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Benvenuti in Bulgaria

di Carlo Bertani - 13/10/2007

 
“Quando la luna perde la lana e il passero la strada,
quando ogni angelo è alla catena e ogni cane abbaia…”

Fabrizio de André – Canto del servo pastore

Ho acceso il televisore oggi, 10 ottobre 2007, per ascoltare cosa raccontavano del referendum sul welfare. Ho provato pena, schifo e rabbia.
Dopo che anche i gatti del vicolo dietro casa avevano capito che si trattava di una colossale puparata, gli apparatcik di regime sono scesi nell’agorà mediatica per imbonirci, per raccontarci che era stato un grande “appuntamento di democrazia”. Se questo è il senso che danno ai loro appuntamenti, piango per le loro fidanzate.

Conosco personalmente decine di persone che non sono riuscite a votare perché nessuno aveva detto loro dove andare, dov’erano i seggi. E passi.
Ciò che proprio non passa, è l’elogio sperticato della Casta per la riuscita del colossale inganno che ci hanno propinato: oltre al danno, la beffa.
Il danno peggiore che hanno inferto – tutti, dal piccolo “bonzo” sindacale al Presidente della Repubblica – non è stato l’inganno su cifre che nessuno potrà mai verificare, alle quali nessuno avrà accesso, che nessuna autorità potrà mai convalidare, se non gli stessi che avevano organizzato la farsa.
Il danno peggiore l’hanno inferto alla vita democratica del Paese: chi crederà ancora, dopo questa buffonata, che si possano consultare i lavoratori per le questioni che li riguardano? La prossima consultazione, la faremo gestire da Bonolis con il tele-voto: almeno, lì c’è qualche bella figliola per rallegrare l’animo.

“Tutto è già scritto”, rispondeva un giovane Omar Sharif ad un altrettanto giovane Peter O’ Tool, in Lawrence d’Arabia, ma quello era un film. Oggi, hanno riportato indietro le lancette della storia.
Se questo referendum era considerato così importante – e vorrei vedere che non lo fosse, un appuntamento nel quale si dovevano decidere i futuri assetti del lavoro e dello stato sociale del Paese – perché spregiarlo con una truffa evidente?

Nonostante l’impegno di tutto l’apparato, la gente ha fiutato l’inganno, e questo è il peggior danno: quando ho udito – dalla giornalista del TG3 – che il “sì” aveva vinto con l’87% dei consensi, mi sono tornate alla mente le elezioni irachene, dove il 99% votava per Saddam.
Per anni abbiamo irriso la Bulgaria del socialismo reale – terra dove le elezioni venivano abilmente orchestrate dall’oligarchia al potere – al punto che, ancora oggi, delle elezioni platealmente falsificate vengono definite “bulgare”.

La nostra oligarchia, che chiamiamo “Casta”, è riuscita a far di meglio. E tante scuse ai bulgari d’oggi, che hanno imparato la lezione e queste cose – almeno così sfacciatamente – non le fanno più.