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Al gran ballo di Milano insorta

di Lorenzo Mondo - 18/10/2007

 
Una storia romantica è il titolo del nuovo romanzo storico di Antonio Scurati, ambientato nel corso del Risorgimento italiano sullo sfondo delle Cinque giornate di Milano (1848). Il libro attraversa le vicende che portarono all’Unità d’Italia giungendo alla diffusione del movimento anarchico alla fine del XIX secolo.
Scurati costruisce una storia d’amore e di tradimento, di lotta politica e di contrasti sociali. Secondo Lorenzo Mondo, il romanzo è caratterizzato da un’ottima ricostruzione dell’ambiente storico della Milano ottocentesca e delle vicende militari del Risorgimento italiano, ma quest’opera mostrerebbe un’ambizione maggiore e specificatamente letteraria: rappresentare una storia d’amore esemplare e paradigmatica per ogni altra realtà.


Antonio Scurati ama, a modo suo, il romanzo storico. Il suo primo testo narrativo, Il rumore sordo della battaglia, era ambientato nell’Italia rinascimentale, quella dei capitani di ventura. Adesso Una storia romantica ci trasporta, con un balzo di secoli, nell’età del Risorgimento nazionale. Il suo fulcro sono le «cinque giornate» di Milano, quelle del marzo 1848, quando la città, in una prodigiosa unione di popolani e di notabili, si rivolta contro gli austriaci, mette in fuga l’esercito più potente del mondo e si esalta nel sentimento di una illusoria liberazione. Su questo sfondo si verifica l’episodio che condizionerà la vita dei personaggi centrali del romanzo, segnandone la trama più evidente. È quando il giovane marchese Jacopo Izzo Dominioni uccide un soldato austriaco che sta usando violenza alla bellissima Aspasia. [...] Tra i due giovani scocca la scintilla di un amore violento e funesto. Perché Aspasia è la promessa sposa di Italo Morosini, amico di Jacopo ed eroe delle cinque giornate. Affiora qui il tema del tradimento, consumato in un momento di esaltazione e occultato dal matrimonio di Aspasia, imploso nell’apparente rassegnazione a una tranquilla vita borghese. Ma il tradimento finisce per investire, in diversa misura, il personaggio di Italo, che troveremo senatore del Regno, passabilmente corrotto e immemore degli ideali mazziniani professati nella giovinezza. I giorni luminosi di Milano insorta si confrontano dunque nel romanzo con il plumbeo grigiore, con l’inappagata realizzazione dell’Italia unita. Mentre lo spirito egualitario della rivoluzione sembra disperdersi e avvilirsi nelle forsennate imprese del movimento anarchico. Resiste, nel pubblico disincanto, nella deriva individuale dell’invecchiamento, la forza di un amore che sembra placarsi solamente con e nella morte. Riemergendo dalla lettura di oltre cinquecento pagine, siamo portati a una serie di considerazioni che riguardano, per così dire, la pelle e le viscere del romanzo. Si apprezza innanzitutto l’affresco storico, ricostruito con puntuale aderenza sulla mappa della Milano ottocentesca, sulle cronache coeve, sulla pratica delle armi [...]. Colpisce la consuetudine e il profilo dei personaggi storici che popolano la vicenda, da Carlo Cattaneo a Luciano Manara, da Manzoni a Francesco Hayez, da Cristina di Belgiojoso al maresciallo Radetzsky... Ma certe situazioni mirabolanti, la propensione all’orrido e al granguignolesco, la concitazione del racconto e la stessa temerarietà delle metafore, ci introducono in una temperie diversa, lontana da una semplice resa realistica. Respiri in altre parole la fascinazione del grande romanzo avventuroso e popolare, dove è sovrana la presenza di Victor Hugo. Basti pensare agli ingredienti canonici della vendetta e del tradimento, delle agnizioni e delle morti apparenti, dei segreti custoditi in lettere ritrovate. [...] Scurati non soltanto contravviene alla norma canonica del romanzo misto di storia e di invenzione (il vero e il verosimile di manzoniana memoria) ritoccando a suo piacere situazioni e date accertate. Opera e manomette in profondità. Non è strettamente necessaria la «Tabula gratulatoria» in cui Scurati denuncia puntigliosamente i suoi prestiti, per avvertire che il romanzo è farcito di citazioni e trascrizioni attinte non soltanto dalla cultura romantica ma da quella di ogni tempo, accostando all’inevitabile Ortis, pronubo di Jacopo suo triste eroe, Montale e Brecht, Flaubert e Fitzgerald, Nerval e Pavese... Con un posto di riguardo assegnato a Denis de Rougemont, il teorico dell’amore- passione, inteso come vertigine e annullamento di sé contro ogni possibile accidente, compresa la stessa morte. Questa girandola di nomi sono evocati nella persuasione che «così come gli uomini nascono da altri uomini, i libri nascerebbero da altri libri, o da film, spettacoli teatrali, musicali, tv e via discorrendo, in una generazione senza fine di simboli eloquenti, racconti che fecondano altri racconti». Una storia romantica come concentrato e caleidoscopico archetipo di ogni altra storia e realtà. Oltre la radicalità dell’assunto, resta il talentoso, intrigante pretesto per un omaggio appassionato all’universo della letteratura, ai suoi numi tutelari.