In controtendenza rispetto alla corsa mondiale verso le nuove megalopoli, i francesi sembrano al contrario aver perso l’illusione di poter vivere felici in città: quasi un cittadino su due spera di potersi trasferire nel verde lasciando il caos urbano
E il topo di città chiese un giorno al cugino di campagna: «Accetteresti per un buon camembert di farmi spazio nella tua fresca dimora lontana dalle auto e dallo smog?». Favolette come questa, in Francia, non fanno più solo addormentare i piccoli. Ma anche sognare i grandi. In controtendenza rispetto alla corsa mondiale verso le nuove megalopoli, i francesi sembrano al contrario aver perduto l’illusione di poter vivere felici in città. Neppure la sgargiante Parigi sfugge alla regola. Dopo secoli di accalcamento forsennato di destini individuali e familiari all’interno della sua cinta metropolitana, negli ultimi anni per la prima volta la capitale ha perduto abitanti. Lo stesso fenomeno si riscontra in quasi tutte le altre grandi città francesi, nonostante il boom di nascite ancora in corso nel Paese. La campagna sta riconquistando il cuore dei transalpini, come ben sanno i sociologi, demografi e geografi che da anni scrutano gli umori e le aspirazioni di un nuovo popolo silenzioso in marcia: i «neorurali». L’identikit? Gli esperti sostengono che i loro nonni vivevano spesso in zone rurali e che i loro genitori, in cerca di lavoro, hanno invece compiuto il gran passo verso i reticoli urbani. La scelta di far oggi retromarcia giunge, a quanto pare, per un concorso di fattori. Certi neorurali confessano che la nostalgia delle estati d’infanzia passate en plein air dai nonni ha risvegliato la voglia di offrire ai propri pargoletti un ambiente più sano e meno frenetico in cui crescere. E per questa via sentimentale, starebbe riaffiorando lentamente l’antica fibra nascosta di un Paese, molto più vasto dei suoi vicini europei, che conserva una bella porzione della propria anima ben lontano dalle città. Le campagne, almeno nell’immaginario collettivo, restano ancor oggi più un luogo d’elezione che d’isolamento. Calarsi nei paesaggi marcati dall’alternanza dei bocage o dei campi aperti non ha mai risvegliato particolari complessi d’inferiorità rispetto alla vita me- tropolitana. Lo provano anche il prestigio permanente della cultura del vino e dei formaggi, attorno a cui si costruisce da sempre una raffinatezza rurale tutta francese. Ma anche quei neorurali senza particolari reminiscenze bucoliche e che magari non hanno neppure letto una pagina di Maupassant, possono sciorinare lo stesso solidi argomenti sul loro ritorno nel verde. In molte città, a cominciare da Parigi, il prezzo delle abitazioni è divenuto insostenibilmente elevato soprattutto a causa della pressione degli investitori internazionali del «mattone ». Per tante giovani coppie, allontanarsi dal centro diventa una scelta quasi obbligata. E se un tempo restavano comunque preferibili le cinture periferiche delle banlieue, oggi lo sviluppo spettacolare delle reti di trasporto, soprattutto quella ferroviaria, la più capillare e moderna d’Europa, permettono di osare molto più agevolmente una nuova vita in piccoli villaggi di campagna. Tanto più che entra in gioco anche un altro fattore tecnologico: l’avvento della nuova economia fondata su Internet. In effetti, per tante micro-imprese francesi di nuova generazione che offrono in rete servizi o prodotti immateriali, ma anche per professionisti che hanno trasferito on-line riunioni e buona parte della propria attività, la tentazione di insediarsi in ridenti contrade lontane dal caos urbano è sempre più forte. Gli impiegati, dal canto loro, possono invece approfittare del regime delle 35 ore che ha reso più appetibile una vita da pendolari neorurali. I numeri del fenomeno sono ormai impressionanti. Secondo un sondaggio recente, ben il 42% degli abitanti delle città di più di 100 mila abitanti spera di potersi trasferire un giorno in campagna, cioè in villaggi o piccoli comuni con meno di 2 mila anime. E secondo una ricerca universitaria, lungo il quadriennio 2004-2008 il plotone dei neorurali dovrebbe ingrossarsi in tutto di 2,4 milioni di nuovi volontari. Molti comuni rurali hanno così registrato nell’ultimo decennio un saldo migratorio positivo di oltre il 60%. La geografia della popolazione francese sta mutando a vista d’occhio e si moltiplicano gli «sos» lanciati alle autorità nazionali dai sindaci di campagna, spiazzati dalla mole di servizi richiesta dal flusso di nuovi «compaesani». Al contempo, l’arrivo in massa di famiglie urbane non troppo abituate agli usi e costumi delle campagne può creare occasionalmente dissapori coi residenti di sempre. Per questo, molte giunte municipali rurali hanno deciso di distribuire ai nuovi arrivati dei vademecum con le regole indispensabili della vita agreste. Nelle edicole, intanto, prosperano ormai riviste neorurali come Village magazine. E anche in libreria, fra le guide turistiche e del fai da te, si fanno largo sempre più le opere pratiche illustrate ad uso e consumo degli ex-cittadini infelici. Dopo secoli di crescita, per la prima volta negli ultimi anni la capitale ha perso abitanti |