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Orsi avvelenati in Abruzzo: di chi la responsabilità?

di Franco Zunino* (Ass. Wilderness) - 15/10/2007

 

 

 

 

Troppo semplice, troppo comodo, addossare la responsabilità degli orsi recentemente avvelenati nel Parco Nazionale d’Abruzzo alla gente “cattiva” d’Abruzzo o ai soliti bracconieri, senza curarsi di comprendere come fatti del genere, vistosamente dolosi, non si siano mai verificati prima d’ora, senza cercare di risalire alle origini del problema, senza cercare di comprendere le motivazioni che presumibilmente sono alla fonte di questa tragedia ambientalista; senza scuse verso chi ha commesso il misfatto, ma anche senza scuse verso chi ne ha presumibilmente la responsabilità morale. Cercando di “guardare la luna, anziché il dito che la indica”!

La gente d’Abruzzo non ha mai odiato l’Orso marsicano, e prova ne è il fatto che la specie solo qui sia potuta sopravvivere fino ai nostri giorni, quando sarebbe stato di una facilità incredibile sterminarla come sta a dimostrare un fatto come questo o le altre tante, troppe, uccisioni effettuate, per volontà o per errore, negli ultimi trenta anni. Così come prova di questo amore sono i tanti nomignoli che la gente dei paesi del Parco d’Abruzzo ha da sempre dato a questo animale, al fatto che nessuno ne abbia mai avuto paura. Arrabbiati solo, e comprensibilmente, quando l’orso ha arrecato ed arreca danni alle loro cose, coltivazioni o bestiame domestico.

Ma oggi non è solo questa motivazione ad aver armato la mano di chi ha deciso di avvelenare questi orsi. Oggi l’odio è stato fomentato da altri fatti, fatti nuovi, fatti che mai in Abruzzo, Lazio e Molise si erano verificati prima a memoria d’uomo.

Chi ha fatto sì che gli orsi, un tempo selvatici, stiano sempre più addomesticandosi, frequentando i paesi, e quindi i pollai e le stalle (come un tempo facevano solo le volpi!)? Chi ha fatto sì che questi orsi si siano, piano piano, tanto assuefatti all’uomo da far sparire in alcuni di essi la paura ed il timore che avevano sempre avuto nei suoi confronti?

Chi ha iniziato la tanto nefasta e criticata (ma anche tanto attuata!) politica dei carnai, dei meleti e “caroteti”? Non si doveva forse pensare, come altri hanno fatto, al rischio di queste iniziative? Qualche tempo fa furono i Grifoni ed un Aquila reale a subirne i danni, oggi tre Orsi e due Lupi. Orsi e lupi che non avevano certo bisogno di queste iniziative per vivere, iniziative che invece servono a ben altri scopi che non ad alimentare questi animali: perché se lo scopo fosse solo quello di alimentarli, le soluzioni ci sarebbero, sono state esposte da tempo, ma sempre invano, proprio perché non soddisfacevano le altre esigenze, tanto umane quanto poco ursine.

 

Cosa sono tutti questi collari, questi nomignoli che non fanno altro che addomesticare sempre più la specie, trasformando sempre più il Parco e la sua fauna in uno zoo all’aria aperta, dove i bambini si radunano a frotte davanti alle gabbie con caramelle e cioccolatini chiamando per nome i loro idoli? L’orso ha bisogno di restare selvatico nella sua selvaggia natura, non di vetrine da dare in pasto al turismo!

Non è con una mossa mediatica come quella di offrire 10.000 euro di taglia che si salverà l’Orso marsicano, ma facendo sì che l’Orso ritrovi la quiete di un tempo sulle sue montagne, controllando ed impedendo un certo turismo escursionistico oggi e da sempre favorito; facendo sì che non debba per forza andare a razzolare nei pollai o nei bidoni dell’immondizia per cercare un cibo al quale mai prima si era abituato; facendo sì che ritrovi nel suo ambiente il cibo abbondante che trovava un tempo ed al quale si era abituato da generazioni (greggi e coltivazioni); facendo sì che i danni siano pagati immediatamente e lautamente, anziché sprecare i soldi in tante inutile iniziative scientifiche e mediatiche che a nulla servono se non a soddisfare l’ego di tanti. Troppi soldi per inutile ricerche di ecologica comportamentale e pochi soldi per indennizzare i danni ed operare direttamente coltivazioni a perdere e per sostenere la pastorizia.

Che le autorità frequentino di più i paesi del Parco e studino il comportamento degli abitanti locali, ne studino le esigenze e cerchino di andare incontro alle richieste di aiuti incentivanti agricoltura e pastorizia e paghino i danni nella forma di più corretta e lauta possibile, e lascino perdere le continue interminabili ricerche ecologiche che finiscono per avere l’unica finalità di riempire le biblioteche degli appassionati, spinti sempre più “sulle tracce dell’Orso”. Non c’è bisogno di incentivare altro amore verso questo animale; c’è bisogno di amore vero, che è fatto di rinunce e di rispetto delle sue esigenze a costo di rinunce personali e sociali.  Inutile strillare contro i “nemici dell’Orso”, se poi una parte di questi nemici non sono considerati tali e continuano a godere di privilegi nefasti per la specie!

Chi ha avvelenato gli orsi di Gioia dei Marsi era una persona esasperata; le autorità dovrebbero cercare di capire da dove nasce questa esasperazione; dovrebbero chiedersi se e quanto ne siano magari esse stesse responsabili. Solo placando questo nuovo odio e soddisfacendo le reali esigenze della gente del posto, si potrà salvare l’Orso marsicano.

Tutto il resto sono solo chiacchiere.

Sono oltre trenta anni che per opportunismo si negano queste cose e non si prendono seri provvedimenti per salvare l’Orso, provvedimenti ben noti ancorché impopolari, e allora di questo passo dovremo ben presto leggere la notizia della morte dell’ultimo degli Orsi marsicani. Con la speranza che le solite autorità non ci vengano poi proporre altri studi e ricerche per reintrodurne esemplari provenienti dall’estero, come si sta facendo altrove. ... Così il circo mediatico riprenderà a girare!

 

 

Murialdo, 3 Ottobre 2007

                                                                               IL SEGRETARIO GENERALE

                                                                                            F.to Franco Zunino *

 

 

*    Già studioso dell’Orso marsicano, membro dell’Endangered Species Survival Commission della World Conservation Union - IUCN) e della commissione scientifica dell’“Observatoire de la zone à ours” del Gruppo Orso dei Pirenei francesi (Group Ours Pyrénées).

 

 

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