L'alleanza cosmica, per una spiritualità ecologica
di Beatrice Bruteau - 21/12/2005
Fonte: innernet.it
Sembrerebbe ovvio che una vita sana debba avere la precedenza sul successo commerciale, ma la nostra cultura attuale non condivide questo punto di vista. In realtà, noi stessi non ne condividiamo alcuni aspetti. Le macchine inquinano, ma tutti le guidiamo; gli animali soffrono quando vengono allevati per il cibo o i laboratori, ma la maggior parte di noi mangia la carne e usa medicine e prodotti cosmetici.
“Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con i vostri discendenti dopo di voi; con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra ». Dio disse: «Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne. Il mio arcobaleno pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l’arcobaleno sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. L’arcobaleno sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra». Disse Dio a Noè: «Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra».
Genesi 9:8-17
In realtà, non esiste alcuna garanzia che nel futuro il nostro pianeta non subirà una catastrofe di larghe dimensioni. Potremmo venire colpiti da un asteroide fuori rotta, ritornare a un’era glaciale o restare intrappolati nel nostro stesso inquinamento; intanto, già conosciamo gli effetti del surriscaldamento planetario. Potremmo cercare, con conoscenze limitate, di sottomettere l’ambiente, ma provocheremmo solo ulteriori problemi; oppure potremmo scegliere di non fare nulla, ma le cose peggiorerebbero da sole.
Tuttavia, vale la pena ricordare che Dio ha stretto una relazione di alleanza con “ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra”. Ciò significa che Dio è presente e coinvolto. Significa, inoltre, che le “creature” per lui sono importanti e hanno un ruolo significativo nella “vita di Dio”, per così dire; tutte le creature sono “compagne di Dio nella creazione”. Ciò è analogo all’intuizione di Dogen, secondo cui è possibile chiamare tutti gli esseri “esseri senzienti” che, in quanto tali, possiedono la natura del Buddha. Tutte le creature sono la “gloria” di Dio, e “il mondo è impregnato dello splendore di Dio”, come disse Gerard Manley Hopkins. Isaac Bashevis Singer, nel discorso tenuto in occasione della consegna del premio Nobel, affermò: “Dio ci parla con i fatti e il suo vocabolario è l’universo”. Una splendida rappresentazione di questa intuizione è, ovviamente, lo Shiva danzante. E io ho definito il cosmo “l’estasi di Dio”.
Quindi, oggi per noi esiste una spiritualità “terrestre”, ecologica. Possiamo concepirla come uno stile di vita che riconosca l’universo in quanto espressione del divino; possiamo parlare del mondo come dell’Incarnazione Cosmica. Dobbiamo sforzarci di sentire sempre le radici del mondo naturale nell’alleanza con Dio. Secondo questa alleanza, il mondo è un’espressione di Dio attraverso la natura, e le creature devono cercare di realizzarla. Ciò vuol dire che la realtà temporale caotica, complessa, imprevedibile, dispensatrice ora di vita ora di morte, possiede valore e significato. Vuol dire che noi, che non abbiamo possibilità di scegliere se compiere o meno azioni che incidono su altre parti del regno naturale – in quanto dobbiamo farle inevitabilmente e necessariamente – dobbiamo compiere tali azioni con spirito di consapevolezza e reverenza verso l’espressione di Dio. Questo è il nostro riconoscimento della natura divina del mondo.
Il cosmo come incarnazione di Dio
Ma il mondo possiede anche una natura fisica. La spiritualità che riguarda questo aspetto è più difficile. Cosa esattamente dobbiamo fare ed evitare di fare? Chiaramente, la prima cosa da capire è il funzionamento della natura: i cicli delle sostanze nutrienti, i flussi delle popolazioni, le condizioni per resistere ai mutamenti e quelle per favorirli. In particolare, dobbiamo capire le condizioni per una convivenza che consenta la prosperità di molti popoli.
Sappiamo che il cibo va assimilato e i rifiuti vanno espulsi; per fortuna, la maggior parte dei rifiuti viene riutilizzata per fini protettivi o costruttivi. Alcuni rifiuti, no: per esempio, i materiali radioattivi. Dobbiamo scoprire o creare un nuovo “altrove” (è stato proposto lo spazio extra-atmosferico), smettere di produrre materiali tossici o modificarli in modo tale da renderli innocui e utilizzabili. E alcuni dei nostri nuovi materiali non sono biodegradabili, quindi possono essere impiegati per altri scopi; forse noi stessi dovremmo assumerci il compito di degradarli, visto che li abbiamo sintetizzati. Poi abbiamo problemi che riguardano la concentrazione di sostanze chimiche, l’interferenza con i cicli biologici e la distruzione dell’habitat. Tutte questioni difficili.
Sembrerebbe ovvio che una vita sana debba avere la precedenza sul successo commerciale, ma la nostra cultura attuale non condivide questo punto di vista. In realtà, noi stessi non ne condividiamo alcuni aspetti. Le macchine inquinano, ma tutti le guidiamo; gli animali soffrono quando vengono allevati per il cibo o i laboratori, ma la maggior parte di noi mangia la carne e usa medicine e prodotti cosmetici. Cosa sarebbe giusto? Dobbiamo arrivare a una comprensione dei principi commerciali ed etici coinvolti. Sarà necessaria una lunga discussione, perché questi non sono argomenti facili.
Ma anche se arrivassimo a una conclusione su alcuni dei temi più urgenti – sui quali quindi è più facile prendere posizione – molti dubitano che noi si possa davvero far qualcosa al riguardo. Possiamo riciclare i giornali e le nostre piccole buste di plastica, ma che dire delle grandi fonti di inquinamento? Che dire della pioggia acida, degli agenti cancerogeni prodotti dagli stabilimenti chimici, della distruzione delle foreste pluviali, della pesca eccessiva e di molti altri problemi a larga scala? Cosa può fare l’individuo contro lo stato e l’impresa?
L’anno sabbatico e la giustizia sociale
Michael Lerner, a proposito di “religione ecologica”, afferma con convizione che dobbiamo “cambiare radicalmente il nostro modo di fare affari”, facendo riferimento all’antica tradizione dell’anno sabbatico sancita in Esodo 23:11. Durante l’anno sabbatico la Terra doveva riposare, i debiti andavano cancellati e le differenze tra ricco e povero ridotte. La giustizia ecologica, fa notare Lerner, è legata alla giustizia sociale su scala mondiale e alla redistribuzione dei beni della Terra “in modo che la povertà non provochi più l’abuso dell’ambiente”. È richiesto un cambiamento di sistema, ma ciò impone mutamenti nella prassi e nell’opinione pubblica. Ed è qui che tornano utili gli ideali dell’anno sabbatico, afferma Lerner. Esso ci consente di sperimentare una vita libera da tensioni e di avere speranza. Noi, gente comune, non siamo impotenti: dobbiamo avere fiducia nella nostra capacità di partecipare alla trasformazione delle abitudini di vita e delle strutture politico-economiche dannose per le persone e le altre creature viventi.
La forza morale della gente
A questo proposito, possiamo ricordare che la maggior parte delle persone cui si rivolgeva Gesù erano “contadini” che non rappresentavano la classe al potere nella società, ma che, collettivamente, possedevano una loro forza. Erano i discendenti spirituali dei “figli di Israele” liberati dalla schiavitù in Egitto e resistenti a qualsiasi dominazione. Molte volte gli evangelisti sottolineano come i governanti si trattenessero da certe azioni “per paura della gente”. E, di fatto, in varie occasioni le masse dei contadini ebrei si sollevarono con tanta forza morale che persino i romani furono costretti a recedere. Il messaggio è: individui privi di potere, uniti sulla base di convinzioni comuni, riescono a provocare mutamenti sociali grazie ad azioni concertate.
Un esempio significativo di ciò è la rivoluzione che Gandhi compì in India. Grazie ai suoi concetti gemelli di satyagraha (la forza della verità) e harijan (“figlio di Dio”, il nome da lui usato per i cosiddetti intoccabili), fece di un popolo inerme una forza morale che pose fine alla dominazione di un impero mondiale. Se si dà a chi non ha potere un nuovo nome e la possibilità di realizzarsi in un nuovo contesto politico, è possibile ottenere grandi cambiamenti.
Discutere di principi etici fino a quando non avremo deciso cosa fare, e poi di strategie fino a quando non avremo deciso come agire, diventano, in questo contesto, attività religiose. Coinvolgere un largo numero di persone sembra essere il fattore determinante. Scrivere migliaia di lettere di protesta va bene, ma usare in modo selettivo il potere di acquisto potrebbe essere ancora meglio. Tutto ciò che possiamo fare per dare il buon esempio e incoraggiarci l’un l’altro, serve. Forse è possibile mettere in moto i mezzi di Internet. Un certo grado di organizzazione per unificare gli sforzi e coordinare le attività sembra pressoché indispensabile. Possiamo consacrare la tecnologia delle comunicazioni moderne alla protezione, la cura e lo sviluppo della creazione di Dio.
Siamo nell’Alleanza. Anche noi possiamo guardare l’arcobaleno e ricordare che siamo parte di una grande impresa. La nostra parte nell’Alleanza è correggere, guarire, migliorare, abbellire, proteggere, nutrire e apprezzare questo mondo meraviglioso. Siamo compagni di Dio nella creazione. Un grande compito, un appello sacro, un supremo privilegio.