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Le "missioni umanitarie" degli OGM

di Pietro Perrino - 22/10/2007


Se esperimenti e coltivazioni di piante geneticamente modificate per produrre farmaci e vaccini non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, la contaminazione è in agguato, anche per vie subdole. Ecco come.


carota-ogm.jpgAll'inizio le colture geneticamente modificate furono presentate come la soluzione per i problemi alimentari del Sud del mondo. Non risulta che essi siano stati risolti. Così sempre più le aziende si orientano verso Ogm destinati ad altre missioni umanitarie, se così possono essere definite. E' il caso dei pioppi - la notizia è uscita in settimana - che, grazie ad un gene di coniglio inserito nel loro Dna, sono in grado di ripulire il terreno dall'inquinamento. Oppure la sterminata gamma degli Ogm farmaceutici: le uova di galline transgeniche che curano i tumori, il latte che contiene anticoagulanti. E, in campo vegetale, il cartamo che produce insulina, il riso antidiarrea . Eccetera.

Dalle "piante farmaceutiche" è possibile estrarre a basso costo e in abbondanza molecole e vaccini che in laboratorio vengono prodotti in piccole quantità e con costi molto elevati. Questo tipo di colture geneticamente modificate non ha ancora bussato alla porta dell'Europa, ma negli Stati Uniti e in Canada sono in corso coltivazioni e sperimentazioni in campo aperto. Quante, per la verità, non lo sa nessuno: l'unica certezza è che si tratta di grandi numeri.

Sui rischi della coltivazione di Ogm farmaceutici in campo aperto interviene Pietro Perrino, dirigente di ricerca del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) che lavora al l'Istituto di genetica vegetale, con un suo intervento  che pubblichiamo integralmente. Il problema è il solito: se esperimenti e coltivazioni non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, è in agguato la contaminazione che può avere conseguenze disastrose per la salute umana, dato che è in gioco l'esposizione a vaccini, ormoni di crescita, coagulanti del sangue, enzimi industriali, anticorpi umani, contraccettivi, sostanze immunosoppressive e sostanze che inducono aborto.

Ma attenzione. C'è una considerazione che, secondo Perrino, vale per tutti gli Ogm, farmaceutici e non: la contaminazione non è solo quella"verticale", dalla pianta madre alle piante figlie, che passa attraverso la diffusione del polline geneticamente modificato. C'è tutto il capitolo, "che si tende a trascurare", della cosiddetta "contaminazione orizzontale, "pericolosa e subdola". Succede così. I residui delle colture geneticamente modificate rimangono inevitabilmente sul terreno: foglie, steli, radici che non hanno interesse commerciale e-o che sfuggono anche alla più accurata delle pulizie. Questi residui contengono Dna transgenico, "che al contrario del Dna ‘normale' è molto più instabile, si rompe e si ricombina, passa in virus, batteri e funghi, e attraverso questi si infila in altri organismi viventi. Così un frammento di Dna di mais transgenico può finire nel frumento piuttosto che nell'orzo o nella segale. Ormai i dati scientifici sono sufficienti: è vero che la ‘contaminazione orizzontale' può avvenire in natura, a partire da Dna non transgenico, ma è altrettanto vero che accade molto, molto più facilmente a partire da Dna transgenico. Se la frequenza della ricombinazione ‘naturale' è pari a uno, la frequenza della ricombinazione con Dna transgenico e pari a mille".

La "contaminazione orizzontale" non è in agguato solo a partire dai resti di colture transgeniche che restano nei campi. Può avvenire, aggiunge Perrino, anche con i residui, poniamo, di un carico di Ogm destinati all'alimentazione animale. E qui si apre un altro capitolo, ben più grave: la "contaminazione orizzontale", dice Perrino, avviene anche negli animali nutriti con Ogm. "Dalla flora intestinale la contaminazione passa all'individuo. Quindi nel latte, nelle uova, nella carne. Me lo ritrovo anche nel formaggio, il Dna transgenico. E questi sono tutti insulti al mio genoma. E' come giocare alla lotteria: più spesso capita, più alte sono le possibilità che questo abbia una conseguenza". Solo che qui non si vincono i milioni del Superenalotto. Nella lotteria transgenica, conclude Perrino, "è in palio il cancro".

La verità sulla produzione di farmaci in piante: rischi e pericoli (1)

Riassunto

Le colture farmaceutiche sono piante geneticamente modificate (PGM) per produrre farmaci. In

Europa i giganti biotech battono in ritirata, ma duplicano gli sforzi per produrre farmaci in piante

in Nord America ed altrove. I biofarmaci risultano costosi se prodotti in colture di cellule ed

animali in laboratorio, mentre sono più economici se prodotti in piante ed in pieno campo.

La gamma di biofarmaci attualmente prodotti attraverso l’introduzione di geni di

mammiferi nelle colture, comprende: vaccini, anticorpi, proteine, citochinine, ormoni di crescita,

enzimi, contraccettivi, eccetera. Colture farmaceutiche sono state prodotte e vendute negli USA per

diversi anni, all’insaputa del pubblico e con diverse scappatoie alle procedure. Numerosi campi

sperimentali segreti di colture farmaceutiche, negli USA, Canada e Caraibi, hanno permesso alle

industrie di produrre farmaci edibili in mais, riso, patata ed altre colture.

Le principali preoccupazioni sulle colture farmaceutiche, allevate in campo aperto, sono la

contaminazione di altre colture attraverso il polline e la diffusione dei biofarmaci, contenuti anche

nella linfa e nei residui delle piante, sotto forma di polvere o attraverso le acque superficiali e

profonde, insetti e virus, vettori nei quali il trasferimento orizzontale e la ricombinazione possono

creare supervirus e nuovi patogeni.

Come se ciò non bastasse, i biofarmaci possono indurre tolleranza orale, la quale

normalmente permette d’ingerire proteine (allergeni) senza produrre anticorpi e quindi senza

creare problemi immediati. Se le stesse proteine vengono iniettate nel sangue possono produrre

una risposta immune, producendo anticorpi, ma solo se non si è sviluppata tolleranza orale.

L’acquisizione di tolleranza orale impedirebbe al sistema immunitario di considerare i

biofarmaci come molecole estranee e quindi di produrre anticorpi, determinando, così, shock

anafilattici e morte dei soggetti, esposti prima alle colture farmaceutiche e dopo ai vaccini o ai

patogeni o ancora agli stessi biofarmaci usati in eventuali interventi chirurgici. I soggetti che

vivono a contatto con i biofarmaci potrebbero compromettere per sempre la loro capacità di

resistere alle infezioni da parte di patogeni portatori di geni presenti nelle colture farmaceutiche.

Nel caso particolare dei vaccini prodotti in pianta, i neonati, avendo acquisito la tolleranza

immune durante la gravidanza, non produrrebbero anticorpi e quindi non sarebbero protetti contro

l’infezione. Per queste ragioni, negli USA ed in Canada, la reazione del pubblico ha costretto i

governi ad ordinare la distruzione di soia e mais contaminati. Si tratta però della punta

dell’iceberg. La vera dimensione della contaminazione resta sconosciuta a causa della segretezza

dei campi sperimentali all’aperto.

Le colture farmaceutiche in pieno campo avvelenano le nostre fonti alimentari, l’aria, il

suolo e l’acqua con potenziali conseguenze disastrose per la salute. I governi e le compagnie

coinvolte dovrebbero sentirsi responsabili per i danni che ne possono derivare. Intanto, per evitare

di diffondere nella popolazione queste pallottole biologiche, la produzione di biofarmaci dovrebbe

avvenire solo in ambienti chiusi e rigorosamente controllati.

Questa rassegna ha la pretesa di informare il nostro governo, gli studiosi e la popolazione

sui rischi e pericoli che comportano i farmaci in piante.

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

Questa pubblicazione è stata prelevata da Greenplanet.net (http://www.greenplanet.net)

Introduzione

Le “piante farmaceutiche”, denominate anche “farmaci verdi” o “piante con farmaci” o ancora

pharm crops”, sono piante geneticamente modificate (PGM), di cui dovremmo preoccuparci, in

quanto rappresentano una minaccia alla nostra vita. I responsabili sono le multinazionali e le

istituzioni pubbliche che cedono alle allettanti pressioni delle prime in cambio di finanziamenti per

svolgere attività che i governi non vogliono o non possono più continuare a finanziare.

Il 5 luglio 2006, nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, in via Poli 19 di Roma, si è

svolto il Convegno su “Biotecnologie vegetali e produzioni di farmaci in pianta”, organizzato dal

Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie (CNBB). Il programma, diffuso anche

dalla Società Italiana di Genetica Agraria (SIGA), prevedeva tre presentazioni da parte di studiosi

del settore pubblico (università di Napoli e di Verona) e diversi interventi, di cui alcuni da parte di

rappresentanti del settore privato (Assobiotecc, Novartis, Plantechno, Florcosorzi, Transactiva ed

Agrobios), uno pubblico (Istituto di Ricerche Biotecnologiche), alcuni politici e le conclusioni da

parte dei due Presidenti del CNBB e SIGA.

Sulla locandina che annunciava il Convegno era scritto: “il valore globale dei PMP (Plant

Made Pharmaceuticals), sarà di 40 miliardi di Euro nel 2010, mentre la produzione in pianta dei

prodotti farmaceutici è stata considerata una delle biotecnologie con maggior impatto per il

miglioramento dello stato sanitario nei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, questo settore di ricerca

apre nuove prospettive di reddito per l’agricoltura. Scopo del convegno è di presentare le attività

di ricerca in Italia in questo settore e di mettere in evidenza il potenziale tecnologico e scientifico

rappresentato dai principali soggetti pubblici e privati coinvolti. Considerando l’importanza

dell’argomento, sia per l’innovazione tecnologica del nostro Paese sia per i risvolti applicativi, gli

organizzatori auspicano che tale convegno possa stimolare proficue interazioni non solo tra i

soggetti citati ma anche con quelli politici. A tal fine, sono statti invitati i Ministri, i Presidenti

delle Commissioni Parlamentari ed esponenti del mondo politico con responsabilità d’indirizzo per

queste tematiche.”

Il “Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie”, originariamente denominato

Comitato Scientifico per i rischi derivanti dall’impiego di agenti biologici”, fu istituto presso la

Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1992, secondo l’art. 40 della legge 19 febbraio 1992, n.

142, di attuazione delle Direttive europee. All’inizio il Comitato era più equilibrato, in quanto

composto da membri a favore e contro gli organismi geneticamente modificati (OGM).

Successivamente, diventò una finestra delle multinazionali, liberandosi di tutti quei membri che

erano contro gli OGM. Questo spiega perché, dal 2002, il Comitato non ha più la funzione per cui

fu costituito ed ha quindi potuto, senza alcuna difficoltà, organizzare un Convegno tutto a favore

della produzione di farmaci in piante, considerandoli una svolta futura importante per risolvere

problemi di sanità e di reddito in agricoltura, specialmente nei Paesi del Terzo Mondo.

A distanza di un anno non abbiamo avuto modo di conoscere gli Atti del Convegno, ne

sappiamo se saranno mai pubblicati, così come preannunciato.

L’obiettivo di questa rassegna è di informare i governi, gli studiosi e le popolazioni locali sui

rischi e pericoli delle piante transgeniche ideate per produrre alimenti con farmaci.

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

Questa pubblicazione è stata prelevata da Greenplanet.net (http://www.greenplanet.net)

I farmaci nelle piante sono veleni nascosti

Le piante che producono farmaci sono piante geneticamente modificate(PGM). Si tratta di

biofarmaci che generalmente sono attivi in piccolissime quantità e che risultano costosi se prodotti

in colture di cellule o in animali. Pertanto, le industrie farmaceutiche hanno pensato di produrli

nelle piante. Queste piante stanno avvelenando l‘aria, il suolo e l’acqua con potenziali

conseguenze disastrose per la salute (Joe Cummins, 2002).

La gamma di farmaci attualmente prodotti usando geni di mammiferi introdotti nelle piante

comprende: vaccini, citochinine, ormoni della crescita ed enzimi. Ci sono stati campi sperimentali

di piante farmaceutiche in Nord America, di cui non conosciamo l’esatta dimensione, poiché essi

non seguono le norme delle PGM, pur essendo in tutto e per tutto PGM.

In Canada, i campi sperimentali sono regolati e monitorati dal “Canadian Food Inspection

Agency” (CFIA) e le norme da seguire non vengono prese in considerazione sino a quando le piante

che producono farmaci non sono commercialmente pronte. Solo allora il “Therapeutic Products

Directorate of Health” del Canada esamina la sicurezza dei prodotti per l’uomo. Così, gli impatti

delle PGM sull’ambiente e la salute sono completamente ignorati.

In un campo sperimentale dell’Ontario la pianta con il farmaco era un tabacco geneticamente

modificato con il gene per produrre una citochinina umana, l’interleuchina 10, combinata con il

promotore del virus del mosaico del cavolfiore ed il terminatore dell’Agrobacterium.

L’interleuchina 10 è nota per essere un potente immunosoppressore. Le piante di tabacco GM erano

state selezionate per un basso contenuto d’alcaloide e per essere maschiosterili, cioè con poco o

niente polline. Si presumeva che i campi sperimentali fossero sicuri perché approvati dalla CFIA,

che credeva che il tabacco non transgenico avrebbe prodotto abbastanza polline da fertilizzare altro

tabacco non transgenico o tabacco selvatico, evitando la contaminazione da tabacco transgenico.

La CFIA fu costituita alcuni anni prima da burocrati dell’Agricoltura Canadese, con una forte

tendenza a favore delle PGM e con nessuna evidente esperienza o conoscenza di farmaci in piante

e del loro impatto sull’uomo. Non si fece nessuno sforzo per monitorare la diffusione di

interleuchina 10 dalle piante di tabacco in campo, cosa che può accadere attraverso le ferite delle

piante, le comuni rotture delle radici, danni da insetti che succhiano la linfa ed altri predatori. Anche

la rottura delle radici dopo la raccolta del tabacco può liberare significative quantità

dell’immunosoppressore alla superficie e nelle falde acquifere, inquinando quindi i pozzi d’acqua.

Coloro che vengono a contatto con i succhi delle piante di tabacco GM, così come coloro che

vivono a contatto con le acque di superficie e di falda dei campi sperimentali, potrebbero essere

compromessi nella loro capacità di resistere alle infezioni virali.

La possibilità che interi campi di piante contenenti trilioni di geni umani di interleuchina 10

possono trasferire detti geni a virus umani non dovrebbe essere né ignorata né trascurata. Un gene

omologo all’interleuchina 10 umana, trovato in citomegalovirus, risultò un potente

immunosoppressore. In altre parole, un virus con interleuchina 10 potrebbe essere mortale, in

quanto disarma il nostro sistema immunitario durante un’infezione.

Inoltre, il gene umano dell’interleuchina 10 potrebbe essere mobilizzato da ricombinazione

attraverso contatto con i Baculovirus degli insetti, sia nelle piante sia nel suolo. I Baculovirus sono

noti per causare infezioni non patogeniche di cellule umane ma con la ricombinazione possono

creare supervirus attraverso contatti tra Baculovirus e qualunque virus umano. Un supervirus fu

accidentalmente creato quando un'altra citochinina immunosoppressiva, l’interleuchina 4, si

combinò con il virus dell’esantema del topo. I virus con l’interleuchina 10 potrebbero diventare i

patogeni del giudizio universale (doomsday pathogens).

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

Questa pubblicazione è stata prelevata da Greenplanet.net (http://www.greenplanet.net)

Comunque, in Canada, questi pericolosi campi sperimentali furono avviati con scarsa

conoscenza e scarsa discussione con il pubblico. Nessuno dei responsabili sembra abbia avuto

conoscenza dei rischi che tali esperimenti potevano comportare.

Campi sperimentali simili possono essere stati realizzati negli Stati Uniti ed in Europa con uguale

trascuratezza e quindi ignorando gli impatti sull’ambiente e sulla salute.

L’Istituto di Scienze della Società (ISIS), della Gran Bretagna, ha tentato ripetutamente di

richiamare l’attenzione su questi esperimenti e sulle scappatoie burocratiche, sin dal 1998,

chiedendo che tali biofarmaci fossero prodotti in appositi ambienti chiusi e strettamente controllati.

Con queste premesse, tutti gli studiosi del settore, sulle orme di Joe Cummins, dovrebbero

chiedere ai governi di bloccare tali esperimenti per la produzione di biofarmaci in pieno campo.

Campi agricoli trasformati in fattorie industriali

I nostri campi sono stati trasformati in fattorie industriali per la produzione di farmaci che

avvelenano le nostre fonti alimentari e l’intero sistema vitale. I governi sono stati informati e

insieme alle compagnie coinvolte dovrebbero sentirsi responsabili per tutti i danni che ne possono

derivare (Mae-Wan Ho, 2002).

Dal 1998, abbiamo ripetutamente richiamato l’attenzione contro l’uso di alimenti da colture

utilizzate per produrre geni per medicine e industrie chimiche. La contaminazione inevitabile delle

nostre risorse alimentari è ora venuta alla luce. Ma l’inquinamento più insidioso del nostro suolo,

acqua e aria deve ancora essere accertato. I Veleni possono filtrare attraverso le radici delle piante e

dissolversi nell’acqua del suolo. Il polline zeppo di medicine e sostanze chimiche offensive può

essere respirato. Animali domestici e selvatici di qualunque tipo possono andare ad alimentarsi su

queste piante GM.

L’11 novembre 2002, il governo degli USA ordinava alla compagnia biotech ProdiGene di

distruggere 500.000 stai di soia contaminati da mais GM, ingegnerizzato per produrre un farmaco

non approvato per consumo umano. L’USDA (Dipartimento d’Agricoltura degli Stati Uniti

D’America) rifiutò di fornire dettagli sulle proteine coinvolte perché considerato “affare

informativo confidenziale”. Una frase coniata apposta per evitare la trasparenza degli esperimenti.

Si potrebbe trattare di una delle seguenti proteine: la glicoproteina gp 120 HIV, un coagulante

del sangue (aprotinina), un enzima digestivo (tripsina), un adesivo industriale (un enzima fungino,

laccasi), vaccini per epatiti B, vaccino per una malattia suina, gastroenteriti infettive.

La documentazione dell’USDA mostra che ProdiGene ha ottenuto 85 permessi per esperimenti

in campo aperto di colture GM per ottenere prodotti chimici in almeno 96 località.

Il vaccino AIDS “edibile” con il gene HIV glicoproteina gp120 è stato censurato come vaccino

pericoloso da numerosi virologi, in quanto il gene gp 120 ed i prodotti di tale gene possono minare

il sistema immunitario e generare nuovi virus e batteri e quindi causare nuove malattie.

Un giorno dopo l’11 novembre 2002, il governo degli USA svelava che ProdiGene aveva fatto

la stessa cosa in Iowa nel mese di settembre del 2002. L’USDA ordinò l’incenerimento di 155 acri

di mais di un campo vicino, temendo la contaminazione

Questa è solo la punta dell’iceberg. La vera dimensione della contaminazione resta sconosciuta

a causa della segretezza intorno a più di 300 campi sperimentali di tali colture GM, sparsi negli

USA sin dal 1991. Altri siti sperimentali sono in Canada. Le sostanze chimiche che queste piante

producono comprendono vaccini, ormoni di crescita, coagulanti del sangue, enzimi industriali,

anticorpi umani, contraccettivi, citochinine immunosoppressive e sostanze che inducono aborto.

La maggioranza dei farmaci ingegnerizzati sono stati incorporati in mais. ProdiGene, la

compagnia al centro dell’attuale scandalo, ha il numero più alto di piante con farmaci e progetti per

cui nel 2010 il 10% del mais degli USA dovrebbe essere dedicato alla produzione di biofarmaci.

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

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ProdiGene, lontana dall’assumere anche la più blanda precauzione di contenimento, come le

zone tampone, ha detto ai suoi azionisti e cointeressati che spera di “ottenere regolare approvazione

per ridurre o abbandonare completamente le regole per la coltivazione di colture GM destinate a

produrre farmaci”.

Sono venuti allo scoperto anche i campi sperimentali di altri Paesi. Secondo un recente rapporto

prodotto da “Attenti agli Alimenti Geneticamente Ingegnerizzati”, uno dei gruppi della coalizione

degli USA a sostegno dell’ambiente e dei consumatori, Puerto Rico, negli USA, è uno dei quattro

centri per questo tipo di sperimentazione. Gli altri tre sono nel Nebraska, Wisconsin e Hawaii.

Un altro rapporto, dello stesso gruppo di tutela dell’Ambiente, rivela che queste piante non sono

le uniche colture GM sperimentate in Puerto Rico. I Caraibi hanno ospitato sino a 2.296 campi

sperimentali all’aperto di colture GM, approvati dall’USDA sino al mese di gennaio 2001, tanto

che Puerto Rico da solo ha ospitato più colture alimentari GM per miglio quadrato di ogni altro

Stato USA, ad eccezione delle Hawaii.

Puerto Rico non è uno Stato. I suoi residenti sono cittadini degli USA ma non hanno voce in

capitolo o voto nel Congresso degli USA, tanto meno in quello dell’ONU.

Il presidente Ramon Gonzales di un’Associazione di Agricoltori di Puerto Rico rivelò che nella

sua città di Salinas si coltivavano colture GM. Egli disse che a Puerto Rico le colture GM sono

commerciali e comprendono soia (Roundup-ready) della Monsanto, resistente agli erbicidi, e una

varietà di mais che produce il suo proprio pesticida, detto mais Bt.

Secondo Gonzales, i semi delle colture GM coltivate a Salinas sono venduti per essere coltivati

altrove. Parole di Gonzales: “Puerto Rico è il luogo preferito per produrre semi perché il nostro

clima permette di fare sino a quattro raccolti all’anno”.

Le agenzie locali per il rispetto delle normative sembra che ignorino l’argomento. Una donna

del Comitato della Qualità dell’Ambiente per Puerto Rico, disse che Puerto Rico non ha leggi o

regole per colture GM, e non ha mandato per intervenire o investigare.

Jim Rogers dell’USDA ha detto: “Nessuno conosce i possibili rischi” e “noi mitighiamo questi

rischi con mezzi che riteniamo siano appropriati”.

Al contrario, gli scienziati indipendenti, autori di questo articolo, sanno abbastanza bene quali

sono i rischi di tali colture da bandire immediatamente. Chi comanda all’USDA ed al governo sono

stati avvertiti e insieme alle compagnie interessate devono essere ritenuti responsabili per tutti i

danni che ne possono derivare.

Rischi da vaccini transgenici edibili

C’è chi ha esaminato i più recenti sviluppi sui vaccini edibili in piante e mette in evidenza altri

rischi non ancora considerati (Joe Cummins, 2002)

Usare piante transgeniche per produrre vaccini a basso costo è stata la principale area della

medicina molecolare. Un numero elevato di vaccini transgenici è stato ottenuto in campi

sperimentali.

I primi esperimenti di un vaccino di epatite B ottenuto in patata furono ostacolati da bassi livelli

di antigene prodotti nella pianta e da problemi di sicurezza, in quanto solo individui già

immunizzati con vaccini iniettati possono essere esposti al vaccino in pianta. La principale

preoccupazione è che i preparati di vaccino orale possono indurre una “tolleranza immune”,

rendendo perciò l’individuo suscettibile ai virus delle epatiti B.

La tolleranza orale è una risposta biologica fondamentale per ingerire antigeni, per cui è

possibile ingerire o mangiare proteine che se iniettate produrrebbero una risposta immune. Sembra

che questi ostacoli abbiano raffreddato l’entusiasmo delle indagini cliniche e delle imprese

farmaceutiche, benché, un vaccino per gastroenteriti in suini prodotto in mais transgenico era stato

ritenuto valido e pronto per la commercializzazione all’inizio del 2003.

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

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La maggior parte delle piante transgeniche è stata prodotta usando piante fertili isolate. Per

evitare la diffusione di polline, i ricercatori hanno impiegato inserzioni di cloroplasti transgeni sia

per aumentare i livelli di produzione e sia per limitare la diffusione di geni attraverso il polline. Ma

è noto che il contenimento di cloroplasti transgeni non è molto efficace.

Le due preoccupazioni principali sui vaccini transgenici sono la contaminazione di colture

alimentari attraverso il polline e la diffusione del vaccino stesso, contenuto nei residui delle piante

transgeniche, sotto forma di polvere e altri inquinanti, in acque superficiali e sotterranee. L’antigene

del vaccino può interessare gli animali al pascolo e l’uomo che beve l’acqua o che respira la polvere

inquinati dal vaccino, oltre al problema d’induzione di tolleranza orale.

C’è un altro tipo di tolleranza immunitaria che potrebbe essere acquisita durante l’embriogenesi.

Burnet e Medawar trovarono che il sistema immunitario stabilisce la differenza tra molecole “self”

(proprie) e molecole “non self” (estranee) durante lo sviluppo embrionale. L’esposizione

dell’embrione al vaccino causerà tolleranza del neonato al vaccino e perciò vedrà sia il vaccino sia

l’infezione patogenica (l’antigene) come “self”. Individui nati nell’area inquinata dal vaccino

possono non essere capaci di produrre anticorpi verso l’antigene del vaccino e quindi di non avere

alcuna protezione contro l’infezione del patogeno.

Vediamo alcuni vaccini attualmente prodotti in piante transgeniche. Il gene della tossina del

colera fu inserito nel genoma del cloroplasto del tabacco; l’impianto fu progettato per ottenere alti

livelli di produzione dell’antigene del vaccino. L’uso di cloroplasti permise di aumentare la

produzione di 410 volte rispetto a quella dell’inserzione del gene nel nucleo.

Vaccini di colera B edibili furono prodotti in pomodoro transgenico. Il gene dell’antigene del

patogeno della malaria inserito in tabacco è stato proposto come vaccino per la malaria.

Topi alimentati con erba medica transgenica con un gene per un antigene del virus del piede dei

topi produssero anticorpi contro il virus del piede e della bocca. Questo risultato suggerisce una

grande preoccupazione perché si sa che il polline dell’erba medica si diffonde alle colture adiacenti

e le mucche e pecore gravide che si alimentano di tale erba con il vaccino può partorire prole

tollerante al virus.

Il tabacco transgenico fu modificato per produrre vaccini contro il virus delle epatiti B e

citomegalovirus. Furono prodotte particelle virus-simile e concentrate in semi di tabacco. Tuttavia, i

semi di tabacco modificato non provocarono una risposta immune all’epatite B e citomegalovirus in

topi. Invece, fu osservata una forte risposta alle proteine dei semi di tabacco. Questo risultato

inatteso dovrebbe servire come avvertimento dei rischi imprevisti del transgenico.

Una patata transgenica con geni per il colera, antigeni e enterotossine da rotavirus di

Escherichia coli, fu utilizzata per alimentare topi adulti, che produssero anticorpi per queste tossine.

I neonati si immunizzarono passivamente con il latte della madre che mangiò le patate transgeniche

per il colera, manifestando meno episodi di diarrea rispetto ai neonati non esposti al vaccino.

Il virus del mosaico dell’erba medica fu usato per produrre vaccino per la rabbia in piante di

spinaci e tabacco. Gli esperimenti andarono avanti sino al punto da avere gente che mangiò gli

spinaci contenenti il vaccino. Tali vaccini con vettori virali ricombinanti dovrebbero essere stati

manipolati con molta attenzione per prevenire ricombinazioni e diffusione del vettore virale ad altre

colture adiacenti. La vaccinazione contro la rabbia può essere importante per animali selvaggi e

l’uomo, ma prima di diffondere questi vaccini nell’ambiente dovrebbero essere ben evidenti e resi

noti a tutti i problemi associati alla tolleranza orale o ai bambini nel grembo materno, poiché l’uso

di questi vaccini potrebbe in realtà aumentare la diffusione della rabbia.

I vaccini in colture transgeniche possono essere utili, ma i rischi per la salute dell’uomo e

l’ambiente sono alti e reali.

In conclusione, è imperativo che la coltivazione e produzione di farmaci in piante sia limitata ad

ambienti controllati, come serre o meglio laboratori di colture di tessuti, che permettono di

prevenire la diffusione nell’ambiente di questi biofarmaci.

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

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Produzione di citochine in colture transgeniche

Sono state usate piante coltivate per produrre una gamma di vaccini e farmaci, incluse potenti

molecole che influenzano le cellule del sistema immunitario. La inevitabile contaminazione delle

nostre colture alimentari non è stata assicurata. Allarme, dunque, alle citochine che si vogliono

usare in agricoltura in luogo degli antibiotici (Joe Cummins, 2003).

Le citochine sono piccole proteine secrete da una cellula animale per modificare il

comportamento di se stessa o di altre cellule. Le citochine lanciano segnali alle cellule attraverso

legami a “recettori” specifici sulla superficie cellulare. Gli effetti biologici dipendono dalla

citochina e dalla cellula. Di solito, queste molecole influenzano l’attivazione, la divisione,

l’apoptosi (la morte programmata della cellula) o il movimento della cellula. Le citochine che

prodotte dai leucociti agiscono principalmente su altre cellule bianche si chiamano interleuchine. Le

citochine che hanno un’attività chemio-attrattiva si chiamano chemochine. Quelle che causano

differenziazione e proliferazione delle cellule staminali si chiamano “fattori di stimolazione delle

colonie”. Quelle che interferiscono con la replicazione virale si chiamano interferoni. Gli interferoni

proteggono le cellule attraverso l’induzione della produzione intracellulare di molecole che

interferiscono con la replicazione del virus e aumentano il riconoscimento di cellule virosate con i

linfociti T citotossici (cellule assassine). Gli interferoni hanno anche effetti anti-proliferazione su

alcune cellule cancerose.

Le citochine sono utili per trattare le infezioni, il cancro e altre malattie, in quanto influenzano il

sistema immunitario. Il loro uso clinico è stato limitato dal costo di produzione della proteina,

mentre le citochine ricombinanti, costando di meno, hanno permesso un aumento del loro uso.

Recentemente, geni animali e umani sono stati incorporati in piante coltivate al fine di produrre

vaccini, anticorpi, proteine del plasma, citochine ed altri terapeutici, prestando poca attenzione alle

conseguenze della diffusione di geni farmaceutici in colture alimentari o di geni e prodotti genici

inquinanti le acque superficiali e profonde e l’aria. Il primo di tali (molti possibili) disastri è stato

già scoperto.

E’ stato suggerito che le citochine ricombinanti potrebbero fornire una sostituzione sicura degli

antibiotici. Una gamma di interferoni di pollo è stata proposta come vaccino coadiuvante e

promotori della crescita per polli. La produzione su scala mondiale di polli per carne e uova è

incredibile, per cui il trattamento con interferoni ricombinanti potrebbe diffondersi su larga scala in

breve tempo. Per una distribuzione più efficiente di citochine, sono stati proposti vettori di

adenovirus per distribuire geni di citochine ai polli. L’adenovirus ha posto problemi nella terapia

genica umana ed è noto che causa severe reazioni immuni, inclusa la morte. L’adenovirus può avere

un impatto sul sistema immunitario dei polli trattati e può essere trasferito nelle uova, frattaglie e

carne. La struttura del gene dell’interferone gamma ha un alto grado di omologia (similarità di

sequenze) con l’interferone gamma umano e un confronto di citochine in diverse specie ne mostra 6

con un’omologia del 60% o anche di più con il gene aviario e tende ad una reazione immunologica

incrociata con la proteina.

Un’ulteriore complicazione è che l’RNA trascritto della citochina è soggetto a tagli e giunture

(il cosiddetto splicing) alternative per produrre proteine diverse in funzione dell’ambiente cellulare

in cui il gene è espresso. Questo complicherà considerevolmente la valutazione della sicurezza.

L’interferone di pollo è stato prodotto usando il Baculovirus in colture di cellule d’insetto e in

piante transgeniche sia come fonte di citochine sia come mezzo di controllo di malattie delle piante.

L’interferone alfa umano è stato prodotto in patata e le patate che hanno espresso l’interferone

alfa sono risultate resistenti alla fitoftora (un fungo parassita della patata). Per trasformare la patata,

a parte l’interferone alfa umano, venne usato un gene della ribonucleasi come difesa al virus. La

patata transgenica si difese contro il virus formando macchie necrotiche, seguite, 20 giorni dopo,

dalla morte delle piante infettate, una forma di difesa piuttosto estrema ed impraticabile.

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

Questa pubblicazione è stata prelevata da Greenplanet.net (http://www.greenplanet.net)

Comunque, la produzione di interferone umano in colture può fornire agenti terapeutici per un

notevole numero di malattie dell’uomo. L’ingestione orale di intereferone umano ricombinante è

stato riportato in più di 50 pubblicazioni, relative a trattamenti di diverse malattie, come la

prevenzione al rigetto di allotrapianti. I trattamenti con citochine sono noti per l’induzione di

malattie e tossicità al sistema nervoso centrale. E’ stato rilevato che l’interferone alfa umano

ricombinante causa demenza, neurotossicità ed effetti collaterali sull’umore e la psiche.

E’ chiaro che le colture con interferoni dovrebbero avere conseguenze disastrose, in quanto i

geni dell’interferone si diffondono e contaminano altre colture alimentari, avvelenano l’intera filiera

alimentare. Questi geni incorporati nei polli possono produrre polli dementi oltre che tossici.

Altre citochine sono state prodotte in piante. L’interleuchina-10 un potente soppressore

dell’immunità usato per controllare il rigetto nei trapianti è stato prodotto in campi sperimentali

aperti di tabacco GM. E’ stato già detto, ma ripetiamolo, del pericolo potenziale di inquinamento

delle acque superficiali e di falda e del pericolo che i prodotti transgenici o i transgeni stessi

potrebbero trasformare un virus relativamente innocuo in un virus assassino. La fusione del fattore

che stimola le colonie di granulociti-macrofagi (virus) con la glutelina (una proteina) del seme

venne usata per creare un sistema facile per la somministrazione orale di citochine. Semi così

modificati possono essere diffusi, su larga scala, dagli uccelli e dal vento, inquinando e

contaminando anche le altre colture alimentari.

L’interleuchina-2 e l’interleuchina-4 furono prodotti in sospensioni di colture di cellule di

tabacco GM; le citochine vennero escrete nel mezzo di sospensione agevolandone il recupero e la

purificazione. Questo metodo di produzione contenuta dovrebbe evitare molti dei rischi di una

produzione in piante allevate all’aperto.

In conclusione, le citochine costituiscono degli agenti validi per trattare le malattie, ma come i

vaccini e altri farmaci, la loro produzione dovrebbe essere confinata in ambienti chiusi e controllati,

mentre la diffusione di qualunque tipo in campi aperti non dovrebbe essere consentita.

Colture farmaceutiche commercializzate negli USA

E’ stato scoperto che colture farmaceutiche pericolose sono state prodotte e vendute negli Stati

Uniti per almeno due anni, all’insaputa del pubblico, attraverso una stupefacente scappatoia delle

normali procedure (Joe Cummins, 2004).

Recentemente c’è stata una grande opposizione del pubblico alla sperimentazione del riso GM

per produrre proteine umane, lisozima e lattoferrina negli USA. Al momento la sperimentazione è

in una fase di stallo (Report SIS n. 22).

Ma, Sigma-Aldrich, una compagnia USA, ha commercializzato prodotti tripsinici

biofarmaceutici, avidina e beta-glucoronidasi (GUS) ottenuti da mais transgenico, per almeno due

anni. Nel frattempo, la Corporazione ProdiGene e Sigma-Aldrich stanno commercializzando

aprotinina (AproliZean) da mais e tabacco transgenici.

La tripsina è un enzima digestivo usato largamente nella ricerca, per trattare malattie e per

lavorare alcuni alimenti. Il prodotto TrypZean come prodotto animale è commercializzato

liberamente ed è prodotto insieme da Sigma-Aldrich e ProdiGene, che nel 2003 aveva contaminato

le colture con biofarmaceutici negli USA.

Negli USA, lo sviluppo di colture alimentari GM, generalmente, segue un certo schema: Prima

di tutto i campi sperimentali sono controllati per diverse ragioni, quindi i proponenti fanno domanda

seguendo la regolamentazione per le colture GM e successivamente sono esaminati da parte del

Servizio di Sanità degli Animali e delle Piante (APHIS) del Dipartimento di Agricoltura (USDA),

l’Amministrazione degli Alimenti e Farmaci (FDA) e dell’Agenzia della Protezione Ambientale

(EPA), se la coltura GM incorpora un biopesticida. A completamento del processo, la coltura GM è

considerata regolare e può essere coltivata senza monitoraggio.

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

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Tuttavia, sembra che nessuna delle colture GM che producono biofarmaceutici subisca tutti i

controlli previsti dal regolamento. Sembra, invece, che dette colture sono passate direttamente dal

campo sperimentale al mercato senza il beneficio finale dell’approvazione secondo il regolamento,

con, a quanto pare, la collaborazione del FDA e USDA (quest’ultimo è direttamente interessato, in

quanto per alcuni biofarmaci è comproprietario). I biofarmaci passano direttamente al mercato

attraverso la porta segreta, grazie a scappatoie nel regolamento relativo ai campi sperimentali.

Secondo la Pew Initiative sulle Biotecnologie Alimentari, “le attuali regole APHIS permettono

la commercializzazione di colture GE (Genetically Engineered: Geneticamente Ingegnerizzate)

senza previa approvazione dell’agenzia e senza pubblicazione della novità vegetale. Ai miglioratori

non viene richiesto di presentare una domanda, per una posizione non contemplata, prima che essi

producano una pianta commerciale. Per i miglioratori è possibile allevare piante su scala

commerciale, dietro notificazione o permessi per campi sperimentali, anche se le piante dovessero

porre alcuni rischi, prevedibili, per la salute umana e per l’ambiente.”.

Le agevolazioni per la produzione, come i “campi sperimentali”, sono permesse, ma le località

dove si trovano i mezzi sono ritenute “informazioni per affari confidenziali” e non sono rese note

alla gente che vive vicino, anche se i geni ed i prodotti di questi siti possono facilmente contaminare

le loro colture e le acque superficiali e profonde. Sembra che non ci siano modi diretti per trovare

dove sono i mezzi di produzione, eccetto quelli attraverso le procedure e le norme governative.

Il Governo degli USA sembra impegnato ad andare avanti con una procedura che evita la

partecipazione ed il confronto con il pubblico, il quale se informato potrebbe rappresentare una

minaccia alla commercializzazione ed esportazione. Di contro, il Servizio d’Ispezione Alimentare

Canadese afferma che “i prodotti di piante sperimentali non possono essere commercializzati”,

benché numerosi prodotti di piante farmaceutiche sono stati saggiati anche in Canada.

Le norma che regola i biofarmaci fu rivista nel 2000 dalla FDA e nel 2004 dalla Pew Initiative.

Solo il rapporto della Pew evidenziò il fatto che la commercializzazione di prodotti virtualmente

non testati avveniva senza il coinvolgimento del pubblico.

Come già detto, permessi per campi sperimentali di colture per produrre proteine

biofarmaceutiche sono generalmente indicate come “informazioni d’affari confidenziali”, per cui la

natura dei prodotti è nascosta al pubblico così come la collocazione dei siti sperimentali.

Comunque, APHIS registra le colture e lo Stato nel quale la coltura GM viene sperimentata. Tra il

2003 ed il 2004, ProdiGene aveva campi sperimentali in Nebraska, Iowa e Missuri.

La produzione commerciale di biofarmaci fu ottenuta, per lo più, usando mais, anche se è una

coltura alimentare di fondamentale importanza e non avrebbe dovuto essere usata per produrre

biofarmaci, specie quando i prodotti non sono salubri per l’uomo e gli animali ad essi esposti.

La tripsina è un enzima prodotto dal pancreas per digerire le proteine. E’ abbondantemente

usata in laboratorio, per curare le ferite ed il diabete. E’ anche usata per trattare cibi e spesso è

inserita in cibi per bambini per aiutare la digestione. La tripsina prodotta in piante è preferibile

perché è libera da prioni (proteina alterata, potenzialmente nociva) e virus di animali.

Secondo le stesse case produttrici di tripsina, il prodotto è capace di causare allergia – è un

irritante della pelle, degli occhi, dell’apparato respiratorio e può essere un mutageno.

L’avidina è una proteina che si trova nelle uova di uccelli. La sua funzione è di legare la biotina

(vitamina H), che è importante per molte malattie di insetti parassiti. L’assenza o indisponibilità di

questa vitamina rende inattivi i parassiti. Il mais transgenico modificato per un aumento della

produzione di avidina è resistente agli insetti da magazzino.

Uno studio svolto da “Amici della Terra” evidenziò che la proteina avidina causava una

pericolosa deficienza di biotina nell’uomo e negli animali, conducendo a immunodeficienza e

ritardo nella crescita. Persino una deficienza marginale di biotina è legata a difetti innati nei topi e

nell’uomo. In altre parole, niente biotina per i parassiti e niente biotina per gli animali e per l’uomo.

L’aprotinina è un inibitore della proteasi (enzima che serve a digerire le proteine) normalmente

prodotta dal pancreas e dai polmoni della mucca. L’aprotinina ricombinante prodotta in piante è

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

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attualmente commercializzata. Bill Freese degli “Amici della Terra” esaminò il problema

dell’allergia e malattie del pancreas associati all’aprotinina.

L’aprotinina è anche considerata un rischio riproduttivo. C’è un serio pericolo per soggetti che

si espongono più di una volta all’aprotinina. Per esempio, alcuni bambini di due anni soffrirono di

uno shock anafilattico (un attentato alla vita a seguito di una reazione allergica caratterizzata da un

rigonfiamento dei tessuti del corpo, incluso il collo, difficoltà di respirazione ed improvviso calo

della pressione sanguigna) dopo un test di aprotinina. Un’anafilassi fatale seguì ad un’esposizione

all’aprotinina durante un’applicazione locale di fibrinogeno (una glicoproteina del sangue prodotta

dal fegato, essenziale nella coagulazione del sangue). Una simile applicazione condusse ad

un’immediata reazione della pelle dopo una riesposizione a fibrinogeno coagulante.

Campi sperimentali segreti di piante GM per la produzione di aprotinina potrebbero causare

severe o fatali anafilassi, sia in una breve esposizione ai campi di mais GM di qualcuno

precedentemente esposto ad aprotinina durante un intervento chirurgico, sia in trattamento con

aprotinina durante un intervento chirurgico di qualcuno precedentemente esposto ai campi di

mais GM.

La proteina ricombinante finale commerciale ottenuta in mais è la beta glucuronidasi (GUS). Il

gene è usato in un vasto campo di situazioni sperimentali ma non sembra abbia una grande

importanza terapeutica. E’ stato osservato che nel formato latte per bambini il contenuto in GUS è

basso, mentre nel latte materno è più alto.

Contenuto elevato di GUS è stato trovato nella bilirubinemia (itterizia) di bambini lattanti al

seno e lattanti al seno di madri diabetiche. Il GUS è usato ampiamente come marcatore, in quanto si

crede che abbia solo piccoli effetti sul fenotipo dell’organismo testato. Comunque, il GUS fa

aumentare l’attività alimentare negli afidi del pesco e ciò fa pensare che non sia completamente

privo di effetti sull’organismo.

In conclusione, la produzione segreta di farmaci pericolosi in piante è allarmante. La vendita di

tali prodotti senza trasparenza e l’approvazione del pubblica aggiunge oltraggio al danno,

rinforzando la percezione che le autorità responsabili pongono il profitto prima della sicurezza..

Bando ai farmaci prodotti in piante con tecniche transgeniche

E’ necessario un forum mondiale e un divieto sulla sperimentazione di farmaci in piante,

specialmente nei Paesi del Terzo Mondo (Joe Cummins and Mae-Wan Ho, SIS, 29/07/04).

Poiché in Europa i giganti delle biotecnologie, uno dopo l’altro, battono in ritirata sulle PGM

per alimenti e foraggi (gli investimenti delle biotecnologie stanno andando male), l’industria sta

raddoppiando gli sforzi per sviluppare farmaci in piante transgeniche in Nord America ed altrove.

Nell’aprile del 2004, La California fece il tentativo di introdurre riso GM capace di produrre

lattoferrina umana e lisozima in 10 Paesi e gli sforzi di usare riso ed altre colture per produrre

farmaci pericolosi sono continuati senza tregua.

Il 12 luglio 2004, l’Unione Europea (UE) annunciò un premio di 12 milioni di euro ad una rete

di laboratori in 11 Paesi Europei, più il Sud Africa, per esplorare la possibilità di produrre farmaci

in piante GM. L’Associazione “Pharma-Planta”, userà le piante per produrre vaccini contro le

principali malattie, inclusi AIDS, rabbia, diabete e tubercolosi. Gli esperimenti sui farmaci umani

dovevano iniziare nei prossimi cinque anni. Nel Regno Unito, il progetto è coordinato dal prof.

Julian Ma del St. Gorge’s Medical School London; il John Innes Centre (UK), il primo Istituto di

Ricerca in PGM è anche membro dell’Associazione.

Autore: Pietro Perrino- Dirigente di Ricerca del CNR di Bari

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Il 13 luglio 2004, si venne a sapere che il Sud Africa, l’unico Paese non europeo, doveva essere

il sito per saggiare le prime piante produttrici di farmaci. Il Consiglio per la Ricerca Scientifica e

Industriale del Sud Africa è particolarmente interessato in potenziali vaccini contro l’HIV. Philip

Dale, tecnologo vegetale al John Innes Centre in Norwich e coordinatore della biosicurezza del

progetto, da quanto si sa, affermò che il costo di 24 ore di sorveglianza dei campi sperimentali con

PGM è diventato molto caro per condurre simili prove in Gran Bretagna.

L’uso dei Paesi del Terzo Mondo per saggiare e produrre farmaci in piante transgeniche non

accettabili in Europa e Stati Uniti ha un gusto di colonialismo. Inoltre, emerge lo spettro di

esposizione di umani a prodotti pericolosi senza monitoraggio e senza regole. Il problema sarà

esacerbato quando l’opposizione ai farmaci in piante crescerà negli stati Uniti ed i Paesi del Terzo

Mondo saranno presi di mira per stabilire i siti dove saggiare e produrre detti farmaci. L’ISIS ha

giocato un ruolo chiave nel denunciare il mercato dei farmaci in pianta negli Stati Uniti prima

sconosciuti al pubblico, attraverso una meravigliosa scappatoia nel sistema normativo.

Una coalizione di consumatori ed organizzazioni ambientali degli USA pubblicò un appello per

una moratoria sui farmaci in pianta il 21 luglio 2004. Essi chiedevano alle Agenzie dello Stato della

California di condurre indagini rigorose sui potenziali rischi posti dalle compagnie biotech che

avevano programmato di produrre farmaci nel riso GM.

C’è una necessità urgente per una propria regolamentazione internazionale sulla

sperimentazione e produzione di farmaci in pianta. La prima fase può essere un’ampia discussione

sugli svantaggi o aspetti negativi e pericoli dei farmaci in pianta come sui “vantaggi” avanzati dai

fautori appartenenti ad accademie e imprese. I pericoli sottovalutati dei farmaci in pianta includono

farmaci che sono tossici, che potrebbero produrre sensibilizzazione all’immunità seguita da

anafilassi o tolleranza orale che conduce alla perdita di immunità ai patogeni e perdita generale di

fiducia nei fornitori di alimenti.

La FAO ha dato corso ad una serie di conferenze elettroniche su “Biotecnologie in Agricoltura

per i Paesi in Via di Sviluppo – un Forum Elettronico”. Queste discussioni moderate sono molto

utili e produttive. E’ tempo di avere un forum su Farmaci in Piante per i Paesi in Via di Sviluppo”.

E’ importante che la sperimentazione e produzione di farmaci in piante nel Terzo Mondo siano

resi pubblici prima che essi siano eseguiti silenziosamente e su larga scala senza il consenso di

coloro che verrebbero direttamente danneggiati.

Intanto, è imper