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Subprime, una crisi sempre più grave

di Marzio Paolo Rotondò - 19/10/2007

 

Finanza: Subprime, una crisi sempre più grave

S’intensificano le difficoltà dovute alla crisi dei mutui statunitensi ad alto rischio. I dati sul settore immobiliare, i più sensibili per capire l’evoluzione di una situazione potenzialmente devastante, non hanno portato buone notizie all’economia a stelle e strisce ed a quella mondiale. I permessi per le costruzioni abitative sono infatti crollati a settembre del 7,3%, mentre le nuove costruzioni si sono sgretolate del 10,2% nello stesso mese: la peggiore prestazione degli ultimi decenni che ha portato i dati al livello minimo degli ultimi 14 anni. Intanto, i capitali fuggono dagli Stati Uniti per evitare il peggio.
Il settore immobiliare è una variabile fondamentale per l’economia statunitense. Questo è da sempre stato un comparto trainante per gli Stati Uniti, che solo nei periodi di crisi più cupi ha dato segni di cedimento. Oltre ad essere importante di per sé per via dello slancio che fornisce all’economia a stelle e strisce, l’immobile Usa è anche fortemente legato all’andamento dei consumi, altra variabile fondamentale, visto che sono moltissime le famiglie d’Oltreoceano che ipotecano il loro immobile per avere liquidità da spendere. I dati appena forniti dall’amministrazione americana, dunque, confermano che la crisi dei subprime è grave ed è tutt’altro che finita.
I numeri confermano che da una crisi finanziaria si sta ormai passando ad una crisi economica ed le probabilità che dal settore immobiliare si propaghi all’intera economia a stelle e strisce sono sempre più forti. Non tutti i segnali, però, sono catastrofici come quello venuto dal mattone, anche se per tirare le somme dell’effetto a catena della crisi è ancora troppo presto. Nel mese di settembre sono infatti arrivate buone notizie dal settore occupazionale, che continua a creare posti di lavoro, e dai dati sui consumi, che ancora reggono. La crescita economica americana, però, continua a decrescere e non si sa fino a che punto questo processo continuerà.
A giudicare dall’attuale panorama economico, pare ormai certo che la Federal Reserve, la banca centrale americana, possa nuovamente tagliare i tassi di interesse. Nella sua ultima riunione, avvenuta nel mese di settembre, il massimo istituto di emissione monetaria degli Stati Uniti ha tagliato dello 0,50% i tassi ufficiali di sconto sul dollaro per ridare fiato all’economia. Questa volta, però, potrebbe ritoccare di solo lo 0,25%, visto che lo spettro dell’inflazione è consistente considerando anche gli aumenti dei costi energetici delle ultime settimane. Secondo il dipartimento del Lavoro Usa, a settembre l’inflazione sarebbe cresciuta di più dei mesi precedenti, facendo segnare un incremento dello 0,3% nell’arco del mese.
Intanto, la situazione economica degli Stati Uniti spaventa sempre di più gli investitori. La bilancia dei capitali ha infatti segnato un record in negativo a quota 69,3 miliardi di dollari nel mese di settembre al cospetto di un eccedente di 19,5 nel mese di luglio. Il dato rispecchia la fuga più importante dagli anni ’90 e rappresenta un altro importante campanello di allarme per l’economia statunitense. Si parla infatti di vero e proprio panico degli investitori esteri, che fuggono letteralmente dagli Usa nell’ottica di non essere coinvolti nella probabile crisi sistemica che potrebbe colpire il Paese.
Se questo dato dovesse diventare una tendenza, potrebbe essere una catastrofe per gli Stati Uniti. I capitali uscenti aumentano i problemi di liquidità del mondo finanziario a stelle e strisce oltre che tagliare ulteriormente le gambe alla crescita del Paese. La cosa più inquietante è però un’altra: più questo fenomeno andarà avanti e più gli Stati Uniti avranno difficoltà a finanziare il loro deficit di bilancio, alimentando ulteriormente il loro mastodontico debito pubblico, il più alto del mondo. Questo potrebbe significare, nella peggiore delle ipotesi, una perdita del controllo sui debiti degli Usa che potrebbe portare, oltre che alla recessione, ad un vero e proprio collasso economico.
La crisi dei mutui rischia dunque di sfuggire di mano. Giorno dopo giorno, le premesse per il futuro economico degli Stati Uniti si fanno sempre più inquietanti e con loro, per effetto della globalizzazione, anche dell’intera economia mondiale.