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Parigi, l’esodo in campagna dei «neorurali»

di Daniele Zappalà - 19/10/2007

 
 


 In controtendenza rispetto alla corsa mondiale verso le nuove megalopoli, i francesi sembrano al contrario aver perso l’illusione di poter vivere felici in città: quasi un cittadino su due spera di potersi trasferire nel verde lasciando il caos urbano
 
 

 E il topo di città chiese un giorno al cugino di campa­gna: «Accetteresti per un buon camembert di farmi spazio nella tua fresca dimora lontana dalle auto e dallo smog?». Favo­lette come questa, in Francia, non fanno più solo addormentare i piccoli. Ma anche sognare i gran­di. In controtendenza rispetto al­la corsa mondiale verso le nuove megalopoli, i francesi sembrano al contrario aver perduto l’illu­sione di poter vivere felici in città. Neppure la sgargiante Parigi sfug­ge alla regola. Dopo secoli di ac­calcamento forsennato di destini individuali e familiari all’interno della sua cinta metropolitana, ne­gli ultimi anni per la prima volta la capitale ha perduto abitanti. Lo stesso fenomeno si riscontra in quasi tutte le altre grandi città francesi, nonostante il boom di nascite ancora in corso nel Paese. La campagna sta riconquistando il cuore dei transalpini, come ben sanno i sociologi, demografi e geografi che da anni scrutano gli umori e le aspirazioni di un nuo­vo popolo silenzioso in marcia: i «neorurali».
  L’identikit? Gli esperti sostengono che i loro nonni vivevano spesso in zone rurali e che i loro genito­ri, in cerca di lavoro, hanno inve­ce compiuto il gran passo verso i reticoli urbani. La scelta di far og­gi retromarcia giunge, a quanto pare, per un concorso di fattori. Certi neorurali confessano che la nostalgia delle estati d’infanzia passate
en plein air dai nonni ha risvegliato la voglia di offrire ai propri pargoletti un ambiente più sano e meno frenetico in cui cre­scere. E per questa via sentimen­tale, starebbe riaffiorando lenta­mente l’antica fibra nascosta di un Paese, molto più vasto dei suoi vicini europei, che conserva una bella porzione della propria ani­ma ben lontano dalle città. Le campagne, almeno nell’immagi­nario collettivo, restano ancor og­gi più un luogo d’elezione che d’i­solamento. Calarsi nei paesaggi marcati dall’alternanza dei boca­ge
  o dei campi aperti non ha mai risvegliato particolari complessi d’inferiorità rispetto alla vita me-
tropolitana. Lo provano anche il prestigio permanente della cul­tura del vino e dei formaggi, at­torno a cui si costruisce da sem­pre una raffinatezza rurale tutta francese.
  Ma anche quei neorurali senza particolari reminiscenze bucoli­che e che magari non hanno nep­pure letto una pagina di Maupas­sant, possono sciorinare lo stes­so solidi argomenti sul loro ritor­no nel verde. In molte città, a co­minciare da Parigi, il prezzo del­le abitazioni è divenuto insoste­nibilmente elevato soprattutto a causa della pressione degli inve­stitori internazionali del «matto­ne ». Per tante giovani coppie, al­lontanarsi
dal centro diventa u­na scelta quasi obbligata. E se un tempo restavano comunque pre­feribili le cinture periferiche del­le
  banlieue,
oggi lo sviluppo spet­tacolare delle reti di trasporto, so­prattutto quella ferroviaria, la più capillare e moderna d’Europa, permettono di osare molto più a­gevolmente una nuova vita in pic­coli villaggi di campagna. Tanto più che entra in gioco anche un altro fattore tecnologico: l’avven­to della nuova economia fondata su Internet. In effetti, per tante micro-imprese francesi di nuova generazione che offrono in rete servizi o prodotti immateriali, ma anche per professionisti che han­no trasferito on-line riunioni e buona parte della propria attività, la tentazione di insediarsi in ri­denti contrade lontane dal caos urbano è sempre più forte. Gli im­piegati, dal canto loro, possono inve­ce approfittare del regime delle 35 ore che ha reso più ap­petibile una vita da pendolari neoru­rali.
  I numeri del feno­meno
sono ormai impressionan­ti. Secondo un sondaggio recen­te, ben il 42% degli abitanti delle città di più di 100 mila abitanti spera di potersi trasferire un gior­no in campagna, cioè in villaggi o piccoli comuni con meno di 2 mi­la anime. E secondo una ricerca universitaria, lungo il quadrien­nio 2004-2008 il plotone dei neo­rurali dovrebbe ingrossarsi in tut­to di 2,4 milioni di nuovi volon­tari. Molti comuni rurali hanno così registrato nell’ultimo decen­nio un saldo migratorio positivo di oltre il 60%.
  La geografia della popolazione francese sta mutando a vista d’oc­chio e si moltiplicano gli «sos» lanciati alle autorità nazionali dai sindaci di campagna, spiazzati dalla mole di servizi richiesta dal flusso di nuovi «compaesani». Al contempo, l’arrivo in massa di famiglie urbane non troppo abi­tuate agli usi e costumi delle cam­pagne può creare occasional­mente dissapori coi residenti di sempre. Per questo, molte giunte municipali rurali hanno deciso di distribuire ai nuovi arrivati dei va­demecum con le regole indispen­sabili della vita a­greste. Nelle edi­cole, intanto, pro­sperano ormai ri­viste neorurali come
Village ma­gazine.
  E anche in libreria, fra le gui­de turistiche e del fai da te, si fanno largo sempre più le opere pratiche illustrate ad u­so e consumo degli ex-cittadini infelici.

 Dopo secoli di crescita, per la prima volta negli ultimi anni la capitale ha perso abitanti