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Banca mondiale sotto accusa

di Luca Manes - 19/10/2007

 

Il Tribunale Permanente dei Popoli ha giudicato l'operato della Banca mondiale degli ultimi anni. Dito puntato contro i progetti estrattivi, che hanno danneggiato pesantemente l'ambiente, e le condizioni imposte dalla Banca ai governi per ottenere prestiti, che penalizzano le economie di molti Pvs, invece di sostenerle. (Foto: il nuovo presidente della BM Robert Zoellick)


L’Aja è senza dubbio uno dei simboli della giustizia internazionale. Nelle sue aule di tribunale in passato si sono avvicendati sanguinari dittatori o spietati criminali di guerra. Domenica è toccato alla Banca mondiale doversi sedere sul banco degli imputati. Una presenza eterea, quella della più grande istituzione multilaterale di sviluppo esistente al mondo. Nessun suo rappresentante, infatti, è intervenuto all’udienza organizzata dal Tribunale permanente dei popoli e dalla Campagna europea sulla Banca mondiale nella capitale politica dei Paesi Bassi. La Banca ha preferito non ascoltare le dure critiche alla sua condotta espresse da un novero di testimoni provenienti da tutti gli angoli del pianeta dove la stessa realtà multilaterale finanzia progetti e promuove politiche.
 
Esponenti delle comunità locali della Nigeria, del Perù, del Malawi, del Nicaragua e del Kazakistan hanno puntato il dito contro i progetti estrattivi sostenuti dalla Banca e le condizionalità economiche imposte ai governi del Sud del mondo, cioè gli obblighi che l’istituzione esige siano rispettati per concedere i suoi prestiti. Condizioni che troppo spesso penalizzano invece di aiutare quegli stessi paesi e che si chiede a gran voce vengano cancellate in futuro. Altrimenti si ripeteranno altri casi come quello del Malawi dove fin quando si sono seguite le ricette della Banca c’è stato il rischio di una tremenda carestia. Solo allorché il governo del paese africano ha deciso di ignorare le condizionalità, nel 2005, c’è stato un vertiginoso aumento della produzione agricola, da cui dipende oltre il 90% della popolazione malawiana. Ma non sono meno devastanti gli impatti dei progetti estrattivi, come il West African Gas Pipeline, che partendo dalla Nigeria attraversa Benin e Togo per arrivare in Ghana. Un gasdotto che, invece di ridurre il gas flaring nella regione del Delta del Niger, sta avendo solo conseguenze nefaste sulle comunità locali, ancora prive delle promesse compensazioni e penalizzate dagli impatti ambientali legati alla realizzazione del progetto.        
 
Tra le personalità chiamate ad esprimere un giudizio sull’operato della Banca mondiale domenica c’erano Medha Patkar, storica attivista indiana contro le dighe sul fiume Narmada, l’economista ghanese Charles Abugre, il senatore di Rifondazione Francesco Martone, noto per il suo impegno ambientalista, e Maartje van Putten, ex membro dell’Inspection Panel, l’organismo indipendente che controlla l’operato della Banca. La loro dichiarazione finale non avrà il valore legale degli altri tribunali attivi a l’Aja, ma è senza dubbio un significativo pro-memoria per i burocrati della Banca e la loro fede incondizionata per le ricette neo-liberiste.

L’evento, giunto alla sua terza edizione, dopo le precedenti tenutesi a Berlino (1988) e a Madrid (1994), si è svolto a soli cinque giorni dall’inizio degli Incontri Annuali delle Istituzioni di Bretton Woods (Banca mondiale e Fondo monetario internazionale), in programma a Washington dal 20 al 22 ottobre. Chissà se il nuovo presidente della Banca, Robert Zoellick, chiamato a riparare i guasti della gestione Wolfowitz, terrà conto delle testimonianze e delle conclusioni dell’udienza dell’Aja.