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Altri 4 milioni di sfollati dalle Tre Gole

di Marina Forti - 17/10/2007

 

Le autorità cinesi progettano di spostare altri 4 milioni di persone dalla zona della diga delle Tre Gole sul fiume Yangtze. Lo ha annunciato ieri l'agenzia di stampa cinese Xinhua, e per apprezzare la portata della notizia bisogna tenere conto che per costruire quella diga, forse la più imponente al mondo, già quasi un milione e mezzo di persone hanno dovuto emigrare.
La diga che sbarra lo Yangtze appena a valle delle «Tre gole», nella provincia di Hubei nella Cina centrale, è costata finora circa 25 miliardi di dollari. Il progetto idroelettrico potrebbe essere pronto per la fine del 2008, scrivono i media ufficiali cinesi - forse subito dopo le Olimpiadi di Pechino. La diga in sé è terminata nel maggio 2006: ha creato un lago artificiale lungo oltre 600 chilometri a monte, che ha sommerso 116 città insieme a innumerevoli villaggi e siti storici. L'intera impresa è stata accompagnata da polemiche e proteste: sia per l'impatto ambientale, sia per i costi e la sorte degli sfollati, a cui si sono aggiunte col tempo le denunce di corruzione (nella distribuzione di risarcimenti e aiuti alla popolazione evacuata) e malversazioni durante le opere. Su tutto però ha sempre vinto la tesi che la diga delle Tre Gole era necessaria, per produrre elettricità (la capacità installata prevista è di 18.200 MegaWatt) e per controllare le ondate di piena che spesso causano inondazioni disastrose lungo lo Yangtze.
Ora però anche gli alti funzionari che hanno voluto e sostenuto la diga ammettono che ha creato enormi problemi di gestione ambientale. Il 26 settembre l'agenzia Xinhua riferiva parole drastiche di alcuni alti funzionari cinesi, pronunciate durante un forum di esperti: «Esistono molti problemi ecologici e ambientali riguardo la diga delle Tre Gole». Citava Wang Xiaofeng, direttore aministrativo della Three Gorges Project Development Corporation: «Non possiamo assolutamente abbassare la guardia di fronte ai problemi ambientali e di sicurezza creati dal Progetto». Wang elencava: erosione e frane sui pendii attorno alla diga, conflitti per le terre coltivabili e abitabili che ormai scarseggiano, «degrado ecologico provocato da uno sviluppo irrazionale» - sono le sue parole, riprese dalla Reuter. E concludeva: «Non possiamo procurarci la prosperità economica al costo dell'ambiente». Altri aggiungevano: «Se non prendiamo misure preventive, il progetto potrebbe portare alla catastrofe».
Una vera ammissione. Anzi, viene da pensare che parole così allarmate fossero il preludio all'annuncio fatto ieri.
Un milione e mezzo di sfollati sembravano già un esodo epico. Invece, ecco che la Xinhua (ripresa dalle agenzie internazionali) annuncia: «Oltre 4 milioni di persone che attualmente abitano nella parte nordorientale e sudoccidentale di Chongqing, saranno incoraggiate a risistemarsi nella periferia urbana più lontano, a circa un'ora di autobus dal centro della città».
Chongqing è una città industriale, il più grande centro urbano a monte della diga, e si è ingrandita con l'arrivo di sfollati. Ora si trova in riva al lago artificiale, anzi: ne è in parte sommersa, e questo è uno dei problemi perché l'acqua continua a salire, rendendo fragili le infrastrutture di ampie zone (fognature etc). Così il vicesindaco di Chongqing, citato dalla Xinhua, spiega che la sicurezza ecologica della città, e delle contee circostanti, è messa in pericolo dalla crescente popolazione. Dunque il nuovo esodo è necessario. Il direttore del Chongqing Development Plan Bureau (l'ufficio di pianificazione della città), Jiang Yong, aggiungeva (citato dal China Daily) che il Consiglio di Stato ha aprovato un piano di «grande importanza per la protezione ambientale» della zona, e che «elementi chiave è lo sforzo per proteggere l'ambiente circostante al reservoir, completamente trasformato dalla diga e dal massiccio spostamento di popolazione».
E dire che quando i critici della diga prevedevano disastri ambientali e umani, venivano zittiti...