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I «ragionevoli dubbi» sull’evoluzionismo

di Massimo Fini - 16/10/2007

Ignoro se Massimo Fini sia uno studioso di

letteratura, di storia e filosofia, o di scienze

politiche e sociali. Sicuramente non è uno

studioso di scienze naturali, altrimenti

saprebbe che l’evoluzionismo (fondato da

Darwin e da allora costantemente aggiornato)

non è «un’ipotesi», ma una teoria dimostrata

scientificamente).

Il creazionismo, invece, è solo un’ipotesi priva

di fondamento scientifico, e quindi è giusto che

non venga insegnata a scuola.

Andrea Domenici

NON ESISTONO certezze.

Né fisiche né metafisiche.

Anche una scienza ‘esatta’

come, appunto, la fisica ha dovuto

ammettere che non ci sono certezze

assolute né verità oggettive, ma che la

conoscenza di ogni fenomeno dipende

dal punto di vista dell’osservatore.

(Del resto già più di un secolo fa

Nietzsche—poi seguito

dall’empiriocriticismo di Mach e

Avenarius—avvertiva che non

esiste la realtà ma solo le sue

interpretazioni. Anche se pure questa

è, ovviamente un’interpretazione). Se

questo è valido per la fisica tanto più

lo è per una materia così

sdrucciolevole qual’è quella

dell’origine e dello sviluppo

dell’universo, della vita, della specie

umana. Noi potremmo essere solo

uno degli infiniti universi possibili e

vivere in una delle infinite

dimensioni possibili. Ma non

possiamo uscire da questa

dimensione. Ecco perché né

evoluzionismo né creazionismo

possono dare risposte certe alla

domanda cui pretendono rispondere.

Si legga il bel racconto, ‘Flatlandiia’

(1882), del reverendo Edwin A.

Abbott, signor scientista, e vedrà che

perderà molte delle sue granitiche

certezze.