Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Kubrick: il Nietzsche del '900 dietro la cinepresa

Kubrick: il Nietzsche del '900 dietro la cinepresa

di Claudio Siniscalchi - 15/10/2007

Fonte: Libero






 
Le foto di scena esposte a Roma raccontano la carriera di un genio nichilista, dagli esordi ad Eyes Wide Shut





 
Friedrich Nietzsche moriva nel 1900. Il cinema, l’arte più giovane, aveva appena compiuto cinque anni, e non sospettava minimamente di avere davanti un futuro grandioso. Nietzsche vedeva nel filosofo il superuomo dell’avvenire. A chi sarebbe toccato il compito di emularlo nella settima arte? Chi sarebbe diventano lo Zarathustra con la macchina da presa, se non dominatore della storia, almeno signore del regno della celluloide? A questa domanda si può rispondere senza troppe esitazioni: Stanley Kubrick. Il regista nato il 26 luglio 1928 nel Bronx, e morto nel 1999 nella sua casa di Harpenden, nei pressi di Luton, poco distante da Londra, è stato l’artista cinematografico che più di ogni altro ha provato a guardare, al di là del bene e del male, nelle vette e negli abissi dell’uomo novecentesco.




La svolta di “2001”

Ormai omaggi, eventi, proiezioni speciali dei suoi film, mostre e retrospettive non si contano più. L’ultima in ordine di tempo è quella del Palazzo delle Esposizioni di Roma che ha preso il via ieri, per concludersi il 6 gennaio. Il prossimo anno si celebra il quarantennale del suo film certamente più famoso: “2001: Odissea nello spazio” . Proprio da questo film l’avventura intellettuale di Stanley Kubrick cambia radicalmente. Dopo un esordio tra documentari auto-finanziati e piccoli film d’autore (“Il bacio dell’assassino”, 1955 e “Rapina a mano amrmata”, 1956), Kubrick ha la fortuna di dirigere l’attore Kirk Douglas, all’apice del successo, in “Orizzonti si gloria” (1957). Sarà lui ad insistere sulla produzione per chiamare Kubrick a rimpiazzare Anthony Mann nella regia del kolossal “Spartacus” (1960). Da quel momento la vita di Kubrick prende un nuovo cammino. Il regista ha lucidamente intuito che per liberarsi dai condizionamenti produttivi deve avere successo commerciale. Forte di questa motivazione incasella uno appresso all’altro due film che lo rendono celebre e gli aprono le porte dell’autonomia realizzativi: “Lolita” (1962), tratto da Nabokov, e il geniale “Il dottor Stranamore” (1964), una parodia dello scontro nucleare durante la guerra fredda. Ormai Kubrick è definitivamente pronto per diventare il Nietzsche del XX secolo. Si è nel frattempo trasferito nel verde dell’Inghilterra, ha trovato la moglie ideale, la terza, nella pittrice Cristiane Harlan e con il cognato Jan mette in piedi un sodalizio affettivo e professionale. Da quel sodalizio usciranno: “2001 Odissea nello spazio” (1968), “Arancia meccanica” (1971), “Barry Lyndon” (1975), “Shinning” (1980), “Full Metal Jacket” (1987) e “Eyes Wide Shut” (1999).




(Il bacio dell'assassino)


Una nuova umanità

I geni cambiano sempre, ma la sostanza rimane la stessa. L’uomo nell’età della tecnica ha corso rapidamente, frantumando barriere insormontabili. Adesso è addirittura in grado di dominare lo spazio e di piegare al proprio volere macchine intelligenti. Dal punto di vista morale non ci siamo distaccati di un millimetro dalla scimmia che nella straordinaria apertura di “2001 Odissea nello spazio”, appena intuita la potenza di una nuova arma, si precipita a fracassare il cranio del proprio simile.



C’è bisogno di un uomo nuovo, di un nuovo parto, di una rinascita, per salvare l’umanità dalla catastrofe. Dal quel presupposto partiranno tutte le storie successive. Un criminale roso dal demone della violenza; un prodotto dell’epoca napoleonica pronto a tutto pur di sconfiggere la società che lo rifiuta; uno scrittore fallito disturbato nella personalità; un pacifista nell’Inferno del Vietnam; un dottore ricco e perbene ossessionato dal sesso.
Solitudine, depressione, disturbi mentali, eccessi di violenza, cinismo, insoddisfazione sessuale, follia. La morte aleggia ovunque nei racconti di Kubrick. Nel grande hotel vuoto dove vive il protagonista di “Shining”, nelle imboscate contro i marines, negli angoli bui della New York notturna del suo ultimo film.



(Shining)


Ad ogni passo la cieca violenza potrebbe materializzarsi. Ormai Dio ha abbandonato definitivamente la sua creatura, che deve sbrogliarsela da sola. In questo senso, nel vuoto lasciato dalla vecchia griglia di componenti etici, Kubrick assegna ai suoi eroi negativi il compito di una rifondazione della morale. Essendo costretti a camminare sulle macerie di un mondo andato in frantumi, debbono necessariamente fare i conti con il riflesso della propria immagine. Pur se non si piacciono, debbono accettarsi, perché sanno che nessuno verrà mai a salvarli. Sprofondare nell’abisso è un attimo. Dove stanno il bene e il male nelle opere di Kubrick? Difficile, dirlo. Stanno da tutte le parti, anche dove non te lo aspetti. Spesso si intersecano. Talvolta sono capovolte. Talaltra indecifrabili.

Addio al lieto fine

Puoi essere un medico affermato, elegante, distinto, con una bella casa aristocratica, una moglie splendida e sensuale, una famiglia normale (Tom Cruise di “Eyes Wide Shut” ne è il ritratto perfetto). Poi un giorno scopri la tua parte nera. Apprendi che convivevi con un doppio, ma non te ne eri accorto. Adesso lo sai, e non puoi più tirare avanti senza misurarti con ciò che fino ad un attimo prima per te rappresentava il male. Il mondo, diceva Nietzsche, è diventato una favola, per giunta senza lieto fine. Questo Kubrick ha provato a raccontare quando ha deciso di diventare il più grande regista del Novecento.



(Eyes Wide Shut)



La mostra, i reperti

“Stanley Kubrick” è la mostra dedicata al cineasta che è stata inaugurata ieri al Palazzo delle Esposizioni di Roma, appena riaperto dopo cinque anni di restauro, e proseguirà fino al 6 gennaio. Si può vedere per la prima volta il materiale preparatorio proveniente dagli archivi dello Stanley Kubrick Estate: documenti inediti, copioni, appunti di regia, fotografie, filmati dal backstage, plastici, costumi e ricostruzioni delle ambientazioni sceniche. La mostra è affiancata da una retrospettiva cinematografica che si svolge nel Cinema del Palazzo delle Esposizioni. Per informazioni: www.palazzoesposizioni.it