Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'America latina si fa la sua banca

L'America latina si fa la sua banca

di Maurizio Matteuzzi - 11/10/2007

 
Annunciata a Rio de Janeiro la nascita del Banco del Sur su iniziativa dei presidenti Chavez e Kirchner

Sette i paesi fondatori. Per integrare il Cono sud e liberarsi dal giogo di Fmi e Banca mondiale



Il Banco del Sur, la creatura concepita nel febbraio scorso dal venezuelano Hugo Chavez e dall'argentino Nestor Kirchner nascerà giusto 9 mesi dopo il concepimento e il battesimo, fissato a Caracas per il 3 novembre, sarà celebrato dai presidenti dei 7 paesi che sono i padri - o i padrini - della creatura: Venezuela, Argentina, Brasile, Bolivia, Ecuador, Uruguay e Paraguay.

La decisione, presa lunedì a Rio de Janeiro dai i ministri delle finanze dei 7 paesi, può costituire una grandissima novità. Ma può risolversi anche nell'aggiunta di una nuova sigla inutile all'infinità di sigle e istituzioni che costellano l'America latina, ma che finora non hanno funzionato né cambiato il corso delle cose.
La Banca del Sud dovrebbe assumere «un ruolo centrale nella nuova architettura finanziaria della regione». Dovrebbe significare la fine del protagonismo (nefasto) del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, responsabili dei disastri economici e sociali degli ultimi 20-25 anni in America latina. Dovrebbe rilanciare il processo d'integrazione nel Cono sud. Dovrebbe contrastare l'influenza politico-economico-finanziaria degli Stati uniti.

Dovrebbe. Se poi sarà così è un altro discorso. Un sintomo estremamente positivo è l'adesione del grande Brasile (e in minor misura dell'Uruguay, pericolosamente pencolante verso un trattato di libero scambio con gli Usa), molto tentato dal suo nuovo ruolo di global player ma all'interno delle regole del «mercato». Tempo fa il ministro delle finanze brasiliano, Guido Mantega, aveva espresso seri dubbi sull'entrata del Brasile. Ora quei dubbi sembrano superati. L'incontro di Rio ha anche risolto uno dei nodi più spinosi sul tavolo: la parità di voto dei soci fondatori indipendentemente dall'apporto di capitale di ciascuno (e questa è una delle grandi differenze in positivo rispetto a Fmi e Bm), che non è stato ancora definito. Pare che il Brasile volesse un diritto di voto differenziato a seconda delle quote di capitale e che invece sia prevalsa la tesi chavista di un voto uguale per tutti. Non si sa ancora quale sarà il capitale iniziale della Banca. Si era parlato di 7 miliardi di dollari, poi di 3 miliardi, costituiti dal trasferimento di parte delle riserve di ciascun paese (solo quelle in dollari, euro e yen giapponesi di Brasile, Argentina e Venezuela toccano i 154 miliardi di dollari). La sede principale sarà a Caracas e succursali saranno aperte a Buenos Aires e Caracas. Gli obiettivi che si propone sono lo sviluppo economico e sociale dei paesi membri per accelerare l'integrazione latino-americana e ridurre le asimmetrie esistenti (l'assenza di meccanismi tipo quelli dell'Unione europea per ridurle è stata una delle principali ragioni dello stallo del Mercosud). La Banca del Sud dovrebbe finanziare progetti di infrastruttura regionali (come il tratto Bolivia-Argentina del grande gasdotto del sud capace di portare il gas venezuelano e boliviano all'intera regione) ma anche iniziative che tentino di riequilibrare gli investimenti fra paesi membri e ridurre la povertà, l'esclusione sociale e le enormi diseguaglianze che restano ferite aperte della regione anche ora che è in buona fase politico-economica . Il tutto senza più il cappio al collo di tassi d'interesse usurai che hanno reso la «deuda externa» dell'America latina una «deuda eterna».

La nascita della Banca del Sud arriva in un momento di snodo decisivo per il futuro dell'America latina. Domenica il Costa Rica, con uno strettissimo margine 51-49%, ha detto sì al Cafta, il trattato di libero scambio fra i paesi del Centro America e gli Stati uniti (era l'unico a non averlo ancora ratificato e una vittoria del no sarebbe stato un durissimo colpo per Washington). A giorni sarà ufficialmente annunciato il Plan Mexico, un programma di aiuti da un miliardo di dollari per «la guerra contro il narco-traffico» con cui gli Usa cercano di ripetere il Plan Colombia in salsa messicana. Giorni fa l'Ecuador ha votato per una costituente chiamata a «rifondare» il paese - come in Venezuela e Bolivia - e il presidente Correa ha annunciato un secco aumento delle imposte per i guadagni extra delle compagnie petrolifere (da 50-50% a 99-1%). Segnali contrastanti. La partita è aperta e il Banco del Sur potrebbe essere un gran colpo.