenza significa anche prevenirla. E allora il richiamo al senso di responsabilità va fatto agli amministratori che non fanno decollare la raccolta differenziata, o che la conducono sciattamente. Non è tollerabile questa Italia a più velocità, in cui alcuni Comuni raggiungono il 60-70% di raccolta differenziata (e tra essi quello di Bellizzi, nel salernitano, a sfatare il luogo comune che il Sud sia sociologicamente in ritardo), ed altri restano vicini allo zero.
E il senso di responsabilità dovrebbe spingere i governi, nazionali e regionali, a prendere provvedimenti che limitino la produzione dei rifiuti. E’ ormai noto, e la stessa Unione Europea ne fa il primo passo nelle sue politiche in materia, che il nodo rifiuti va affrontato innanzitutto pensando a come ridurli, alla fonte. Urgono provvedimenti in tal senso, come la tassazione dell’usa e getta e degli imballaggi non recuperabili; come il divieto di conferire a discarica o negli inceneritori materiali compostabili, che anzi potrebbero costituire una grande risorsa per i nostri terreni agricoli; come il vuoto a rendere obbligatorio, da anni una realtà in varie nazioni dell’Europa, ma che in Italia si è puntualmente arrestato di fronte all’opposizione di produttori e distributori.; o come l’aumento del costo delle concessioni per le acque minerali, una misura che metterebbe almeno in parte a carico dei produttori il costo dello smaltimento di montagne di bottiglie in plastica.
E’ contro questa inerzia, contro l’indifferenza di amministratori e legislatori, contro la loro sudditanza agli interessi dei gruppi imprenditoriali (e talora criminali), che il monito alla responsabilità dovrebbe prioritariamente rivolgersi. Contro l’ignoranza con cui sistemi che dovrebbero costituire l’ultimo stadio, come discariche o inceneritori, vengono messi al centro delle politiche sui rifiuti. E contro sceneggiate come quella del CIP6, vergognosa dimostrazione del peso della lobby degli inceneritori sui nostri politici.
L’emergenza non è che l’ultimo tassello di politiche sbagliate, dal fiato corto. Non tolleriamo il ricatto della “scelta obbligata”. Nessuna discarica, nessun inceneritore se prima non si punta seriamente sulla riduzione dei rifiuti. Che l’emergenza sia davvero di lezione e non un’occasione per perpetuare i soliti sbagli.