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I nostri compiti

di Gianfranco La Grassa - 16/10/2007

 

Non accade spesso che, nel giro di pochi giorni, si svolgano due eventi – consultazione dei sindacati sul protocollo relativo al sedicente Welfare e dei “sinistri” per il segretariato del “Pede” (pronunciato alla francese) – che dimostrano: a) la concezione che della democrazia ha la nostra classe dirigente (non solo quella politica, ma anche l’economica che “comanda” la prima); b) la grave malattia da cui è affetta la nostra società: cioè quel cancro (o cancrena) rappresentato dalla sinistra in quanto autentica e strutturale rappresentante politica della parte più parassitaria del capitalismo italiano; c) l’impossibilità della guarigione e rigenerazione tramite “procedure” normali e relativamente indolori; ormai la chemioterapia o l’asportazione chirurgica sono necessarie e ineludibili, pena la morte dell’organismo (la società italiana).

Le truffe elettorali, ma certo anche il “cervello all’ammasso” della nuova base sociale dei “sinistri” – il ceto semicolto dei lavori impiegatizi, di insegnamento, professionali e del “terziario” finto avanzato (in realtà un’accozzaglia di attività, almeno per quattro quinti inutili e di sostanziale rapina), tutti lavori che pesano sulla spesa pubblica controllata da politici e sindacalisti corrotti e arraffoni – non sono ormai più passibili di eliminazione, se non sopprimendo con metodi “bruschi” la loro “causa (in)efficiente”. Comunque, non credo sia lontanissima la resa dei conti. Nel 2008-9 si rivelerà la “verità” di una crisi che non è semplicemente finanziaria, ma incide sull’economia “reale” (e non solo in Italia, pur se il nostro paese è il più fragile ed esposto nell’area del capitalismo avanzato “occidentale”), con ormai abbastanza sensibile calo del tenore di vita di parti consistenti della popolazione.

Del “Trio infernale”, Montezemolo – memore della “lezione di Vicenza” – ha impartito il pressante consiglio agli imprenditori più in vista di non esporsi nelle votazioni per il “Pede”; consiglio solo in parte seguito, poiché i soliti De Benedetti, Moratti, la Artoni, il veneto Carraro e altri non hanno potuto resistere al “richiamo della foresta”. In bella mostra invece i due finanzieri del “Trio”, postisi alla testa degli altri: Bazoli (possiamo dire il patron di Prodi? O dobbiamo chiamarlo sponsor?) e Profumo, presidente della Banca su cui Report ha fatto una egregia e doverosa inchiesta (adesso Unicredit vuol querelare il programma di Rai 3, ma sappiamo bene perché: intanto appare al pubblico come indignata e sicura del fatto suo; poi il processo durerà anni, e quando verrà la sentenza nessuno ricorderà più nulla. Se si hanno soldi da spendere, presi ai clienti con gli artifici messi in luce da Report, conviene sempre fare querela: presso qualche coglione, magari di sinistra e che ha visto Profumo andare a votare alle “Primarie”, resterà l’impressione di un “onesto” diffamato e amareggiato da tanta “ingratitudine” dimostrata da coloro che Unicredit ha “beneficato” con il “regalo” dei derivati).

In attesa della resa dei conti, penso che il nostro blog (con sito annesso) debba andare anche oltre il “giornaliero”, e fornire spunti di riflessione generale (relativa alla fase storica presente) su una situazione che più marcia e degenerata di così non potrebbe essere. Tanto, i conti effettivi saranno regolati da altri, poiché noi siamo solo un piccolo gruppo di studio e analisi del “malato”; l’asportazione del cancro (o il taglio dell’arto ormai andato in cancrena: si scelga pure la metafora che si preferisce) è compito di altri, se si presenteranno all’“appuntamento” nei “giusti tempi”. Per questo motivo, salvo forse qualche minore “sputazzo”, mi assenterò per qualche giorno onde riflettere (almeno iniziare) su una questione che da tempo mi assilla.