Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Nuova Delhi: l'India rifiuta l'accordo sul nucleare

Nuova Delhi: l'India rifiuta l'accordo sul nucleare

di Siro Asinelli - 18/10/2007

 

Nuova Delhi: l'India rifiuta l'accordo sul nucleare
il primo ministro indiano Manmohan Singh


L’India potrebbe decidere entro breve di archiviare definitivamente l’accordo di cooperazione nucleare con gli Stati Uniti siglato nel 2005 e mai entrato in vigore.
Lo ha reso noto ieri il primo ministro indiano Manmohan Singh (foto) nel corso di una visita ufficiale ad Abuja, riportando una sua telefonata fatta al presidente statunitense Bush in cui il capo del governo di Nuova Delhi avrebbe fatte presenti “le attuali difficoltà” dell’esecutivo nell’attuare l’accordo bilaterale.
La decisione, data ormai per scontata, è stata presa per scacciare il fantasma di una crisi politica che avrebbe portato il Paese verso sicure elezioni anticipate. Ad obbligare la coalizione di governo, guidata dall’Indian National Congress (INC), a tornare sui suoi passi sono state le forti pressioni esercitate dai quattro partiti della sinistra che dall’esterno consentono la tenuta dell’esecutivo, tutti contrari ad un accordo che, di fatto, limiterebbe fortemente la sovranità indiana sulla produzione nucleare per scopi militari ottenendo di contro l’accesso alle tecnologie statunitensi utili al miglioramento del comparto atomico civile.
Singh, da sempre sostenitore della cooperazione atomica con Washington, ha così optato per la tenuta del governo a scapito dell’intesa. Ma la notizia era nell’aria già da una decina di giorni, da quando gli alleati dei forti Partito Comunista e Partito Comunista-Marxista avevano alzato il tiro facendo fallire per l’ennesima volta la riunione della Commissione per gli affari nucleari, organo del Congresso che ha il potere di ratifica sull’accordo bilaterale. Contestualmente, le forze di sinistra avevano opposto il netto rifiuto alle ispezioni dei tecnici dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica così come previste proprio dall’intesa del 2005, rimandando a Vienna con le pive nel sacco lo stesso segretario generale AIEA, El Baradei, arrivato in India nel tentativo estremo di rilanciare la cooperazione tra Nuova Delhi e Washington.
Venerdì scorso il primo ministro indiano aveva lanciato il primo timido segnale di resa dichiarando che “non sarebbe stata la fine del mondo” se l’accordo non fosse stato finalizzato. Allo stesso tempo Singh aveva espresso comunque un certo ottimismo: “Il governo sta cercando di riconciliare i punti di divergenza all’interno della coalizione di maggioranza”. Sforzi vani, almeno secondo quanto emerso ieri.
A gioire sono ovviamente i detrattori dell’accordo. “È un buon segno”, ha dichiarato il leader del partito Comunista-Marxista, Sitaram Yechury, in riferimento alle dichiarazioni di ieri. “Se l’attitudine dell’esecutivo è cambiata – ha aggiunto - sarà bene discuterne il prossimo 22 ottobre”, data in cui è prevista una nuova riunione della Commissione per gli affari nucleari.
Tiepida e diplomatica la reazione dagli Stati Uniti, dove il portavoce del dipartimento di Stato, Tom Casey, ha dichiarato che la Casa Bianca continua a ritenere il patto “un buon accordo per gli Usa, per l’India e per l’impegno contro la proliferazione nucleare”. Washington, nonostante tutto, ritiene sia ancora possibile ratificare l’accordo del 2005: “Continueremo a lavorare sulla nostra parte, e riteniamo che anche loro continueranno a lavorare sulla loro, e l’accordo sarà finalizzato quando sarà appropriato per entrambe le parti”, ha aggiunto il portavoce nordamericano.
Ma anche sul fronte interno statunitense si profilano ostacoli difficilmente appianabili: l’India non ha mai siglato il Trattato di Non Proliferazione imposto al mondo dagli Stati Uniti e questa circostanza trova la forte opposizione di alcuni settori del Congresso.