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Chi sta portando il Libano verso la guerra civile?

di Robert Fisk - 20/10/2007






Il Libano è popolato da fantasmi. Ma i fantasmi che adesso tornano a infestare questa nazione a pezzi (le milizie che lo lacerarono più di trenta anni fa) sono reali. I fucili stanno tornando a girare nel Paese (800 dollari per un AK-47, 3.700 dollari per un French Famas nuovo di zecca) mentre l’apparato di sicurezza del Libano è alla ricerca disperata della leadership delle nuove milizie segrete.

Solo una settimana fa, hanno arrestato due seguaci dell’ex generale Michel Aoun – il probabile candidato alla presidenza dell’opposizione pro-Hezbollah – con l’accusa di addestrare miliziani pro-Aounisti. Dopo che loro stesse erano state accusate di agire come una milizia per aver arrestato Dario Kodeih e Elie Abi Younes, le Forze di sicurezza interne libanesi hanno reso nota una fotografia di miliziani cristiani che imbracciavano AK-47 e fucili M-16. Il partito di Aoun ha replicato curiosamente che "si stavano solo divertendo con delle vere armi ma non stavano effettuando alcun addestramento militare". Davvero divertente.

Quello che adesso preoccupa le autorità libanesi, comunque, è l’ampio spettro di armamenti in arrivo in Libano. Sembra comprendere le nuove pistole Glock (per le quali vengono chiesti mille dollari). Inoltre, ci sono crescenti timori che molte di queste armi provengano dalla ampia scorta di 190mila fucili e pistole che l’esercito Usa ha "perso" quando le ha consegnate agli ufficiali della polizia irachena, senza registrare il loro numero di serie. Le armi americane comprendevano 125mila pistole Glock. Il legame iracheno-libanese è comunque ben saldo. Un numero crescente di attentatori suicidi in Iraq proviene dalle città libanesi di Tripoli e Sidone.

Il governo libanese di Fouad Siniora – approvvigionato di recente dagli Stati Uniti con carichi di nuove armi destinate all’esercito regolare libanese – ha ammesso adesso che le milizie sono state create anche tra le fila dei gruppi musulmani legati all’esecutivo. Diffuse voci secondo cui Saad Hariri – figlio dell’ex primo ministro assassinato Rafiq Hariri – abbia creato di suo una milizia in embrione sono state ufficialmente smentite. Ma un numero di sostenitori armati di Hariri ha aperto il fuoco per primo nel campo palestinese di Nahr el Bared, lo scorso aprile, dopo la sua presa da parte dei miliziani vicini ad al Qaida. Gli uomini di Hariri dispongono di forze anche a Beirut (presumibilmente non armate), ma anche ciò è stato smentito. In ogni caso, quelli che sospettano il contrario dovrebbero controllare il registro del Mayflower Hotel nella parte occidentale di Beirut.

Anche i ribelli di Fatah al Islam, che hanno preso il possesso di Nahr el Bared lo scorso aprile (400 morti nei 206 giorni di assedio da parte dell’esercito, 168 dei quali soldati), usavano nuove armi, compresi fucili di precisione. La scorsa settimana, con una tetra cerimonia l’esercito ha cremato 98 dei 222 combattenti musulmani morti, in una fossa comune a Tripoli. Tra loro vi erano palestinesi ma anche uomini provenienti dalla Siria, l’Arabia Saudita, la Giordania, lo Yemen, la Tunisia e l’Algeria.

Tra i miliziani di Fatah al Islam ancora ricercati dalle autorità libanesi vi sono tre russi – "Abu Abdullah", Tamour Vladimir Khoskov e Aslan Eric Yimkojayev – tutti ritenuti provenienti dalle repubbliche musulmane dell’ex Urss. Un quarto cittadino russo, Sergei Vladimir Fisotsk, viene tenuto in custodia a Beirut. Insieme ai tre membri palestinesi di Fatah  al Islam, rischia una possibile condanna a morte.

Il governo Siniora è ben consapevole dei pericoli che questi nuovi sviluppi comportano – "una tale situazione può condurre a una nuova guerra civile", ha detto un ministro a proposito degli addestramenti militari che stanno avendo luogo in Libano – in un Paese in cui finora soltanto la milizia Hezbollah, classificato come un movimento di "resistenza", ha l’autorizzazione di portare armi. Ma anche Hezbollah si sta riarmando; non solo con razzi ma anche con piccole armi che possono essere usate solo nei combattimenti strada per strada. Si suppone che i sostenitori di Aoun stavano facendo pratica con le armi nei pressi della città di Byblos, a nord di Birut, ma ci sono voci di ulteriori addestramenti nella valle della Bekaa.

Gli avamposti militari presidiati dai miliziani palestinesi legati alla Siria sono riapparsi nella Bekaa, guardati da vicino dall’esercito libanese che ha subìto gravi perdite nei combattimenti a Nahr al Bared. Sayed Mohamed Hussein Fadlallah, uno dei più autorevoli– e dei più saggi – esponenti religiosi sciiti del Libano ha avvertito lo scorso venerdì: "Il riarmo, così come le tensioni e la retorica politica accesa dai settarismi, tutto ciò minaccia la diversità del Libano e lo espone a divisioni". Fadlallah ha dichiarato che gli Stati Uniti – che sostengono Hariri – si augurano la divisione del Paese. Sembra che il piano americano di spezzettare l’Iraq rappresenti un altro fantasma che si è infilato furtivamente in Libano.

(Traduzione di Carlo M. Miele)
The Independent